Crisi in Corea: Il Nord dichiara ufficialmente il Sud come uno “stato ostile”

La dichiarazione si aggiunge a un periodo in cui la tensione tra la Corea del Nord e quella del Sud sta salendo alle stelle, prima con le incursioni tramite droni del sud nel nord per inviare volantini di propaganda anti regime, e poi con il bombardamento del nord sulle reti stradali e ferroviarie intercoreane

Redazione
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Dopo il deterioramento dei rapporti delle ultime settimane nella penisola di Corea tra lo stato Nord e il Sud, Pyongyang ha ufficialmente dichiarato Seul come uno “stato ostile”. Viene così confermata la recente modifica costituzionale apportata dall’Assemblea suprema del popolo, che è il parlamento locale, in linea con la promessa del leader Kim Jong-un di abbandonare l’obiettivo della riunificazione. Nel mentre la Cina ribadisce la necessità di un “accordo politico” per risolvere la crisi nella penisola coreana.

Corea del Nord, Kim Jong-Un
Il leader nordcoreano Kim Jong-Un

La Corea del Nord modifica la Costituzione

In questo mese di ottobre la tensione tra le due Coree sta salendo alle stelle: prima le incursioni tramite droni del sud nel nord per inviare volantini di propaganda anti regime, con il leader supremo che ha convocato una riunione di sicurezza per dirigere un piano di “azione militare immediata” come risposta.

Poi c’è stato il bombardamento del nord sulle reti stradali e ferroviarie che collegavano i due paesi, del quale ha parlato l’agenzia di stampa pubblica della Corea del Nord Kcna chiarendo che ora i collegamenti tra le due Coree sono del tutto bloccati. L’agenzia ha spiegato che questa azione del governo è stata “inevitabile e legittima in conformità coi requisiti della Costituzione che definisce chiaramente la Repubblica di Corea come uno stato ostile“. 

La Corea del Nord ha riferito che le principali strade e ferrovie intercoreane erano “state completamente bloccate tramite esplosioni”, come mostrato dal video rilasciato martedì dai militari del sud sulle operazioni per far saltare opere altamente simboliche. Questo accade giorni dopo che l’esercito di Pyongyang aveva giurato di bloccare “in via permanente” il confine con il Sud. La settimana scorsa il Parlamento del Nord ha avviato una sessione per discutere delle modifiche costituzionali per recepire le richieste di Kim Jong-un. Kcna non ha però pubblicato ulteriori informazioni sulle variazioni apportate.

In base a un accordo del 1991, i rapporti tra le due Coree erano da considerarsi come una “relazione speciale”, parte di un processo mirato a un’eventuale riunificazione, non come relazioni tra stati. Ma il leader nordcoreano, in un discorso tenuto a gennaio, aveva richiesto di modificare la Costituzione per dichiarare ufficialmente la Corea del Sud uno stato ostile, e aveva anche minacciato la guerra se Seul avesse violato “anche 0,001 mm del nostro territorio”. Dalla prospettiva della Corea del Sud, invece, le cose non sarebbero cambiate, infatti l’obiettivo è continuare a puntare sulla riunione dei due paesi, promettendo di rispondere con le armi nel caso il Nord si azzardasse a mettere in atto un’aggressione.

A commentare l’aggravarsi della situazione tra le due Coree spunta la Cina con la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning durante un briefing quotidiano. Per la Cina c’è la necessità di un “accordo politico” per calmare le acque nella penisola coreana. “Abbiamo sempre creduto che mantenere la pace e la stabilità nella penisola e promuovere un processo di soluzione politica per le questioni in agenda sia l’unica in linea con gli interessi comuni di tutte le parti”, ha dichiarato Ning.

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