Con la vittoria alle elezioni presidenziali statunitensi di Donald Trump, negli Usa (e nel mondo) si apre una nuova era. E in attesa dell’insediamento previsto per il 20 gennaio, che Biden ha assicurato sarà pacifico nel suo discorso alla nazione, non possiamo far altro che il punto della situazione sui risultati finali delle elezioni.
Il discorso di Biden alla nazione
Il presidente degli Usa in carica, Joe Biden, ha pronunciato il primo discorso alla nazione dopo la vittoria di Trump, dal giardino delle Rose della Casa Bianca, in cui ha assicurato che la transizione al governo successivo sarà pacifica e ha ricordato i successi raggiunti in questi 4 anni. Il sistema elettorale americano è “onesto, giusto e trasparente” ha sottolineato, assicurando che il “20 gennaio avremo un pacifico trasferimento del potere“. “La volontà” degli elettori “prevale e dobbiamo accettare la scelta fatta dal Paese”, ha aggiunto.
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Biden si è rivolto ai dem spronandoli a non arrendersi, perché è normale perdere, ma l’importante è che non ci si lasci andare ma si continui a combattere. “Abbiamo perso questa battaglia ma l’America dei vostri sogni chiede di rialzarvi. Andrà tutto bene, ma dobbiamo restare impegnati”. Ha poi avvisato il paese che non si può amare una nazione solo quando si vince o il vicino solo quando si è d’accordo, quindi ora è necessario che gli statunitensi continuino a convivere pacificamente, “a prescindere da chi si è votato”.
Il presidente ha dichiarato di aver parlato con Trump per congratularsi e assicurargli che la sua amministrazione non gli metterà i bastoni fra le ruote a gennaio, lasciandoli insediare in modo pacifico. Ha poi lodato la campagna elettorale di Harris e ha sottolineato che nelle ultime settimane al governo continuerà a lavorare per le sue battaglie. “Insieme abbiamo cambiato l’America in meglio. Ora abbiamo 74 giorni alla fine del mandato. Facciamo sì che ogni giorni conti, è una responsabilità che abbiamo nei confronti degli americani”.
Infine ha ricordato i successi di questi 4 anni: “Non dobbiamo dimenticarci di quanto abbiamo fatto. Lasciamo l’economia più forte al mondo”. Questo potrebbe essere uno degli ultimi discorsi da presidente e i reporter presenti lo hanno salutato con grande applauso. Biden ha affermato che “è stato un onore lavorare con tutti voi, lo dico davvero”, ma non ha risposto a nessuna domanda dei giornalisti.
Analisi dei risultati finali delle elezioni Usa
Il presidente negli Usa viene eletto secondo il numero dei grandi elettori, ovvero quelli che ogni Stato assegna. E Trump ha ottenuto 312 grandi elettori contro i 226 di Kamala Harris, quando il numero per diventare presidente era di 270.
Ma è importante attenzionare anche all’indicatore del voto popolare per avere un quadro chiaro del paese e delle preferenze degli elettori, che non sempre corrispondono al presidente eletto. Trump quest’anno ha ottenuto anche il voto popolare con quasi 73 milioni di preferenze, ovvero il 50,9%, diventando il primo candidato repubblicano a conquistare il voto popolare dopo 20 anni: l’ultimo è stato George W. Bush nel 2004. Nel 2016, anche se vinse il repubblicano, il voto popolare andò a Hillary Clinton.
Esaminando il voto popolare dei democratici nel passato possiamo notare delle cose interessanti: nel 2020 Biden fu votato da 81 milioni di persone, detenendo il record assoluto. Quest’anno Harris è stata votata da 68 milioni di statunitensi c ciò significa che in soli 4 anni i democratici hanno perso 13 milioni di elettori. Negli anni precedenti, invece, i dem Barack Obama (nel 2012) e Hillary Clinton (nel 2016) vennero votati da meno persone, ottenendo 66 milioni di voti.
Nella storia solo 5 presidenti hanno vinto in minoranza, ovvero sono stati eletti per numero di grandi elettori ma non per il voto popolare: oltre a Trump anche George W. Bush nel 2000, John Quincy Adams nel 1824, Rutherford B. Hayes nel 1876 e Benjamin Harrison nel 1888.
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