Dazi Usa, i “dirty 15”: quali sono i 15 paesi che hanno giocato sporco con Trump

L'amministrazione di Donald Trump si starebbe concentrando su circa il 15% delle nazioni che presentano squilibri commerciali perpetui con gli Stati Uniti, definite

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Tra meno di 10 giorni, l’amministrazione di Donald Trump annuncerà la fase successiva del suo piano dei dazi. L’affaire tariffario sembra si stia focalizzando sulle così dette “dirty 15“, ovvero le 15 nazioni, che secondo gli Stati Uniti, avrebbero maggiormente “giocato sporco” nei loro confronti. Questi paesi saranno così maggiormente colpiti dai dazi trumpiani. Tra questi, senza ombra di dubbio l’intera Unione europea.

In ogni caso, automobili, prodotti farmaceutici e semiconduttori sembrano siano i prediletti tra i settori che sfuggiranno ai dazi del Tycoon. Infatti, stando a quanto riferito dal Wall Street Journal e Bloomberg, la Casa Bianca starebbe restringendo il suo approccio alle tariffe reciproche che entreranno in vigore il 2 aprile senza esclusione di colpi.

Dazi Usa, le dirty 15 nel mirino di Trump

La mossa delle “dirty 15” è stata svelata dal Segretario del Tesoro statunitense, Scott Bessent la scorsa settimana e farà parte di un importante annuncio che si terrà il 2 aprile, il “big one” come lo ha definito l’inquilino della Casa Bianca. La lista dei 15 paesi sembra sarà la base su cui il Presidente a stelle e strisce calcolerà i dazi reciproci.

L’amministrazione trumpiana appare quindi concentrata sull’applicazione delle tariffe a circa il 15% delle nazioni che risultano avere squilibri commerciali cronici con gli Stati Uniti. Sebbene colpisca la maggior parte delle importazioni in arrivo negli Stati Uniti, l’approccio “dirty 15” dell’amministrazione è ancor più limitato di quanto molti osservatori avessero previsto quando Trump ordinò alle agenzie federali di progettare tariffe reciproche a febbraio, indicando loro di valutare le relazioni commerciali con praticamente ogni partner commerciale degli Stati Uniti.

Quindi, il campo visivo tariffario su cui Trump sta prendendo la mira si starebbe restringendo e probabilmente ometterà una serie di dazi specifici per i settori considerati sensibili. Segnali significativi che sono arrivati ​​dopo che il Presidente degli Stati Uniti ha annunciato venerdì scorso una certa “flessibilità” nel modo in cui sarebbero stati imposti tali dazi. Inoltre, risulta improbabile che questi vengano svelati il 2 aprile, visto che il Tycoon starebbe ancora pianificando se scoprire le carte in tavola in relazione all’affaire dei dazi in quel giorno.

La lista dei Paesi target potrebbe non essere universale e le altre tariffe esistenti, come quella sull’acciaio, potrebbero non essere necessariamente cumulative. Cosa che porterebbe ad una riduzione sostanziale dell’impatto dei dazi su quei settori. Si tratta così di un dietrofront rispetto ai piani originari del Presidente statunitense che prevedevano un’unica tariffa globale generalizzata e fissa e che si era già evoluta nella sua proposta di dazi reciproci.

Nonostante non sia stata stilata ancora una lista, si pensa che le nazioni target potranno essere quelle vicine al poter essere “accantonate” dal commercio statunitense. Al momento, per potersi fare un’idea sui papabili dirty 15, è possibile far riferimento alle nazioni che lo scorso anno registravano un deficit maggiore con gli Usa. Tra questi, figurano in ordine decrescente, Cina, Unione europea, Messico, Vietnam, Taiwan, Giappone, Corea del Sud, Canada, India, Tailandia, Svizzera, Malesia, Indonesia, Cambogia e Sud Africa.

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