Donald Trump è il primo presidente americano ad affrontare accuse a livello federale. Sui social annuncia la sua incriminazione, con sette capi accusa per le carte segrete Mar-a-Lago
“Sono stato incriminato” per le carte segrete a Mar-a-Lago. Ad annunciarlo è proprio lui, Donald Trump, e lo fa con un post sul suo social Truth, fra il silenzio del Dipartimento di Giustizia e del procuratore speciale Jack Smith (che indaga sull’orange man). Per Trump, si tratta del secondo impeachment in pochi mesi, dopo quella per il pagamento alla pornostar Stormy Daniels.
Parliamo anche (e soprattutto) di un fatto storico: Trump diventa ufficialmente il primo ex presidente americano ad affrontare delle accuse a livello federale. E dal suo fortino a Bedminster, in New Jersey, circondato dai suoi consiglieri politici, ha lanciato forti accuse, facendo trasparire tutta la sua collera.
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“Sono innocente. Oggi è un giorno buio per l’America”
“Oggi è un giorno buio per l’America”, ha scritto il tycoon, “sono un uomo innocente”. Ai primi post è poi seguito un video di quattro minuti in cui si è rivolto ai suoi sostenitori. “Vanno contro un presidente popolare” con la “bufala degli scatoloni. Questa è un’interferenza nelle elezioni a livello più alto. Sono un uomo innocente. Vogliono distruggere la mia reputazione – ha denunciato Trump – perché vogliono vincere le elezioni”.
7 capi d’accusa contro Donald Trump
Sono 7 i capi di accusa mossi contro il tycoon, e includerebbero la cospirazione, l’ostacolo alla giustizia, ma anche false dichiarazioni e ritenzione volontaria di informazioni di difesa nazionale. Accuse federali che gettano gli Stati Uniti – scrive il New York Times – in una situazione senza precedenti, consierato che Trump “non solo è un ex presidente, ma è anche il front runner alla nomination repubblicana alle elezioni 2024 che potrebbe trovarsi ad affrontare Joe Biden, la cui amministrazione sta ora cercando di incriminarlo”.
2021, l’inizio delle indagini contro Trump
L’indagine sulle carte segrete di Trump è iniziata nel 2021, quando gli Archivi nazionali hanno notato che l’ex presidente non aveva consegnato tutti le carte all’uscita della Casa Bianca. Ne è partito un contenzioso sfociato poi nella perquisizione dell’Fbi a Mar-a-Lago lo scorso anno e, ora, nell’incriminazione. La Casa Bianca si astiene nel commentare le accuse, e mantiene il silenzio (in accordo con Joe Biden).
Una partita delicata, considerando che si è nel pieno della campagna elettorale per il 2024. I candidati repubblicani alla nomination e il partito non commentano.
Ma fedelissimi di Donald lo difendono a spada tratta e si dicono pronti a combattere. In bocca al lupo a Trump, e a loro.
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