Dopo sette mesi di carcerazione, Mohammad Abu-Salmiya, direttore dell’ospedale al-Shifa di Gaza, è stato liberato ed ha potuto far ritorno nella sua abitazione, tra la gioia e l’affetto dei suoi cari. Il direttore del più grande ospedale di Gaza era stato arrestato e trasformato in ostaggio lo scorso 23 novembre, poiché accusato di essere a conoscenza dei tunnel sotterranei alla struttura ospedaliera, utilizzati da Hamas. Il medico è stato liberato insieme ad altri 55 ostaggi palestinesi, catturati dall’Idf dopo il 7 ottobre durante la guerra nella Striscia. Tutti sono stati riportati a Gaza.
Questa scarcerazione, però, ha provocato diversi problemi nello Stato israeliano, poiché sia il primo ministro Benjamin Netnyahu che il ministro della Difesa Yoav Gallant hanno dichiarato di non sapere niente su quanto accaduto. Il ministro israeliano della Sicurezza nazionale, l’esponente di ultradestra Itamar Ben Gvir, ha denunciato su X il rilascio di Salmiya e degli altri prigionieri come una “negligenza in materia di sicurezza” e ha invitato il premier ad evitare che “Gallant e il capo dello Shin Bet possano proseguire una politica indipendente contraria alla posizione del gabinetto“.
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Salmiya è stato ripreso in video nel momento in cui ha potuto riabbracciare i suoi cari. Non sembrava essere in pessime condizioni di salute, ma in una conferenza stampa ha dichiarato che “molti prigionieri sono stati martirizzati nelle celle degli interrogatori” e che “medici e infermieri israeliani picchiano e torturano i prigionieri palestinesi e trattano i corpi dei detenuti come se fossero oggetti inanimati“. Secondo il direttore di Al-Shifa, inoltre, ogni prigioniero nelle mani di Israele avrebbe perso circa 30 chili, a causa del cibo negato e delle torture subite.
Gaza, Netanyahu apre indagine sulla scarcerazione di Salmiya
Subito dopo la notizia della scarcerazione del direttore dell’ospedale di Al-Shifa, sia il premier Netanyahu che il ministro Gallant hanno preso le distanze da quanto accaduto, sostenendo: “Le procedure per incarcerazione e rilascio dei prigionieri di sicurezza è regolata dallo Shin Bet e dal servizio carcerario israeliano e non è soggetta all’approvazione del ministro della Difesa“.
Inoltre, l’uffico di Netanyahu ha fatto sapere che la decisione della scarcerazione dei 55 ostaggi “fa seguito alle discussioni presso l’Alta Corte su una petizione contro la detenzione di prigionieri nel carcere di Sde Teiman” e soprattutto che “l’identità dei prigionieri liberati viene determinata in modo indipendente dagli agenti di sicurezza sulla base delle loro considerazioni professionali“.
La decisione ha comunque creato un certo scontento nell’ala di destra del governo, che continua a chiedere spiegazioni esaurienti su quanto accaduto. “È giunto il momento di rimandare a casa il capo dello Shin Bet” ha affermato il leader di estrema destra, Itamar Ben Gvir, esortando nuovamente Netanyahu ad intervenire.
Il premier ha quindi annunciato di aver fatto aprire un’inchiesta sulla scarcerazione, mentre l’ex ministro del gabinetto di guerra Benny Gantz è intervenuto su X dichiarando che “chiunque abbia preso la decisione dovrebbe essere licenziato oggi” e che “Un governo che libera coloro che hanno collaborato con gli assassini commessi ad Al-Shifa in ottobre, che hanno contribuito a nascondere i nostri ostaggi, ha commesso un errore operativo e morale. Non può condurre questa guerra“.
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