Cibo sintetico: il no convinto dell’Italia

Claudia Innocenti
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Mentre il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge che vieta la produzione di cibo sintetico il mondo sperimenta la nuova tecnologia

Cibo sintetico, l’Italia risponde con un no secco a questa nuova forma di produzione. È stato, infatti, approvato in Consiglio dei ministri su proposta del ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida e del ministro della Salute Orazio Schillaci il disegno di legge che vieta la produzione del cibo sintetico in Italia. Come si legge dal comunicato stampa pubblicato dall’apposito Ministero la dura decisione contro la produzione del cibo di laboratorio è stata mossa con il fine di:  “assicurare il massimo livello di tutela della salute e dei cittadini e preservare il patrimonio agroalimentare, quale insieme di prodotti di espressione del processo di evoluzione socioeconomica e culturale dell’Italia, di rilevanza strategica sul territorio per l’interesse nazionale.

Mentre l’Italia frena per tutelare il patrimonio agroalimentare il resto del mondo si apre e sperimenta questa nuova tecnologia. A Singapore, infatti, il cibo sintetico è già sulle tavole e il prossimo passo in avanti potrebbe essere mosso dagli Stati Uniti. Ad abbracciare questa nuova tecnologia, infatti, ci sono già diversi progetti sperimentali sparsi per il globo. E, in ogni caso in Italia potrebbe essere importato anche se non prodotto.

Secondo l’Oipa definirlo cibo “sintetico” è un errore

Secondo l’Organizzazione internazionale protezioni animali (Oipa) l’etichetta carne “sintetica” sarebbe volutamente erronea “atta a suscitare un’ingiustificata repulsione – in realtà spiega l’Organizzazione – si tratta di carne coltivata derivante da cellule, un prodotto alimentare che viene realizzato utilizzando cellule animali”. La differenza, infatti, sta nel metodo di produzione artificiale.

Singapore, il laboratorio di cibo artificiale ma il mondo lo segue

Al momento il mercato di punta per questo genere di alimenti è Singapore che dopo l’approvazione concessa dalla Singapore Food Agency il pollo coltivato di EatJust è stato messo in vendita nel dicembre 2020 anche se in modo molto limitato. Da allora il Paese sta investendo per far entrare nella normalità questa nuova forma di produzione di proteine alternative.

Non solo in Asia ci si apre a questa nuova forma di produzione alimentare. La Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha dichiarato a novembre che un prodotto a base di carne coltivata era sicuro per il consumo umano. Si trattava di un petto di pollo coltivato dalla Upside Foods con sede in California.

In Finlandia il consorzio CERAFIM, nato da una collaborazione tra Business Finland, un’agenzia governativa finlandese, il Valtion Teknillinen Tutkimuskeskus (VTT) e una serie di aziende del territorio sta investendo nell’agricoltura cellulare, basata sulla produzione di cibo e materiali senza sfruttare allevamenti o terreni agricoli.

Cibo sintetico, per l’Italia una minaccia

L’Italia prende le distanze dal cibo sintetico considerandolo una minaccia e non una possibilità. Il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Lollobrigida ha affermato in un’intervista al Tempo che: “L’Italia è la prima Nazione libera dal rischio di avere cibi sintetici. Così salvaguardiamo i cittadini – poi ha spiegato- iI caso di Israele è chiaro. Lì c’è un solo ristorante che vende carne di questa natura. Però, prima di servirla, prevede la sottoscrizione di una liberatoria. Come per i decreti sulle farine di insetti, la linea comune dei due provvedimenti è la difesa della salute. Ma anche la difesa del lavoro, dell’impresa e dell’ambiente. Se noi producessimo cibi in laboratorio, con l’utilizzo di bioreattori, sparirebbe la nostra biodiversità con la conseguente desertificazione del nostro modello di sviluppo. In ultimo, ma non è un fatto secondario, rischieremmo addirittura di andare incontro a un’ingiustizia sociale, con i più poveri che si nutriranno di cibi standardizzati e di bassa qualità, e i più ricchi, invece, che continueranno a nutrirsi in maniera adeguata”.

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