Gaza, salta la fase due della tregua. Netanyahu: “Nessun pasto gratis senza la riconsegna degli ostaggi”

Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno bloccato l'ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia, come previsto da un ordine emesso dal governo israeliano. La decisione è una risposta alla mancata firma di Hamas sulla proposta presentata dall'inviato speciale del presidente degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Steve Witkoff

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La tregua tra Israele e Hamas non è mai stata così in bilico. Benjamin Netanyahu e i vertici di Hamas non sono intenzionati a scendere a patti sulla seconda fase della tregua, che quindi rischia di concludersi improvvisamente con una ripresa delle ostilità. Le sei settimane di pace, senza droni o bombardamenti, potrebbero tornare ad essere un lontano ricordo per i cittadini della Striscia di Gaza, costretti a fare i conti anche con le disumane decisioni dello Stato ebraico.

Mentre la maggior parte del mondo è interessato ai dialoghi, o alla mancanza di essi, tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, in Medio Oriente si consuma una delle crisi peggiori dell’ultimo periodo. Anche in questo caso, al centro della questione, vi sarebbe un piano proposto dalla controparte americana, finalizzato al proseguimento della tregua. Le modalità di questo accordo, però, non avrebbero soddisfatto Hamas, convinto che si tratterebbe solamente del tentativo di rafforzare Israele e liberare tutti gli ostaggi in previsione di una ripresa delle ostilità.

Netanyahu: “Allineati con Usa su piano tregua”

Benjamin Netanyahu non ha intenzione di cedere alle richieste di Hamas. “Se pensano che sia possibile continuare il cessate il fuoco o godere delle condizioni della fase A dell’accordo senza che otteniamo gli ostaggi, si sbagliano di grosso“, ha infatti dichiarato il primo ministro di Israele, aggiungendo durissimo: “Non ci saranno pasti gratis a Gaza“.

Una frase violentissima, seguita dalla spiegazione che sarebbe proprio Hamas a controllare i flussi di cibo nella Striscia di Gaza, oltre a maltrattare la popolazione che vi risiede. “Trasforma gli aiuti in un bilancio per il terrorismo contro di noi“, ha poi aggiunto, chiarendo che il piano presentato dal segretario Witkoff non sarebbe altro che “un corridoio per la fase due“. Inoltre, secondo quanto riferito da Benjamin Netanyahu, lo Stato ebraico sarebbe coordinato con il presidente Usa, Donald Trump, sul piano per la tregua.

Il controverso piano Witkoff

In risposta alla mancata firma di Hamas sulla proposta presentata dall’inviato speciale del presidente degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Steve Witkoff, Israele ha deciso di chiudere ogni punto di entrata nella Striscia ai commercianti e ai camion di rifornimenti. “Un ricatto meschino, un crimine di guerra e una flagrante violazione dell’accordo“, ha sostenuto l’organizzazione terroristica palestinese, che ha provveduto a fornire gli aiuti umanitari essenziali alla popolazione, al fine di superare questo terribile momento di crisi.

A preoccupare, però, sono le pesanti parole dell’ex ministro della Sicurezza israeliano, Itamar Ben Gvir, che ha accolto con favore la decisione di sospendere i rifornimenti, per poi sostenere che questo è il momento di aprire le porte dell’inferno“. Secondo il leader di estrema destra, Israele dovrebbe tagliare acqua ed elettricità alla Striscia, riprendere il conflitto e “non accontentarsi di solo metà degli ostaggi“.

Israele, Itamar Ben Gvir
Itamar Ben Gvir, ex ministro della Sicurezza

Il piano proposto da Witkoff prevede un cessate il fuoco temporaneo nel periodo del Ramadan e della Pasqua, senza però dare inizio ufficialmente alla seconda fase del piano di pacificazione del Medio Oriente. Nel primo e nell’ultimo giorno è prevista da parte di Hamas la liberazione di tutti gli ostaggi, vivi o morti, in due scaglioni.

Gaza: la contrarietà di Hamas all’accordo

Secondo il portavoce Hazem Qassem, infatti, la proposta israeliana mirerebbe solamente a creare uno stallo, all’ottenimento di tutti gli ostaggi e alla ripresa del conflitto. Israele, dopo giorni di incertezza, ha quindi deciso di accettare il piano proposto dal delegato Usa Steve Witkoff, per un cessate il fuoco temporaneo durante il periodo del Ramadan e della Pasqua. La decisione di Hamas di non allinearsi alla posizione israeliana e statunitense ha quindi convinto Netanyahu a procedere con la linea dura.

Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno bloccato l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia, come previsto da un ordine emesso dal governo israeliano. Secondo quanto riporta il Times of Israel, sembrerebbe che lo Stato ebraico sia convinto che nelle scorse settimane siano entrati nella Striscia abbastanza aiuti da sostenere Hamas nei prossimi mesi.

Oltre alla privazione dei beni di prima necessità, l’ufficio di Benjamin Netanyahu ha rilasciato un comunicato in cui si annuncia che lo Stato ebraico “non permetterà un cessate il fuoco senza il rilascio dei nostri ostaggi“. Quindi, nel caso in cui i 59 ostaggi rimanenti non venissero liberati, Gaza potrebbe subire “ulteriori conseguenze“. L’organizzazione palestinese, però, ha deciso di non cedere e di ribattere alla decisione di Netanyahu con accuse durissime: “Questa manipolazione in corso non restituirà i rapiti alle loro famiglie, ma porterà a continue sofferenze“.

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