La tregua a Gaza è ufficiale, Hamas consegna i nomi degli ostaggi: Romi, Emily e Doron torneranno a casa oggi

Il ministro della Pubblica Sicurezza e leader del partito di ultradestra Potere ebraico, Itamar Ben Gvir, ha annunciato le sue dimissioni ufficiali dal governo. Con lui hanno lasciato tre suoi alleati. Ora si teme per la maggioranza al governo del premier Netanyahu

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Le bombe sulla Striscia di Gaza non si sono ancora fermate questa mattina alle 8:30 ora locale, come invece promesso. A causa di un ritardo di Hamas, la tregua è stata ufficialmente rimandata. “Continueremo a colpire ora a Gaza, finché Hamas non adempirà ai propri obblighi nei confronti dell’accordo“, ha infatti dichiarato il contrammiraglio Daniel Hagari, chiarendo che il cessate il fuoco verrà applicato solo quando l’organizzazione palestinese fornirà i nomi dei tre ostaggi che dovrebbero essere liberati oggi.

L’elenco è giunto poche ore dopo lo slittamento della tregua, come dichiarato dagli stessi Hamas e Israele. Così, il cessate il fuoco ha avuto inizio solo alle 11:15 (10:15 in Italia), ben tre ore dopo rispetto a quanto preventivato. Queste tre ore sono bastate all’Idf per portare avanti un’offensiva che è costata la vita a 13 palestinesi, morti proprio nel giorno in cui avrebbero dovuto festeggiare la fine momentanea del conflitto.

Alle 16 di oggi, quindi, saranno rilasciate tre donne. Si tratta di Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher, come riporta il Times of Israel. Intanto, in prossimità del lato egiziano del valico di Rafah, che riaprirà oggi, sono in fila circa 2mila camion di aiuti umanitari, pronti per essere consegnati alla popolazione palestinese.

Ben Gvir consegna ufficialmente le sue dimissioni

Insieme all’elenco degli ostaggi, Israele ha ricevuto oggi anche le dimissioni ufficiali del ministro della Pubblica Sicurezza, Itamar Ben Gvir. Questo, in quanto leader del partito ultraortodosso Potere ebraico, si è da sempre detto contrario alla tregua con Gaza, in quanto non permetterebbe la distruzione completa di Hamas. Il ministro aveva annunciato la sua volontà di dimettersi già quando Israele ha dimostrato di essere intenzionata a siglare l’accordo.

Insieme a lui si sono dimessi altri tre membri del suo partito, che conta ben 6 seggi nel Parlamento monocamerale di Israele. Se dovessero lasciare tutti, però, Netanyahu potrebbe perdere la maggioranza, anche se per il momento l’opposizione non ha i numeri per superare la coalizione del primo ministro.

Il ritardo di Hamas sul nome degli ostaggi

Già da ieri le prime tensioni avevano iniziato a farsi strada tra i due Paesi, proprio a causa della mancata consegna dell’elenco. Secondo gli accordi, i nomi degli ostaggi dovevano essere comunicati 24 ore prima del loro rilascio, ma Hamas ha chiarito che dietro questo primo ritardo vi sarebbe stato un problema tecnico non meglio specificato. La volontà, però, è quella di continuare a rispettare il testo della tregua, così da dare inizio alla prima fase del cessate il fuoco.

Intanto, le forze di difesa israeliane (Idf) hanno dichiarato che continueranno a “condurre attacchi nella Striscia“, almeno finché il cessate il fuoco non entrerà in vigore ufficialmente. Secondo i media a sostegno di Hamas, però, le truppe israeliane già da questa notte avrebbero iniziato a ridistribuirsi, lasciando il centro urbano della Striscia per trasferirsi nel cosiddetto “Corridoio di Philadelphia“, ovvero una parte di territorio che collega la Palestina e l’Egitto. Si tratta, ancora un volta, di una delle aree contese tra le due parti, a causa della sua centralità nell’entrata di armi e aiuti militari nel Paese.

Tregua a Gaza, nuovi attacchi nella Striscia

Un giornalista dell’agenzia di stampa Afp ha dichiarato che sono ancora in corso attacchi israeliani nel nord della Striscia di Gaza. Anche il Times of Israel ha riportato una nota in cui è possibile leggere che l’Idf sta portando avanti operazioni militari per colpire presunti obiettivi terroristici a Gaza. Sembrerebbe che i soldati stiano operando con armi di artiglieria e droni. I media israeliani riportano che tali offensive sono necessarie per evitare che “venga arrecato alcun danno ai cittadini di Israele“. Hamas ha dichiarato che l’offensiva ha provocato almeno 13 morti e circa 25 feriti.

Intanto, è stata annunciata la notizia del recupero del corpo di un ostaggio che era detenuto a Gaza dal lontano 2014. “Ieri notte, durante un’operazione speciale dell’agenzia di sicurezza Shin Bet e dell’Idf, abbiamo riportato in Israele il corpo del combattente Golani Oron Shaul“.Continua poi a preoccupare il monito di Netanyahu, che ha più volte ribadito come il cessate il fuoco, che dovrebbe entrare in vigore oggi, sia molto probabilmente solo momentaneo. “Se la fase due dell’accordo dovesse fallire o se Hamas non dovesse rispettare gli accordi, la guerra ricomincerà con il sostegno Usa“, ha infatti sostenuto il premier, evidenziando come lo stesso Donald Trump si sia detto d’accordo con la possibilità.

Tra chi sostiene che questa sia una mossa per accontentare i partiti di ultradestra e tra chi invece crede che si tratti semplicemente di una minaccia, si continua comunque a guardare con una certa preoccupazione all’evoluzione del conflitto a Gaza.

++Articolo in aggiornamento++

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