All’indomani della presentazione del suo ultimo manufatto, Leadership, il grande statista americano non soltanto riconosce come necessario intervenire sull’ineludibile tragedia derivante dal conflitto Ucraino e le catastrofiche conseguenze subite a livello economico dal vecchio continente, ma rilancia il leitmotiv di tutta una vita: aggregare è ben più importante di isolare
A quasi cento anni, l’ex Segretario di Stato fa scuola e doposcuola a chi non comprende gli attuali, ancorché labili, equilibri di politica estera e mette un freno a certe illazioni sull’ottenimento della pace in Ucraina. Una già grande fortuna che sia vivo, ancor di più la fine intelligenza e l’acume analitico.
Le ultime polemiche riguardo le dichiarazioni di Kissinger su Putin e il ruolo centrale in capo alla Russia potrebbero essere racchiuse in questa sua celeberrima frase: “Soggiogare il nemico senza combattere rappresenta la vera vetta dell’arte militare.” All’indomani della presentazione del suo ultimo manufatto, Leadership, il grande statista americano non soltanto riconosce come necessario intervenire sull’ineludibile tragedia derivante dal conflitto Ucraino e le catastrofiche conseguenze subite a livello economico dal vecchio continente, ma rilancia il leitmotiv di tutta una vita: aggregare è ben più importante di isolare.
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Sebbene l’arguzia di Putin fa di lui un abile pianificatore ed analista della situazione internazionale dal punto di vista russo, non rimarrà altro che risultanza a conflitto concluso. La cosa più importante – rammenta Kissinger – è che “va sconfitta l’invasione dell’Ucraina, non la Russia come Stato e come entità storica. La questione del rapporto fra Russia ed Europa andrà presa molto seriamente”.
Questo perché il ruolo della Russia non può considerarsi più come di potenza regionale, anzi potrebbe rappresentarsi come il prolungamento territoriale dell’Europa verso l’Asia Centrale, o di quest’ultima verso l’Europa, porgendo il braccio alle ambizioni geopolitiche ed economiche del Governo di Pechino. Chiaramente, tenerla ai margini, a ben vedere imporrebbe alla linea Russia di continuare a mantenere le ostilità verso l’Europa e a considerare la Nato più pericolosa di quanto già lo sia.
“Chi controlla le scorte alimentari controlla la gente; chi controlla l’energia può controllare interi continenti; chi controlla il denaro può controllare il mondo.” La presa di posizione del Novantenne Segretario di stato e premio Nobel per la Pace parte sempre dal presupposto che allontanare la Russia dalle logiche geopolitiche del mondo occidentale non può che provocare ritorsioni dall’altra parte del mondo, partendo proprio dal conflitto bellico in terra Ucraina.
Ed in effetti le dichiarazioni espresse al forum di Davos sono forse state “strumentalmente” fraintese, anche perché, a chiare lettere, non ha inteso parlare di cessione dei territori conquistati dalla Russia; al contrario ha riferito di conquistare la pace con l’inclusione, a dispetto del parere del presidente Usa Joe Biden che non ha compreso quanto sia fondamentale, anche nei prossimi tempi, il rapporto tra Russia ed Europa, a patto che, una volta per tutte, l’Europa decida di interfacciarsi con il Nord del Mediterraneo, Italia quale “Primus inter pares”, per creare canali diretti per approvvigionamenti a tutti i livelli: dai combustibili fossili al gas, dalle materie prime agli accordi commerciali, rinunciando così a possibili partnership oltre gli Urali.
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