Trump sospende i dazi in Messico e Canada, ma arriva il pugno duro dalla Cina: dazi fino al 15% su merci Usa

La Cina dal prossimo 10 febbraio imporrà dazi del 10% su su il carbone e il gas naturale liquefatto e aliquote del 15%, più un'ulteriore tariffa del 10%, su petrolio, attrezzature agricole e alcune automobili

13 Min di lettura

Donald Trump ha promesso e mantenuto, ma solo in parte. Il pugno duro sulle importazioni di beni esteri negli Usa che dovrebbe avere inizio martedì 4 febbraio, come dichiarato ufficialmente dal neopresidente Usa, partirà solo a metà. Il miliardario ha infatti intavolato un accordo con il Messico e con il Canada e quindi sospeso per un intero mese i dazi contro i due Paesi. Il Tycoon ha infatti dichiarato di aver sentito telefonicamente il primo ministro canadese, Justin Trudeau, per ben due volte: una nel primo pomeriggio e una in tarda serata. In entrambi i casi i due leader hanno trattato la questione dei dazi.

Entro la giornata di oggi, inoltre, Trump ha intenzione di aprire un dialogo anche con il presidente della Cina, Xi Jinping, con l’obiettivo di discutere le tariffe. Il neopresidente Usa ha chiarito che la decisione di colpire il Dragone con dazi al 10% rientra nella strategia della lotta al Fentanyl, lo stupefacente prodotto in Cina e trasportato illegalmente negli Usa. In questo modo, il Tycoon avrebbe discusso della questione con tutti e tre i leader interessati e possibilmente ottenuto accordi vantaggiosi.

Intanto, la Cina ha deciso di non lasciarsi trovare impreparata ed ha risposto alle decisioni di Trump con l’avvio di dazi del 10% su il carbone e il gas naturale liquefatto e aliquote del 15%, più un’ulteriore tariffa del 10% su petrolio, attrezzature agricole e alcune automobili, che partiranno dal prossimo 10 febbraio. Il ministero delle Finanze ha sostenuto che queste decisioni servono a “contrastare” i piani del Tycoon. Per lo stesso motivo, il ministero del Commercio e l’Amministrazione generale delle dogane cinesi hanno annunciato una stretta sulle esportazioni di articoli relativi a tungsteno, tellurio, bismuto, molibdeno e indio, che entreranno in vigore nell’immediato.

Pechino ritiene che le azioni messe in atto da Trump violino “seriamente le regole  dell’Organizzazione mondiale del commercio” e per questo ha deciso di presentare un ricorso proprio a quest’ultima “contro le misure tariffarie  degli Stati Uniti per difendere i suoi legittimi diritti e interessi“, in quanto i provvedimenti Usa sono ritenuti “dannosi” per il Dragone. Un secondo filone di risposta della Cina riguarda Google, il colosso delle BigTech, che secondo la Cina potrebbe aver “violato le leggi anti-monopolio cinesi“. Per questo Pechino ha deciso di avviare un’indagine sulla società del motore di ricerca.

L’Ue ancora nel mirino di Trump

Ovviamente, nel corso della giornata non sono mancati i riferimenti all’Unione europea. Il presidente Usa starebbe infatti considerando la possibilità di imporre una tariffa del 10% al Vecchio Continente. L’indiscrezione è stata resa nota dal Telegraph, che ha sottolineato come questa mossa non farebbe altro che “alimentare ulteriormente la guerra commerciale globale in corso“.

Trump, trattando della questione europea, ha poi evidenziato come al momento tra Usa e Ue esista un “deficit massiccio“, per poi lamentare che l’Unione europea “non acquista le nostre merci, le nostre auto, i nostri prodotti agricoli con la scusa dei pesticidi e di altre sostanze chimiche“. In questo senso, quindi, il Tycoon vorrebbe spingere per un accordo, che però sia da lui considerato realmente equo.

Stop ai dazi in Canada: cosa ha ottenuto Trump

Il presidente Usa ha dichiarato su X di aver sospeso i dazi al Canada per 30 giorni, al fine di intavolare trattative che siano vantaggiose per la sua Nazione. Secondo quanto dichiarato dal leader statunitense, infatti, Trudeau è pronto ad investire ben 1,3 miliardi di dollari per rafforzare la frontiera con gli Stati Uniti. In questo modo, quindi, sarà possibile porre un freno al flusso del Fentanyl e allo stesso tempo creare un coordinamento migliore tra i due Paesi, anche grazie a nuovi elicotteri, tecnologia e personale.

Il Canada sta prendendo nuovi impegni per nominare uno zar del Fentanyl e definire i cartelli come terroristi“, ha poi scritto l’imprenditore sui suoi social, sottolineando che già 10mila persone sarebbero al lavoro per rendere i confini più sicuri. Gli annunci di Trump sono stati confermati dal primo ministro canadese su X.

L’accordo col Messico: stop ai dazi in cambio di controlli alle frontiere

Il Tycoon ha poi annunciato di essere riuscito a trovare un punto di incontro con la presidente del Messico, Claudia Sheinbaum. Quest’ultima ha infatti dichiarato che la sua Nazione fornirà 10mila uomini della Guardia Nazionale al confine con gli Stati Uniti per prevenire il traffico di droga, in particolare del Fentanyl. Proprio il commercio di questo medicinale, infatti, aveva convinto il miliardario a procedere con i dazi. Allo stesso modo, però, gli Usa si impegnano a combattere il traffico di armi verso i cartelli messicani.

Inoltre, per la durata del prossimo mese, i team dei due Paesi collaboreranno per trovare accordi e punti di interesse sia sulla sicurezza che sul commercio, così da rendere più proficua la collaborazione tra le due realtà. The Donald, quindi, è tornato sui suoi passi. Fino a poche ore fa, il Tycoon aveva infatti promesso dazi del 25% su tutti i beni esportati per le due Nazioni con cui confina, mentre per la Cina, principale avversario commerciale, ha previsto tasse fino al 10%.

Messico, Claudia Sheinbaum
La presidente del Messico, Claudia Sheinbaum

Il vicinissimo Messico aveva infatti impartito una dura lezione a Trump. Solo ieri, la Presidente Claudia Sheinbaum, oltre ad aver annunciato misure corrispondenti a quelle del Tycoon nei confronti degli Usa, ha deciso di chiarire che i dazi non sono in alcun modo la soluzione corretta per affrontare problemi di natura politica. Nello specifico, la leader messicana ha deciso di smentire tutte le dichiarazioni del Tycoon riguardanti la presunta collusione dello Stato messicano con i cartelli della droga che importerebbero il Fentanyl negli Usa.

Se da qualche parte esiste un’alleanza del genere, è proprio negli Stati Uniti che vendono armi ad alta potenza a questi gruppi criminali“, ha quindi tuonato la presidente, ricordando l’impegno che la sua amministrazione ripone nella lotta al traffico e al consumo di droga. In questo senso, quindi, i dazi non dovrebbero essere la risposta più adatta a questo tipo di problema, ma dovrebbero essere sostituiti con il dialogo e il compromesso. “Coordinamento sì, subordinazione no“, ha ribadito Sheinbaum, per poi proporre a Trump l’apertura di un tavolo con i team di sanità pubblica e sicurezza per discutere della questione.

La telefonata tra Donald Trump e Justin Trudeau

Il via alle imposte ha ovviamente scatenato opinioni di ogni tipo, proteste nonché malcontenti di vario genere. Il Tycoon ha dichiarato con un post pubblicato su Truth di aver parlato con il premier canadese, Justin Trudeau, e di essere intenzionato a sentirlo di nuovo alle 15.00 ora locale, quindi le 21 in Italia.

Quindi, dopo aver dichiarato il proprio piano di azione in risposta ai dazi trumpiani, il primo ministro canadese ha deciso di prendere in mano il telefono e di rispondere a Trump per scambiare due chiacchiere. Una conversazione che ha destato un certo stupore, visti sopratutto gli scricchiolii nella relazione tra i due Paesi e le continue pressioni da parte del presidente americano, ma si è anche interpretata come un segno di possibile contrattazione.

Il Canada non consente nemmeno alle banche statunitensi di aprire o fare affari lì“, ha nuovamente contestato Trump dopo la prima telefonata con Trudeau. “E’ anche
una guerra alla droga
– continua il presidente americano – centinaia di migliaia di persone sono morte negli Stati Uniti a causa del traffico di droga attraverso i confini del Messico e del Canada“, ha così rimarcato Trump giustificando la sua decisione di imporre dazi al Paese canadese.

Dazi, il presidente degli Usa Donald Trump
Dazi, il presidente degli Usa Donald Trump

L’età dell’oro di Trump dovrebbe quindi avere inizio a breve, ma i cittadini Usa si sono trovati di fronte ad un leader che, poche settimane fa decantava anni di grandezza e prosperità, ed ora chiede loro di comprendere e accettare i sacrifici necessari per far fronte alle ritorsioni che giungeranno da questi Paesi. Insomma, Trump ha promesso ma ha mantenuto in parte. “La sofferenza degli americani sarà ripagata“, tranquillizza, però, il presidente a stelle e strisce assicurando che ne varrà la pena per rendere l’America “di nuovo grande“.

Il primo ministro del Canada, Justin Trudeau
Il primo ministro del Canada, Justin Trudeau

L’azione del Tycoon ha ovviamente scatenato un tumulto geopolitico ed economico, convincendo i tre Paesi interessati a non rimanere in silenzio, ma a rispondere tono su tono alle azioni del titolare della Casa Bianca. Così Canada, Messico e Cina hanno già annunciato misure corrispondenti a quelle di Trump, che fungeranno sia da segnale per il Tycoon sia da tentativo di risanare i conti a seguito dei dazi americani.

La Cina di Xi Jingpin pronta alle contromisure

Pechino, è stata colpita meno duramente dai dazi di Trump rispetto alle altre due Nazioni, ma è stata comunque infastidita dalle nuove prese di posizione del Tycoon. Il ministero del commercio cinese ha infatti definito “pratiche illecite, quelle messe in atto dagli Usa, che di fatto rischiano di interrompere la normale cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti. Per questo, il Dragone ha deciso di adottare contromisure nei confronti dei prodotti che gli Usa esportano a Pechino.

Così, secondo Pechino, Washington comprenderà l’errore commesso e capirà che i dazi non sono il modo giusto per affrontare problemi di traffico, ma sono solo pratiche scorrette che ricordano vere e proprie minacce. Anche da Pechino, quindi, è giunta l’esortazione a Trump ad aprire a dialoghi paritari e soprattutto “sinceri“. Così, anche a fronte dei possibili pericoli nel settore petrolifero, visto che Canada e Messico sono tra i più grandi esportatori negli Usa di greggio e prodotti lavorati, gli Usa osservano con attenzione questo scenario, nella speranza che si concluda il più velocemente possibile.

L’Unione europea risponderà con fermezza

La decisione degli Stati Uniti di imporre dazi a Canada, Messico e Cina non ha trovato terreno fertile in Unione Europea che si è detta rammaricata ma “pronta a rispondere con fermezza a qualsiasi partner commerciale che imponga dazi in modo ingiusto o arbitrario sui prodotti europei“. Per il momento, non sono state diffuse specifiche informazioni sui dazi che colpirebbero i prodotti Ue. Ad ogni modo Bruxelles sottolinea che il rapporto con gli Usa è il più grande al mondo, “c’è molto in gioco” e per questo invita Washington al rafforzamento di questa relazione.

Il portavoce della Commissione europea tiene a sottolineare, inoltre, che le misure tariffarie trasversali aumentano i costi aziendali, danneggiando lavoratori e consumatori. “I dazi – spiega – creano inutili sconvolgimenti economici e spingono l’inflazione“, mentre ritiene che i mercati aperti e il rispetto delle regole del commercio internazionale siano essenziali per una crescita economica e sostenibile.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo