Usa, dal McDonald’s alle minacce di guerra civile: il clima tossico delle elezioni americane

Redazione
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L’America si prepara a vivere uno dei momenti più delicati della sua storia recente. Le elezioni del 5 novembre sono ormai alle porte, ma il clima che si respira non è quello di una normale democrazia che si appresta a votare. Le misure di sicurezza sono imponenti: cecchini sui tetti, droni che sorvegliano dall’alto, metal detector, barriere e giubbotti antiproiettile. Le esercitazioni anti-assalto si sono moltiplicate, mentre cresce la preoccupazione per un’eventuale escalation di violenza.

Un clima di paura e tensione

L’America, una delle democrazie più potenti al mondo, sta affrontando un clima di tensioni senza precedenti, alimentato da minacce, intimidazioni e una retorica sempre più incendiaria. Il clima politico si è fatto tossico, complice la campagna avvelenata dalle teorie cospirative della destra e dalle menzogne diffuse da Donald Trump. A questo si aggiungono le preoccupazioni del presidente in carica Joe Biden, che teme per una transizione pacifica del potere. In questo contesto, c’è chi parla di un rischio concreto di una “guerra civile”, con Trump che ha definito i suoi oppositori “nemici interni più pericolosi di Cina e Russia”.

La militarizzazione delle elezioni: una nuova normalità?

Il Wall Street Journal ha suonato l’allarme, chiedendosi se questa inedita militarizzazione delle elezioni non stia diventando la nuova normalità. Il timore è che queste misure possano minare la sacralità del rito democratico in un Paese sempre più polarizzato. Intanto, Kamala Harris, in campagna elettorale per il suo 60esimo compleanno, ha avvertito del rischio di un’America dominata da “caos, paura e odio” nel caso di una vittoria di Trump.

Oscenità e volgarità nella campagna elettorale

La campagna elettorale ha raggiunto livelli di scontro inediti. Durante un comizio, Trump ha superato ogni limite, parlando dei genitali “da vero uomo” di un golfista e attaccando Kamala Harris definendola “una vicepresidente di merda. Anche il Financial Times, giornale tradizionalmente conservatore, ha espresso preoccupazione, sottolineando come queste volgarità sollevino ulteriori dubbi sulla stabilità mentale dell’ex presidente.

Minacce agli operatori elettorali e misure di emergenza

Gli operatori elettorali, nel frattempo, vivono giorni di grande apprensione. Molti di loro hanno dovuto partecipare a esercitazioni contro le sparatorie, imparando persino a barricarsi nei seggi o usare manichette antincendio per respingere eventuali attacchi. Quasi il 40% ha subito minacce o abusi durante il proprio lavoro, come rivelato da un’indagine del Brennan Center, un’organizzazione no-profit che si occupa di diritti di voto. Tra le nuove misure di sicurezza, ci sono pulsanti di emergenza collegati direttamente alle forze dell’ordine, telecamere di sicurezza e sistemi di tracciamento GPS per proteggere le schede elettorali e il personale.

Arizona sotto assedio: epicentro delle tensioni

Gli Stati che hanno visto contestare i risultati delle elezioni del 2020 sono ora quelli più militarizzati. L’Arizona, e in particolare la contea di Maricopa, è diventata il simbolo di questo clima di tensione. Qui il quartier generale elettorale è stato trasformato in un fortino, con recinzioni metalliche e barriere di cemento, mentre droni sorveglieranno dall’alto e cecchini saranno appostati sui tetti. Non solo: nuove regole garantiscono la sicurezza degli scrutatori, spesso vittime di intimidazioni, con segnalazioni di auto fotografate e dipendenti seguiti fino a casa.

L’ombra del fentanyl e le misure straordinarie

Un ulteriore elemento di preoccupazione riguarda le minacce chimiche. Diversi uffici elettorali hanno iniziato a fare scorta di Narcan, un farmaco usato per trattare overdose da oppioidi, dopo che sono state trovate tracce di fentanyl in buste elettorali. La militarizzazione non si limita all’Arizona: in Colorado sono stati distribuiti giubbotti antiproiettile, mentre in Ohio ogni seggio elettorale sarà dotato di una radio per comunicare costantemente con le forze dell’ordine.

Trump contro Harris: un McDonald’s e accuse personali

Nel frattempo, la campagna elettorale prosegue tra provocazioni e attacchi personali. Trump ha scelto di visitare un McDonald’s a Filadelfia, dove si è messo simbolicamente “a lavorare alle patatine fritte, accusando Kamala Harris di aver mentito sulla sua esperienza lavorativa nella stessa catena durante gli anni universitari. Tuttavia, il New York Times ha scovato testimoni che confermano che Harris lavorò davvero in un McDonald’s 41 anni fa.

Il 5 novembre si avvicina e con esso cresce la preoccupazione per quello che potrebbe accadere non solo durante l’Election Day, ma anche nei giorni successivi. L’America, con le sue elezioni blindate, si trova a un bivio: riuscirà a superare questa fase di tensioni senza precedenti, o dovrà affrontare una nuova crisi democratica?

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