Corea del Sud, arrestato l’ex presidente Yoon Suk-yeol dopo il fallimento del golpe

Il blitz degli agenti dell'anti-corruzione "è stato eseguito alle 10:33" ora locale (le 02:33 italiane), come dichiarato dallo stesso Cio, che ha smentito le notizie relative a una comparizione volontaria da parte del leader del Parito del Potere popolare

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Arrestato durante la notte Yoon Suk-yeol, il presidente sudcoreano già deposto e sotto impeachment a seguito dell’imposizione della legge marziale nel Paese. La misura era stata adottata lo scorso 3 dicembre al fine di evitare “spargimenti di sangue“, e revocata dopo pochissimo tempo a causa dell’opposizione dello stesso Partito del Potere Popolare. La notizia dell’arresto è giunta questa mattina dall’agenzia anti-corruzione (Cio), poche ore dopo l’irruzione degli agenti nella residenza del leader.

All’ex presidente sono contestate numerose illegalità, fra cui quelle di sovversione e di alto tradimento, per le quali in Corea è prevista anche la pena di morte. Dopo l’arresto Yoon si è rifiutato di testimoniare, avvalendosi della facoltà di non rispondere, durante gli interrogatori
che si sono tenuti presso l’agenzia dell’anticorruzione. In un video messaggio preregistrato diffuso a seguito dell’arresto il politico sudcoreano ha sottolineato di non riconoscere “la legalità dell’inchiesta“. Ha inoltre sostenuto che “Lo Stato di diritto in Corea del Sud è completamente crollato“.

Yoon Suk-yeol, l’arresto di questa notte presso la residenza

Il blitz degli agenti dell’anti-corruzione “è stato eseguito alle 10:33” ora locale (le 02:33 italiane), come dichiarato dallo stesso Cio, che ha smentito le notizie relative a una comparizione volontaria da parte del leader del Parito del Potere popolare. Quello di questa mattina non è stato l’unico tentativo di arresto: già il 3 gennaio era stato ordinato un mandato d’arresto in relazione all’impeachment, ma non è andato a buon fine. L’irruzione avvenuta nelle scorse ore è scattata invece dopo che la Corte costituzionale della Corea del Sud ha ufficializzato la destituzione del presidente.

Le immagini della diretta televisiva hanno mostrato un lungo convoglio di veicoli della polizia lasciare la casa Yoon per dirigersi verso gli uffici del Cio, dove sarebbero poi iniziati gli interrogatori. Non è stato segnalato alcuno scontro fisico, a differenza del primo tentativo d’arresto a inizio mese, durante il quale ci sono state tensioni e scontri tra le forze dell’ordine e i sostenitori del presidente Yoon, che avevano innalzato delle vere e proprie barricate attorno alla residenza.

L’esultanza dell’opposizione dopo il blitz

Nei prossimi giorni avranno luogo le udienze del processo: la prima domani, a seguire il 21 e il 23 gennaio, e infine il 4 febbraio. L’opposizione intanto canta vittoria dopo l’operazione di questa notte. Il Partito democratico sudcoreano, la principale forza d’opposizione, ha commentato la notizia dell’arresto definendola “il primo passo verso il ripristino dell’ordine costituzionale, della democrazia e dello Stato di diritto“.

L’esultanza è stata condivisa anche dalle diverse realtà che nei mesi scorsi avevano manifestato per richiedere la deposizione e l’arresto del leader. il capogruppo Park Chan-dae durante una riunione del partito ha dichiarato: “Anche se tardivo, è davvero un bene che si possa confermare che l’autorità pubblica e la giustizia in Corea del Sud sono ancora vive“.

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