A soli quattro giorni dall’annuncio di nuovi dazi da parte di Donald Trump, il primo ministro canadese Justin Trudeau ha compiuto una visita lampo a Mar-a-Lago, segnando il primo incontro ufficiale tra un leader del G7 e il nuovo presidente eletto degli Stati Uniti. Un appuntamento strategico non solo per le imminenti elezioni americane, ma anche in vista della presidenza canadese del G7, prevista per il prossimo anno.
Durante l’incontro, la tensione è rimasta palpabile. Trump ha infatti lanciato pesanti avvertimenti ai Paesi BRICS, tra cui Russia, Cina, Brasile e India, minacciando tariffe del 100% se dovessero creare una nuova valuta alternativa al dollaro. “Non staremo a guardare mentre cercano di indebolire il dollaro”, ha scritto su Truth Social, aggiungendo che questi Paesi rischiano di perdere l’accesso al mercato statunitense.
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Parallelamente, l’incontro con Trudeau ha toccato temi di cruciale importanza, tra cui il commercio, la sicurezza delle frontiere, il traffico di fentanyl e le relazioni internazionali. “Un dialogo molto produttivo,” ha commentato Trump, sottolineando l’impegno del Canada nel contrastare la crisi degli oppioidi. Trudeau, da parte sua, ha parlato di una “conversazione eccellente,” mantenendo un atteggiamento rassicurante nonostante le minacce sui dazi.
Trump, dazi e diplomazia
Il premier canadese ha espresso preoccupazione per l’introduzione di tariffe del 25% sui prodotti canadesi, prevista da Trump per il giorno del suo insediamento, il 20 gennaio. Una misura che, se attuata, rischia di danneggiare profondamente entrambe le economie, interconnesse soprattutto nei settori energetico e automobilistico. Basti pensare che circa l’80% del petrolio canadese è destinato al mercato statunitense.
Il ministro canadese della Sicurezza pubblica, Dominic LeBlanc, ha annunciato un rafforzamento dei controlli alle frontiere, con l’impiego di droni ed elicotteri, se necessario. Tuttavia, il fenomeno dell’immigrazione irregolare dal Canada appare limitato: nel 2024, solo 23.700 ingressi illegali, a fronte degli 1,53 milioni registrati al confine con il Messico.
Strategia o pressione politica?
Secondo alcuni analisti, le minacce di Trump rappresentano una tattica di pressione in vista di una possibile rinegoziazione anticipata dell’accordo USMCA, che regola i rapporti commerciali tra Stati Uniti, Canada e Messico. Durante la sua prima presidenza, Trump aveva già utilizzato questa strategia per ottenere condizioni più favorevoli. Questa volta, però, la risposta messicana è stata più decisa. La presidente Claudia Sheinbaum ha respinto con fermezza le minacce tariffarie, dichiarando che non risolveranno le questioni migratorie né la crisi della droga negli Stati Uniti, e promettendo eventuali contromisure economiche.
L’incontro tra Trudeau e Trump rappresenta solo l’inizio di una serie di delicati negoziati, con implicazioni che potrebbero ridefinire non solo i rapporti commerciali nordamericani, ma anche l’equilibrio geopolitico globale.
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