Congo nel caos, Goma a pezzi: cosa sta accadendo e cosa c’entra l’Italia

La Repubblica Democratica del Congo sta perdendo Goma; l'ingresso delle milizie ruandesi dell'M23, ha visto carceri e ambasciate sotto assedio

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Caos e disordini, assalto dei ribelli, morti in strada e ambasciate sotto attacco. E’ questa l’attuale disastrosa condizione in cui versa la Repubblica Democratica del Congo che tra colpi di arma da fuoco e la possibile fuga di virus, la città di Goma è caduta nelle mani dei miliziani ribelli del movimento M23. Il capoluogo della provincia ricca di minerali del Nord Kivu, nell’est del Paese, ha visto i soldati governativi arrendersi e consegnare le armi in seguito all’assedio dei ribelli guidati dal generale Sultani Makenga e appoggiati dal Ruanda, lo stato africano adiacente alla RdC. Chiuse le vie di comunicazione, l’M23 ha conquistato Goma anche se il governo di Kinshasa non ha ancora ufficializzato l’assalto.

Il presidente congolese, Felix Tshisekedi ha però accusato il governo ruandese di aver inviato nuove truppe oltre il confine per appoggiare i miliziani nella conquista del capoluogo che rappresenta un nodo strategico ed economico. Nel mezzo della faida si posiziona il presidente del Kenya, William Ruto, che sta organizzando un incontro fra il leader del RdC e del Ruanda affinché si possano trovare soluzioni a questa nuova fase di una guerra che viene combattuta da oltre venti anni causando più di 400mila sfollati.

La situazione italiana

Per il momento, i combattimenti locali hanno provocato la morte di almeno 17 persone e il ferimento di 367, mentre i tumulti si stanno espandendo verso la capitale congolese Kinshasa, dove diverse ambasciate sono sotto attacco dai manifestanti. Infatti, il ministro dell’Interno, Antonio Tajani, ha immediatamente contattato l’ambasciatore d’Italia per accettarsi delle condizioni dei connazionali presenti nel Paese. Stando a quanto dichiarato dalla Farnesina, l’ambasciata italiana sembra non sia rimasta coinvolta. A Goma, sarebbero 15 gli italiani rimasti, per lo più religiosi, cooperanti e residenti abituali, ma che si stanno spostando verso il Ruanda.

L’Italia, in verità, è stata segnata da una profonda ferita di cui porta ora la cicatrice. Il 22 febbraio 2021, l’ambasciatore italiano nella Repubblica democratica del Congo, Luca Attanasio, il carabiniere che gli faceva da scorta, Vittorio Iacovacci e l’autista del Programma alimentare mondiale Mustapha Milambo, rimasero vittime di un agguato. Un tentato rapimento nella zona del Parco nazionale del Virunga, nel villaggio di Kibumba, nei pressi di Goma, che è stato condotto da un gruppo di banditi locali. Bloccando il convoglio a bordo del quale viaggiava il diplomatico, la banda chiese 50mila dollari di “lasciapassare”. Siccome i soldi non erano nella disponibilità dei sequestrati, i criminali, che furono condannati all’ergastolo, tentarono il rapimento finito nel peggiore dei modi.

Inoltre, nell’ottobre 2023, il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni con la sua missione ha segnato un nuovo punto di partenza per l’ulteriore sviluppo delle relazioni più profonde e in linea con i propositi del Piano Mattei per l’Africa.

Relazioni Congo-Ruanda

Nell’attuale situazione di stallo si prevede un’imminente controffensiva mentre molti congolesi residenti nella provincia del Kivu starebbero passando dalla parte dei ribelli che hanno preso d’assalto anche le carceri liberando 3000 prigionieri, ex miliziani. Sulla stessa scia del presidente congolese anche l’Onu ritiene che il Ruanda sostenga l’avanzata dei rivoltosi. Il segretario Generale, Antonio Guterres ha infatti intimato il governo di Kigali anche di ritirare le proprie truppe dal territorio congolese, nonostante il presidente ruandese abbia sempre negato il suo diretto coinvolgimento accusando piuttosto il Congo di sostenere movimenti ribelli nell’abbattimento del governo ruandese.

La caduta della città di Goma, riporterebbe alla memoria il 2012, quando i militanti del Movimento 23 Marzo, ossia l’M23, costituitosi in questa data a causa delle tensione irrisolte, presero sotto il proprio potere il capoluogo del Kivu del Nord arrivando a minacciare anche la capitale del Sud della regione, Bukavu. L’attacco si era risolto con l’intervento dei caschi blu aiutando l’esercito congolese a riprendersi la provincia mentre i vertici dell’M23 si riorganizzarono nel confinante Ruanda.

Si tratta di una dinamica che si ripropone in Congo da anni e vede migliaia di centinaia di sfollati costretti a vivere in campi profughi dove la violenza è padrona. Il problema e la preoccupazione, inoltre, è che la guerra possa degenerare espandendosi in tutta la regione e coinvolgendo anche Burundi ed Uganda.

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