Non succedeva da 66 anni, da quando venne dichiarata l’indipendenza dall’occupazione francese. L’INS: «Roma anche meglio della Francia»
Già nel primo semestre v’è stata un’intensificazione degli scambi commerciali ammontanti a 3,43 miliardi di euro, con una crescita del 27,24 per cento per cento rispetto ai 2,69 miliardi di euro dello stesso 2021.
Da gennaio a giugno dell’anno corrente, l’Italia si ritrova primo partner commerciale della Tunisia. Non succedeva da circa sessantasei anni, esattamente dall’anno in cui venne dichiarata l’indipendenza dall’occupazione francese. La notizia è stata confermata dall’INS – Istituto nazionale per le statistiche tunisino – il quale ha rivelato che l’Italia oltre ad essere il primo fornitore della Nazione “promontorio”, ma è anche il primo Paese partner davanti alla Francia.
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È quindi la conferma di un rapporto oramai fondamentale sotto il profilo geostrategico tra i due Paesi del Mare Nostrum. Stando altresì ai dati analizzati da “Agenzia Nova”, gli scambi commerciali tra Italia e Tunisia si sono intensificati nel primo semestre del 2021, ammontando a circa 10,782 miliardi di dinari tunisini (3,43 miliardi di euro), con un aumento del 27,24 per cento per cento rispetto agli 8,474 miliardi di dinari tunisini (2,69 miliardi di euro) dello stesso periodo del 2021. Meritevole di segnalazione è il primato assunto dall’Italia nel consolidare il primato della quota di mercato per il 18% circa.
Il Made in Italy è sempre il Made in Italy
Sul podio, in seconda e terza posizione, figurano Francia e Germania, piazzandosi con operazioni di interscambio per 10,735 miliardi di dinari tunisini – circa 3,34 miliardi di euro – e 5,860 miliardi di dinari tunisini – circa 1,82 miliardi di euro. Fuori da podio, in quarta posizione, si è piazzata, la Cina con un interscambio pari a 4,349 miliardi di dinari tunisini – circa 1,35 miliardi di euro – il che dovrebbe far riflettere parecchio gli operatori ed analisti economici.
Breve inciso, la Tunisia dista poche centinaia di kilometri dalla Libia, e da parecchi anni entrambe vivono una gravissima crisi politica ed economica, oltre che istituzionale.
Cedere il passo alle lusinghe cinesi, oltre che al fondamentalismo e alla sovversione generalizzata, potrebbe soprattutto per l’Italia, in funzione di un’attività geostrategica nazionale, essere nefasta specie se si considera la posizione geografica di altissimo profilo della Tunisia nel Mediterraneo centrale, ricoprendo da anni ormaia il ruolo grande influencer delle dinamiche regionali ben più di quanto possa suggerire la sua conformazione morfologica e territoriale.
Il peso specifico non può che sostanziarsi nel processo democratico che ha inteso intraprendere, volgendo lo sguardo soprattutto all’ Occidente, Europa meridionale compresa, nonché al tema della transizione democratica, proprio all’indomani della Primavera Araba.
Per cui coltivare rapporti politici e commerciali con essa è obbligatorio nel contesto globale che stiamo vivendo, posto che i problemi della Tunisia, della Libia, fino addirittura dell’Algeria, posizionati più o meno geograficamente tutti di fronte alle coste italiane, non possono che risultare automaticamente anche dello Stato italiano. Pertanto, cooperare in particolare con il Nord Africa, relazionarsi geopoliticamente e commercialmente, ci consente di attivare procedure di difesa maggiormente pregnanti, a tutela dell’economia e della sicurezza nazionale, ponendo un freno non indifferente alla già intrapresa scalata sino-russa.
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