Hamas incita alla lotta globale contro il piano di Trump per Gaza: “Imbracciate le armi”

Sami Abu Zuhri, uno dei leader dell'organizzazione palestinese lancia un appello alla resistenza armata contro il "piano sinistro" che minaccia l'esistenza del popolo palestinese

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Sami Abu Zuhri, uno dei leader di Hamas ha lanciato un appello globale ai sostenitori del movimento, incitando a imbracciare le armi e combattere contro il piano proposto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump per Gaza. Secondo quanto dichiarato da Sami Abu Zuhri, “di fronte a questo piano sinistro, che unisce massacri e carestia, chiunque possa portare armi, in qualsiasi parte del mondo, deve agire”. Il programma è visto come una minaccia esistenziale per il popolo palestinese, che potrebbe essere costretto ad abbandonare la propria terra a causa di quello che viene considerato un “massacro programmato“.

Hamas contro Trump

Abu Zuhri ha fatto appello a tutti i palestinesi e i loro alleati a non rimanere passivi e usare qualsiasi tipo di forza disponibile, incluse armi da fuoco, esplosivi, coltelli o pietre, per resistere all’attacco nei confronti della loro esistenza. Il “piano sinistro” è noto come “Riviera del Medio Oriente” Il progetto ha suscitato reazioni di forte contrarietà da parte dei palestinesi e di numerosi Stati arabi. L’intento è di espellere e trasferire la popolazione di Gaza, pari a 2 milioni, in Paesi confinanti, come Egitto e Giordania.

La comunità internazionale e i sostenitori dei diritti palestinesi considerano questo programma come un tentativo di liquidare la questione palestinese, legittimando l’occupazione e l’espansione israeliana. Non è il primo caso in cui un movimento di resistenza cerca di opporsi a soluzioni politiche ritenute ingiuste, come l’opposizione al piano di partizione della Palestina nel 1947 da parte dell’ONU e al cosiddetto “piano di pace” di Camp David del 200, che portò alla seconda Intifada.

Gaza e l’instabile contesto geopolitico

La geopolitica specifica del Medio-Oriente è centrale in questo contesto. L’Egitto e la Giordania, i principali paesi confinanti con Gaza, si trovano in una posizione delicata. Nonostante abbiano firmato trattati di pace con Israele, come nel caso della Giordania nel 1994 e dell’Egitto nel 1979, entrambi i Paesi sono alle prese con la gestione della propria sicurezza interna e con la pressione delle opinioni pubbliche, che tengono a favore della causa palestinese.

Inoltre, le reazioni internazionali, soprattutto dalla parte dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite, mettono in luce l’isolamento diplomatico degli Stati Uniti, che, sotto la presidenza Trump, ha preso decisioni controverse come il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele e il taglio dei fondi all’UNRWA (l’agenzia dell’ONU che assiste i rifugiati palestinesi). Questi eventi, insieme al ritiro degli Stati Uniti dagli accordi sul nucleare con l’Iran, hanno spinto molti Paesi della regione a rafforzare le proprie alleanze con attori come la Russia e la Cina, che offrono un’alternativa alla leadership statunitense in Medio Oriente.

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