A soli due giorni dalle immagini delle quattro bare nere poste su un palco di Khan Younis, nella Striscia di Gaza, Hamas si è preparato per una nuova “cerimonia” stavolta concernente sei ostaggi, tutti in vita. Così, dall’alba di oggi, le località di Rafah e Nuseirat, scelte per il rilascio, sono invase da militanti delle Brigate Al Qassam, il braccio armato dell’organizzazione terroristica. Due palchi sono stati montati in poco tempo e su di essi sono stati posti gli striscioni recanti messaggi politici e militari nei confronti di Israele e in generale del mondo.
“Noi siamo il diluvio“, “Noi siamo la forza estrema“, sono alcune delle frasi che si leggono su di esso. Le procedure di rilascio avrebbero dovuto iniziare alle 8, ora italiana, ma si è verificato un ritardo di qualche tipo. Oggi sono stati rilasciati sei cittadini israeliani, scambiati con 607 detenuti palestinesi presenti nelle carceri dello Stato ebraico. Si tratta di Tal Shoham, Omer Shem-Tov, Eliya Cohen, Omer Wenkert, Avera Mengistu e Hisham al-Sayed.
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L’ambiguo bacio
Non poteva venir meno un’altra di quelle che sembrano le solite messe in scena di Hamas ad ogni sua ‘cerimonia’ di rilascio degli ostaggi. Proprio Omer Shem-Tov, prima di scendere dal palco ha baciato sulla fronte due miliziani armati palestinesi e a volto coperto che presiedevano in piedi vicino a lui. Immagini che hanno inevitabilmente fatto il giro del mondo in poche ore e a tutto vantaggio di Hamas, suscitando sentimenti controversi oltre ad innescare molteplici polemiche.
Nel video, nello specifico, si vede Omer che si gira estremamente sorridente e felice verso i vicini alla sua sinistra e li saluta con una certa affettuosità uno dopo l’altro. Infatti, sembrerebbe che l’ex ostaggio sia stato intimato dal cameramen di Hamas a compiere il gesto.
Gli ostaggi
I primi ad apparire sul palco sono stati Tal Shoham e Avera Mengistu, trasportati a Rafah per partecipare alla messa in scena organizzata da Hamas e per poi essere consegnati alla Croce Rossa. Le immagini promettono di creare nuova indignazione all’interno dello Stato di Israele, in cui ormai la tensione è salita alle stelle. Dopo l’attacco a Bat Yam e la mancata consegna del corpo di Shiri Bibas, poi ritrovato, la tregua ha subito un duro scossone e sembra essere ormai sempre più appesa a un filo.
Chi sono i sei ostaggi rilasciati oggi
I primi due volti mostrati da Hamas appartengono ad Avera Mengistu, cittadino israeliano vivente più a lungo detenuto. Il 37enne di origine etiope è infatti stato rapito a Gaza nel 2014, dove era entrato spontaneamente attraversando il confine vicino a Zikim Beach, che si trova a Nord della Striscia. Insieme a lui è stato rilasciato Tal Shoham, uno degli ostaggi rapiti il 7 ottobre 2023. L’uomo era in visita al kibbutz Beeri con la moglie Adi e i loro due figli, Yahel di tre anni e Nave di otto, rapiti e poi rilasciati nel novembre 2023.
Gli altri ostaggi, tranne Al-Sayed, sono stati tutti rapiti nel primo giorno di inizio delle ostilità. Hisham Al-Sayed, infatti, è un 28enne originario di Hura, nel deserto del Negev, nel sud di Israele. Venne rapito nella Striscia nell’aprile 2015, dopo aver attraversato il valico di Erez.
La riconsegna del corpo di Shiri Bibas
Il rilascio dei sei ostaggi arriva a poche ore dal ritorno in Israele del corpo di Shiri Bibas, la 34enne mamma dei due piccoli dai capelli rossi che sono divenuti il simbolo del conflitto tra Israele e Hamas. La donna e i suoi due bimbi, di soli 9 mesi e quattro anni, è stata rapita il 7 ottobre 2023 e da quel giorno non si sono più avute sue notizie.
A soli due mesi dall’inizio del conflitto, Shiri e i suoi due figli vengono dichiarati morti da Hamas, che parla di un attacco di Israele che ha ferito anche numerosi ostaggi. Tel Aviv non conferma la notizia e lo Stato ebraico continua a sperare. Lo scorso giovedì, invece, le tre bare nere della famiglia Bibas vengono poste sul palco di Khan Younis, insieme a quella dell’84enne Oded Lipshitz. Israele piange i suoi concittadini e Netanyahu giura vendetta contro Hamas.
Alcune ore dopo, durante l’esame del Dna sulle salme, arriva la terribile scoperta. Il corpo nella bara con la foto di Shiri non appartiene a lei. Hamas parla di un errore e Israele chiede con forza la riconsegna della sua cittadina. Ieri sera, un quinto corpo entra in Israele, mentre Hamas chiede di riavere indietro il corpo della donna Gazawi scambiato per quello di Bibas.
Il test del Dna conferma l’identità di Shiri, mentre suo marito Yarden, chiede che venga rivelata la causa della morte dei suoi due figli. Non si tratterebbe, almeno secondo Israele, di un’offensiva finita male, perché i due bimbi sarebbero stati uccisi a mani nude. Un’accusa che Hamas ha respinto immediatamente, parlando di un tentativo “disperato di eludere la responsabilità del suo esercito criminale per l’uccisione della famiglia“.
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