Dopo le elezioni della Georgia, anche altri stati che una volta facevano parte dell’Unione Sovietica sono chiamati al voto. Se le elezioni georgiane erano legislative, in Lituania è in corso il secondo turno delle politiche, in Bulgaria le parlamentari anticipate e in Uzbekistan le parlamentari. Le domande che ruotano attorno a queste elezioni sono: quanto è influente la Russia? Qual è il grado di indipendenza raggiunta da questi paesi? Quanto appare attratto all’Ue il paese che non ne fa parte?
Elezioni in Lituania
In questa domenica di ottobre la Lituania, membro dell’Unione Europea dal 2015, chiama i suoi cittadini a votare per il secondo turno delle elezioni politiche, con cui verranno assegnati i restanti 71 seggi parlamentari dei 141 totali scelti attraverso il sistema uninominale.
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I primi 70 sono stati scelti al primo turno, che si è svolto un paio di settimane fa ed è stato vinto dal Partito socialdemocratico lituano (Psl) con il 19,4% delle preferenze. A seguire con il 18% la Lega patriottica (Lp), con il 15% il movimento populista Alba sul Nemunas (An), con il 9,2% il movimento “In nome della Lituania”, con il 7,7% la Lega dei Liberali e con il 7% il Partito dei verdi e dei contadini (Pvc). Dopo lo scrutinio i 70 seggi del primo turno vanno 18 al Psl, 17 al Lp e 14 ad An. Gli altri partiti riceveranno rispettivamente 8, 7 e 6 seggi.
In questo secondo turno si deciderà quindi chi la spunterà definitivamente tra l’attuale partito al governo, l’Unione Nazionale guidato dalla prima ministra Ingrida Šimonytė, e i vincitori del primo turno, i socialdemocratici guidati da Vilija Blinkevičiūtė. Diversi problemi, come le severe misure Covid-19 durante la pandemia, gli scandali politici e l’afflusso di migranti dalla vicina Bielorussia, hanno minato in questi 4 anni di governo la popolarità del partito al potere.
La Lituania, ex repubblica sovietica, confina con la Russia a ovest e con la Bielorussia a est, e queste elezioni arrivano in un momento della guerra in Ucraina in cui le intenzioni di Putin riguardo alla regione baltica stanno destando preoccupazione. Il voto deciderà in che direzione andrà la politica lituana nei prossimi 4 anni, ma anche se vincesse il partito di sinistra, per gli analisti non cambierebbe la politica estera in modo significativo. La Lituania fa parte dell’Unione Europa dal 2015 e nel conflitto in Ucraina è una convinta sostenitrice di Kiev.
Bulgaria
La Bulgaria deve invece votare per le elezioni parlamentari anticipate, le settime negli ultimi tre anni. Lo scorso giugno c’è stato il voto anticipato, ma si è concluso con il fallimento ad agosto del terzo e ultimo tentativo per formare un nuovo governo. Per questo oggi i bulgari sono richiamati al voto, dove si decideranno i 240 deputati del Parlamento unicamerale. Secondo i sondaggi la fiducia nel Parlamento è ai minimi storici, appena al 6%, con gli elettori che sono stanchi di una situazione politica così instabile. Le stime prevedono un’affluenza minore a quella di giugno: meno di un elettore su tre potrebbe votare.
I partiti e le coalizioni che si sono messi in gioco sono 28: secondo le previsioni il partito conservatore del Gerb starebbero al primo posto con il 25,7% dei voti, i liberali del Pp al secondo posto con il 16,6% e seguirebbe il partito di ‘Vazrazhdane’ (‘Rinascita’), l’estrema destra filo-russa, al quale andrebbe il 15,4% dei consensi.
L’8,3% andrebbe all’ Aps (‘Alleanza per diritti e libertà), una delle due nuove formazioni derivante dalla scissione del partito della minoranza turca Dps (‘Movimento per diritti e libertà). I socialisti (‘Bsp-Sinistra unita’) entrerebbero in parlamento con il 7,1%. La seconda nuova formazione nata dalla scissione del Dps, ‘Dps-Nuovo inizio’, avrebbe il 6,9% dei voti. I populisti dell’Itn (‘C’è un popolo come questo’) entrerebbero in parlamento con il 6,3% dei voti.
A causa dei problemi che ha dimostrato di avere la Bulgaria in questi ultimi anni come l’instabilità politica, la non fiducia verso le istituzioni, la situazione economica precaria, la corruzione diffusa ai vertici, ma anche il conflitto in Ucraina, si prevede che il risultato delle elezioni verrà deciso da altri ambienti, esterni al voto. E che l’affluenza alle urne sarà bassissima, dato il crescente livello di insoddisfazione e sfiducia da parte dei cittadini. Dato che il paese è un’ex repubblica sovietica e anche se fa parte della Nato e dell’Ue, questa situazione difficile potrebbe accrescere la popolarità di partiti di estrema destra russofili come ‘Vazrazhdane’ o l’Itn.
Uzbeskistan
I cittadini uzbeki devono votare per eleggere il nuovo Parlamento, l’Oliy Majlis, con i suoi 150 deputati. Insieme alle elezioni parlamentari, ci sarà l’elezione anche dei rappresentanti dei 12 consigli regionali, del consiglio della capitale Tashkent e dei 208 consigli distrettuali. Inoltre i cittadini del Karakalpakstan eleggeranno i 65 rappresentanti del Consiglio Supremo della Repubblica Autonoma del Karakalpakstan. Una novità indiscussa per la storia del paese è l’elezione mista, che unisce proporzionale e maggioritario, con l’obiettivo di rafforzare la rappresentatività, l’inclusività, quindi i progressi democratici.
Si sfidano 5 partiti politici: il Partito Liberale Democratico (UzLiDeP), il ‘Milliy Tiklanish’ (Partito Democratico “National Revival”), il Partito Ecologista dell’Uzbekistan, il Partito Democratico del Popolo dell’Uzbekistan, il Partito Social Democratico Adolat. Da sottolineare che tra gli 850 candidati, 391 saranno donne, ovvero il 44,7% del totale, che rappresenta la percentuale più elevata nella storia elettorale dell’Uzbekistan indipendente. Viene inoltre garantita la rappresentanza delle minoranze etniche del paese, in prevalenza tagichi e kazachi ma anche russi.
L’Uzbekistan è un’ex repubblica sovietica, che non fa parte dell’Ue. E anche se ultimamente si è aperto agli investimenti stranieri, opportunità che può essere sfruttata dalle imprese occidentali, il legame con la Russia ancora è evidente. Infatti il 13% del Pil uzbeko è generato dalle rimesse dei tre milioni di immigrati in Russia. Comunque il paese sta vivendo un periodo di modernizzazione, che può contare sul boom del turismo, e di crescita nell’interscambio con i Paesi dell’Unione europea.
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