Hamas, il capo politico Salah al-Bardawil ucciso in un raid a Khan Younis

Il funzionario è morto insieme ad altre 19 persone, incluse donne e bambini, come confermato da Hamas. La tregua è ormai conclusa e i bombardamenti in soli cinque giorni hanno portato alla morte di 634 persone e al ferimento di 1.172 tra civili e soldati

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Nella notte, Hamas ha perso un membro di spicco del suo ufficio politico. Salah al-Bardawil è stato ucciso insieme a sua moglie in un raid che ha colpito Khan Younis, a sud di Gaza. Le bombe hanno ricominciato a cadere sulla Striscia. La tregua che ha avuto inizio a gennaio è ormai un lontano ricordo e i palestinesi hanno ricominciato a subire gli orrori della guerra. Raid, bombardamenti e offensive terrorizzano la popolazione, ormai rassegnata alla consapevolezza che questo conflitto potrebbe non avere una fine vicina.

L’attacco avrebbe provocato anche altre vittime tra i capi di governo dell’organizzazione terroristica palestinese. Sono morti, come riportano i media palestinesi, il capo del governo de facto di Hamas Essam Addalees, il capo della sicurezza interna Mahmoud Abu Watfa, altri funzionari del movimento e alcune donne e bambini. Il decesso del leader dell’organizzazione è stato confermato poco dopo la mezzanotte e riportato anche dal Times of Israel e dal Jerusal Post.

Il bilancio delle vittime della ripresa del conflitto, avvenuta il 18 marzo, è di 634 persone uccise e 1.172 feriti, come confermato dal ministero della Sanità del governo di Hamas nella Striscia palestinese.

Chi era Salah al-Bardawil, capo politico di Hamas

Secondo quanto si apprende, Salah al-Bardawil era un membro piuttosto noto dell’ala politica di Hamas e in quanto tale sarebbe finito nel mirino di Israele, intenzionata a sradicare l’organizzazione terroristica dai territori di Gaza. Al momento, non è chiaro se il raid organizzato oggi avesse come obiettivo proprio la sua persona, ma sembrerebbe che abbia eliminato alcuni dei restanti volti di Hamas.

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Salah al-Bardawil, capo politico di Hamas

Le autorità sanitarie di Hamas, infatti, hanno confermato la morte di 19 persone, tra cui alcuni alti funzionari politici dell’organizzazione. Il gruppo palestinese ha poi deciso di annunciare formalmente la morte del suo affiliato, chiarendo che questo sarebbe “salito al cielo come martire in un’operazione sionista mentre celebrava la preghiera serale del 23esimo giorno del mese benedetto del Ramadan, nella sua tenda nella zona di Al-Mawasi, a ovest di Khan Younis, insieme alla sua virtuosa moglie“.

La richiesta di Al Fatah di un allontanamento di Gaza

La ripresa del conflitto nella Striscia di Gaza, con più violenza ed efferatezza rispetto al passato, ha convinto Al-Fatah, il partito del presidente dell’Autorità nazionale palestinese, a chiedere ad Hamas di abbandonare la striscia, sacrificando il suo potere sul territorio, in favore della salvaguardi dei suoi cittadini. “Hamas deve mostrare compassione per Gaza, i suoi bambini, le sue donne e i suoi uomini“, ha sostenuto il portavoce del partito, Mounther al-Hayek, inviando l’organizzazione palestinese e “lasciare la scena governativa“, così da permettere il cessate il fuoco.

Il timore è che questa seconda tranche del conflitto possa portare alla distruzione totale della popolazione palestinese. Nella consapevolezza di non poter convincere lo Stato ebraico a cessare i raid e le offensive, Al-Fatah ha deciso di rivolgersi direttamente all’organizzazione terroristica sunnita, nella speranza che questa accolga l’appello e possa portare alla cessazione definitiva del conflitto.

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