Caos in Nuova Caledonia, Macron convoca un nuovo Consiglio di Difesa

Proteste che vanno avanti da quasi due settimane, auto in fiamme, negozi svaligiati e vandalizzati, scontri violenti con la polizia e purtroppo anche qualche omicidio. In Nuova Caledonia, ex colonia francese ora semi-indipendente, il caos è scoppiato a seguito di una riforma costituzionale che darebbe diritto ai cittadini francesi residenti nell'arcipelago di poter votare, influenzando così l'indipendenza del Paese

Redazione
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La Francia sta affrontando una delle maggiori crisi civili dell’ultimo periodo. La Nuova Caledonia, ex colonia francese in Oceania, ora Stato amministrato in modo semi-indipendente, ha deciso di ribellarsi e di chiedere a gran voce la totale indipendenza dalla Nazione europea. La popolazione della nuova Caledonia è divenuta una sorta di melting pot, a causa della presenza delle popolazioni indigente e delle migliaia di cittadini francesi trasferitisi nel paradiso dell’Oceania. Per chi abita l’arcipelago da più tempo, però, questa “invasione” sta iniziando a destare preoccupazione.

A scatenare la furia degli indigeni è stata una riforma costituzionale imposta dalla Francia: in Nuova Caledonia potranno votare anche i cittadini francesi che vi risiedono. La parte di popolazione locale ha immediatamente compreso il pericolo sottostante la nuova legge, ovvero la possibilità che l’influenza francese nell’arcipelago si faccia ancora più prominente. In Nuova Caledonia, poi, agisce una fazione indipendentista che da anni scatena disordini per attirare l’attenzione della Francia e di tutto il mondo.

Sono varie le proteste che negli ultimi decenni hanno interessato la Nuova Caledonia, ma quelle iniziate la scorsa settimana potrebbero rientrare tra le più gravi. La popolazione indigena della Nuova Caledonia, guidata dalle esortazioni della fazione indipendentista, è scesa in strada e ha iniziato a scatenare il caos. Auto in fiamme, negozi distrutti, scontri con gli agenti, così la Nuova Caledonia ha mostrato alla Francia che i loro cittadini non sono gli unici ad essere bravi a protestare.

Prolungata la chiusura dell’aeroporto in Nuova Caledonia

La situazione in Nuova Caledonia non accenna a calmarsi. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha convocato per oggi alle 18.30 un Consiglio di Difesa per far fronte alla situazione incandescente, nella speranza di porvi fine il prima possibile. Per tenere al sicuro i cittadini, la Francia ha deciso di mantenere chiuso l’aeroporto internazionale di Noumea almeno fino alle 12 del prossimo giovedì. Una decisione che però preoccupa i governi di Nuova Zelanda ed Australia che chiedono da giorni di poter evacuare i propri connazionali.

Lo scorso mercoledì era stato proclamato lo Stato di emergenza dal primo Consiglio di difesa della Nuova Caledonia, presieduto da Emmanuel Macron. Il giorno dopo, un nuovo Consiglio, aveva predisposto l’intervento massiccio di forze di polizia, mentre ieri mattina ulteriori gendarmi hanno raggiunto l’arcipelago.

Proteste senza controllo in Nuova Caledonia

La situazione è divenuta ancora più preoccupante a partire dalla scorso mercoledì, il giorno in cui entrambe le camere del Parlamento francese hanno approvato la riforma costituzionale. Se le proteste sembrava gravi, il 15 maggio gli eventi in Nuova Caledonia sono sfuggiti al controllo sia delle autorità che dei cittadini. Le violenze si sono concentrate a Nouméa, la città principale, dove si sono verificati duri scontri tra la popolazione e le forze di polizia, composte da squadre di polizia locale e agenti francesi.

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Proteste in Nuova Caledonia

Nelle proteste sarebbe morte almeno cinque persone, anche per la difficoltà ad accedere agli ospedali, mentre sarebbero 200 le persone arrestate. Più di 60 poliziotti sono rimasti feriti e due agenti avrebbero anche perso la vita a causa della rivolta. La Francia, nel tentativo di riportare ordine ha inviato mille agenti di polizia nell’arcipelago, così come alcune squadre di militari che avranno il compito di vigilare sui porti e sugli aeroporti. Questi ultimi sarebbero stati chiusi per sicurezza ed ora sembrerebbe che circa 3,200 persone siano bloccate nell’arcipelago senza possibilità di allontanarsi.

Per evitare nuovi scoppi rivoltosi, poi, nell’arcipelago è stato dichiarato lo stato di emergenza, è stato interdetto l’utilizzo del social network TikTok ed è stato istituito un coprifuoco. Dalle 18 alle 6 del mattino in Nuova Caledonia non è più possibile lasciare la propria abitazione. La Francia ha quindi deciso di utilizzare la linea dura, nella speranza di sopire il prima possibile gli animi in rivolta degli abitanti della Nuova Caledonia.

Una calma apparente

Dopo sei giorni di proteste accesissime, la situazione in Nuova Caledonia sembra essere tornata sotto controllo. I gendarmi inviati sul territorio sarebbero riusciti a riportare l’ordine ed il peggio sarebbe passato. In realtà, secondo le autorità francesi, ciò che si sta verificando nell’arcipelago potrebbe essere la calma prima della tempesta. La tranquillità di un territorio devastato dalle violenze dei giorni scorsi potrebbe essere un semplice escamotage per diminuire i controlli sul territorio.

Si teme, quindi, che da un momento all’altro le proteste riprendano, forse più violente di prima. Le città, in particolare quelle che sono divenute il fulcro della rivolta, sono distrutte. Si stima che circa l’80% dei negozi sia stato vandalizzato e saccheggiato. Le strade sono costellate di carcasse di automobili date alle fiamme e molte di esse sono bloccate da ostacoli di vario tipo. La Francia ha quindi deciso di inviare all’arcipelago beni di prima necessità e materiale ematico per scongiurare il collasso del sistema sanitario del Paese.

La Procura di Noumea, nel frattempo, ha aperto un’indagine sullementidei disordini, tra cui alcuni membri del Cellule de coordination des actions de terrain (CCAT), ovvero la fazione indipendente che avrebbe dato avvio alle rivolte.

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