Il presidente Donald Trump è intervenuto sulla tempesta di critiche abbattutasi sugli Stati Uniti per il prossimo viaggio della delegazione Usa in Groenlandia. La visita non dev’essere letta, spiega il Tycoon, come una provocazione: tutt’altro. “Si tratta di un segno di pura amicizia“, queste le parole del presidente, che ha anche sottolineato il fatto che diversi funzionari della Groenlandia hanno chiesto agli Stati Uniti di recarsi nel Paese.
In una nota precedente le polemiche sull’arrivo della delegazione, la Casa Bianca aveva salutato l’iniziativa come un’occasione per “celebrare la cultura e l’unità della Groenlandia“. La notizia non è stata comunque accolta con favore dai maggiori esponenti politici del Paese, che non hanno potuto fare a meno di leggere nella visita degli Stati Uniti una provocazione non poco preoccupante per i rapporti già ai ferri corti tra le due nazioni.
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Fra i membri della delegazione figurano Usha Vance, moglie del vicepresidente Usa e il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz. Usha Vance in particolare farà visita a diversi siti storici e assisterà alla gara nazionale di slitte trainate da cani, la Avannaata Qimussersu, e sarà accompagnata da uno dei suoi figli. La permanenza di lady Vance e dei funzionari Usa nell’isola è prevista dal 27 al 29 marzo.
Egede: “Vance e Waltz in Groenlandia? Vogliono dimostrare il loro potere su di noi”
Nonostante gli intenti celebrativi della cultura locale dichiarati in una nota dalla Casa Bianca, la visita dei delegati statunitensi non è stata accolta con favore, soprattutto dalle personalità politiche groenlandesi, che non hanno mancato di far presente il loro disappunto. L’ostilità nasce chiaramente dal fatto che la visita arriva dopo le affermazioni in cui il presidente Trump ha più volte manifestato in maniera esplicita le sue mire espansionistiche sull’isola atlantica.
“Cosa ci fa il consigliere per la sicurezza nazionale in Groenlandia? L’unico scopo è dimostrare potere su di noi”. Così il primo ministro Mute B. Egede in un’intervista rilasciata al quotidiano locale Sermitsiaq, la stessa nella quale ha definito la presenza dei delegati Usa “altamente aggressiva“.
Il rischio, sottolinea Egede, è quello di far precipitare nuovamente al minimo le relazioni con gli Stati Uniti, dopo le scorse gravi dichiarazioni di Trump. La semplice presenza dei funzionari nel territorio autonomo danese, continua il primo ministro, “alimenterà senza dubbio la fiducia americana nella missione di Trump, e la pressione aumenterà”.
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