Perché Elon Musk lascia il Doge

Dopo settimane in cui la notizia aleggiava nell'aria della Casa Bianca, ora arriva la conferma da parte dello stesso Musk. Le cause però non vedono solo il crollo in Borsa di Tesla negli ultimi tempi

4 Min di lettura

Probabilmente il mese prossimo, il tempo che dedicherò al Doge diminuirà significativamente“, ha esordito Elon Musk, il first buddy del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nel corso di in una conference call con gli azionisti.

Una notizia che aleggiava nell’aria già da qualche tempo ma adesso l’annuncio sembra essere ufficiale. Da maggio l’imprenditore sudafricano, nonché l’uomo più ricco del mondo, entrato con estrema spavalderia nell’amministrazione del tycoon, lascerà la guida del Doge, il dipartimento creato su misura per lui per concentrarsi su Tesla, la sua prima azienda, che negli ultimi mesi ha registrato un crollo in borsa.

I motivi del ritiro di Musk

Fondamentalmente la crisi della società dell’automobilistica elettrica ha visto il precipitare delle sue azioni, da quando il suo fondatore è sceso in campo politico con il suo programma di mega tagli al governo, scatenando proteste e ritorsioni in tutti gli Stati Uniti. Di conseguenza, Tesla ha registrato quello che è stato un calo del 20% nelle vendite nel primo trimestre, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre gli utili sono scesi di oltre il 70%. Invece, non appena Musk ha annunciato di sfilarsi pian piano dal Doge, la sua società è immediatamente salita del 3,94% nelle contrattazioni after hours a Wall Street, continuando tra l’altro ad avere un andamento positivo per tutta la giornata successiva.

Tuttavia non è ancora chiaro quando Musk si dimetterà definitivamente. L’estroso braccio destro del tycoon, che ha investito oltre 270 milioni per la campagna di Trump, ha spiegato che il lavoro del dipartimento per l’efficienza energetica è “quasi completo” ed ha assicurato che continuerà a lavorare con il team del Doge “per assicurarmi che sprechi e frodi non si verifichino più“.

Un giorno o due a settimana. – ha puntualizzato Musk – Finché il presidente lo vorrà“. Nel corso della campagna elettorale, Mr Tesla aveva promesso di tagliare almeno 2.000 miliardi di dollari dal bilancio federale annuale. Secondo un indicatore di Brookings Institution, però, la spesa pubblica complessiva nell’anno solare 2025 sarebbe leggermente superiore ai livelli del 2024, anche se l’effetto Doge è chiaramente visibile su agenzie più piccole come l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale.

Stando a quanto sostenuto dal Washington Post, tra le cause che avrebbero spinto Musk al suo dietro front, non ci sarebbe solo il crollo di Tesla, il miliardario sarebbe invece stanco di dover affrontare quella che considera una serie di “attacchi sgradevoli e immorali da parte dei democratici” e gli scontri con alcuni membri dell’amministrazione trumpiana che stanno, a detta del first buddy, diventando insostenibili.

Specialmente nelle ultime settimane, gli attriti si sarebbero inaspriti soprattutto con il Consigliere economico del Presidente, Peter Navarro, l’architetto della politica dei dazi che, a lunga andare, potrebbero danneggiare anche Tesla. Si tratta di solo qualche settimana fa, quando Musk lo ha definito “un idiota“, dopo che il consigliere lo aveva liquidato come “un assemblatore di auto“, con pezzi che arrivano dal Giappone e dalla Cina, e non un produttore. Scontri di Mr X che si sarebbero consumati anche nei confronti di Trump, come quando ha cercato di convincerlo ad adottare una linea “più morbida sulle tariffe” compresi i dazi contro la Cina di Xi Jinping.

Ma cosa accadrà quindi al dipartimento che il patron di SpaceX ha modellato assumendo giovanissimi “geni” per cancellare migliaia di posti di lavoro e costi ritenuti superflui? Ancora non è stato dato alcun dettaglio e sembra tutto in divenire. D’altronde si tratta sempre del Presidente più imprevedibile di sempre nonché di un genio con la lingua tagliente.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo