Germania, stretta sull’immigrazione dopo l’attentato di Solingen: nuove regole al confine

L'attentato terroristico a Solingen ha convinto il cancelliere tedesco Olaf Scholz a dare avvio prima a una riforma dell'uso delle armi da taglio ed ora ad un rafforzamento dei controlli ai valichi e alle frontiere della Germania, per contrastare il fenomeno migratorio illegale

Redazione
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L’attacco terroristico a Solingen, avvenuto il 23 agosto in Germania, ha convinto il governo tedesco ad apportare un giro di vite alle regole dell’immigrazione, per evitare che nuovi tragici episodi come quello della cittadina nell’Ovest del Paese si verifichino nuovamente. “Un atto doveroso” ha dichiarato la ministra degli Interni Nancy Faeser, difendendo la decisione presa da diversi esponenti della maggioranza e figlia di una lunga discussione che ha creato diverse difficoltà nel Paese.

A partire dal prossimo 16 settembre, quindi, la Germania amplierà i controlli a tutte le frontiere e i valichi del territorio al fine di porre un freno all’entrata nel Paese di immigrati irregolari. Il pericolo, infatti, è che tra questi si nascondano terroristi o aspiranti tali, che possano mettere in atto attacchi nelle città tedesche. L’attacco di Solingen, attuato da un cittadino siriano, ha infatti posto in agitazione il Paese e il suo governo, tanto da aprire un dibattito sulla sicurezza interna della Germania.

La decisione di estendere i controlli di sicurezza sui migranti, che erano stati introdotti già in passato in via parziale, è il seguito di un primo rafforzamento delle misure di controllo sulle armi da taglio, introdotto proprio per evitare nuovi attacchi concernenti questi strumenti. Il giro di vite tedesco non è una sorpresa. Il cancelliere Olaf Scholz, all’indomani dell’attentato di Solingen, aveva dichiarato di voler introdurre un “inasprimento delle leggi sulle armi in particolare per quanto riguarda l’uso dei coltelli molto rapidamente“. Oltre a questo, il leader di Berlino aveva sostenuto di voler “fare tutto il possibile affinché coloro che non possono e non devono restare qui in Germania vengano rimpatriati e deportati“.

Germania, il dibattito interno sull’immigrazione

Ci saranno buone proposte, tutte nel rispetto delle leggi europee, dei trattati internazionali e della nostra Costituzione” aveva dichiarato il cancelliere Scholz all’emittente Zdf, qualche giorno prima dell’annuncio della stretta sui migranti, sostenendo che l’intento di questo giro di vite sia quello di “rafforzare la già efficace gestione delle frontiere anche con il sostegno dell’opposizione“. Insomma, la Germania non parte da zero, eppure punta a nuove possibilità che rendano più sicura la vita dei cittadini.

Sembrerebbe essere stata proprio la pressione politica successiva all’attacco di Solingen a convincere la Germania a procedere con la riforma, come ha spiegato anche la ministra Faeser: “I controlli estesi sono giustificati dal continuo elevato carico complessivo della Germania e dalla necessità di proteggere la sicurezza interna dalle attuali minacce del terrorismo islamista e della criminalità transfrontaliera“. Inoltre, dalle opposizioni sono giunte dure critiche nei confronti del cancelliere, ritenuto troppo poco incisivo sul tema.

Se il governo non darà garanzie sui controlli alle frontiere e i respingimenti di tutti i migranti illegali, il dialogo con l’opposizione non avrà più motivo d’esserci” aveva infatti sostenuto il capo della Cdu Friederich Merz, lasciando Scholz di fronte ad un bivio politico. Il cancelliere ha quindi deciso di rispondere alle richieste del Paese e rettificare le norme già presenti sull’immigrazione, realizzando “la più grande svolta nella gestione della migrazione nella storia degli ultimi dieci o vent’anni“.

Le conseguenze del giro di vite sull’Ue

Anche se la decisione della Germania è giunta dopo settimane di discussioni e di ragionamenti, le sue conseguenze sono ben percettibili in tutta l’Unione europea. Bruxelles continua ormai da mesi a ragionare sulle possibilità riguardanti l’immigrazione, nella speranza di trovare un accordo che accontenti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Allo stesso tempo, però, è giunta anche la consapevolezza che il problema migratorio non è più esteso solo ai Paesi di primo approdo ma in generale a tutta la comunità europea.

Sembra quindi più che mai necessario individuare un percorso comune che riesca a trattenere le normative di ogni singolo Paese al di sotto di una stessa egida. Von der Leyen, all’alba del suo secondo mandato, sembra pronta a cedere maggiormente alle richieste dei Paesi su questo fronte, distaccandosi leggermente dagli accordi precedentemente stipulati del Patto per la migrazione e l’asilo.

Tra coloro che continuano a sostenere la linea dura c’è ovviamente l’ungherese Viktor Orban che prosegue con la sua politica zero migranti” e minaccia l’Ue di “spedire tutti gli irregolari direttamente nel quartier generale delle istituzioni europee, caricandoli a bordo di un autobus con un biglietto di sola andata“. Una posizione estrema, che secondo la belga Nicole De Moor rischia di “minare la solidità europea“.

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