Nel conflitto in corso in Medio Oriente stanno andando avanti i negoziati per raggiungere delle tregue a Gaza e in Libano. Per quanto riguarda Hamas, ha rifiutato la proposta di una pausa dai conflitti di meno di un mese, perché l’obiettivo è raggiungere la vera e propria fine dei combattimenti.
Nel mentre oggi si sono svolti diversi incontri diplomatici per discutere delle tregue sui due fronti: quello in Israele, dove si sono recati gli inviati degli Stati Uniti per il Medioriente Amos Hochstein e Brett McGurk; e quello in Egitto, tra il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il direttore della Cia William Burns.
Leggi Anche
Il rifiuto di Hamas
Negli ultimi incontri a Doha per negoziare una tregua, il capo del servizio segreto israeliano David Barnea, il direttore della Cia Bill Burns e il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani hanno discusso la proposta di una tregua “a breve termine” di “meno di un mese”. Lo rivela una fonte anonima a conoscenza dei colloqui.
La proposta prevede lo scambio di ostaggi del gruppo palestinesi con prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane e l’aumento degli aiuti a Gaza. Si ritiene che 97 dei 251 ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre 2023 siano ancora a Gaza, tra cui i corpi di almeno 34 vittime. Hamas ha anche due civili israeliani entrati nella Striscia nel 2014 e nel 2015 e i corpi di due soldati dell’Idf uccisi nel 2014.
Un alto responsabile di Hamas, Taher al-Nounou, ha dichiarato che ancora non ha ricevuto alcuna proposta, aggiungendo che se riceverà un piano del genere, risponderà. Tuttavia, ha ribadito che per raggiugere un accordo il movimento integralista islamico palestinese richiede “un cessate il fuoco permanente, il ritiro (delle forze israeliane) da Gaza, il ritorno degli sfollati, sufficienti aiuti umanitari a Gaza e un serio accordo sullo scambio di prigionieri”.
Infatti il gruppo respinge qualsiasi proposta di tregua breve per i conflitti in corso a Gaza. L’obiettivo è infatti quello di arrivare alla cessione completa dei combattimenti. “L’idea di una pausa temporanea nella guerra, per poi riprendere l’aggressione in un secondo momento, è qualcosa su cui abbiamo già espresso la nostra posizione. Hamas sostiene una fine permanente della guerra, non una temporanea” ha confessato l’alto responsabile. Il gruppo anche nei precedenti negoziati aveva sempre insistito sulla necessità di un cessate il fuoco permanente e del ritiro dei soldati israeliani dalla Palestina.
Accordo in Libano
Per quanto riguarda l’accordo per una tregua tra Israele e Libano, la tv israeliana Kan, citata da Haaretz, ha fatto sapere che la bozza di accordo, che è sostenuto dagli Stati Uniti, include un mandato che consentirebbe a Israele di effettuare attacchi aerei lungo il confine tra i due paesi, in territorio libanese, per contrastare eventuali minacce degli Hezbollah o da altri gruppi.
Nel mentre Haaretz riporta che una fonte ha dichiarato al quotidiano libanese Al-Diyar che il nuovo leader di Hezbollah, Naim Qassem, ha aperto le porte alla diplomazia con Israele. Qassem, nel suo discorso di mercoledì, sembrava aver dato l’ok ai negoziati per il cessate il fuoco. Ma il processo per raggiungere un accordo potrebbe durare fino a diversi mesi, ha precisato la fonte, chiarendo che “tutta l’attività diplomatica, anche se si intensificherà nei prossimi giorni, non porterà a un rapido cambiamento sul campo”.
© Riproduzione riservata