Biden chiama Netanyahu, la possibile svolta dell’accordo sugli ostaggi: scambio tra rapiti israeliani e prigionieri palestinesi

Il colloquio telefonico avvenuto tra il presidente uscente americano e il primo ministro israeliano è avvenuto affinché si provvedesse al raggiungimento di un accordo sulle trattative; Si sta discutendo l'ipotesi del rilascio di 3mila detenuti palestinesi in cambio degli ostaggi in mano ad Hamas

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Un triangolo insidioso disegnato tra Washington, Gerusalemme e Doha, in cui, però sembrano rimbalzare dichiarazioni di un cauto ottimismo al raggiungimento dell’accordo tra Israele e Hamas. Le trattative in corso si giocano sulla tregua nella Striscia di Gaza, il rilascio degli ostaggi rapiti il 7 ottobre 2023 e la liberazione dei detenuti palestinesi. In relazione a tali fatti, è avvenuto oggi, un colloquio telefonico tra il presidente uscente degli Stati Uniti, Joe Biden e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu affinché si possano velocizzare le pratiche per il fondamentale patto.

Stando a quanto riferito dalla Casa Bianca, i due leader avrebbero discusso dei negoziati in corso a Doha per il raggiungimento di un accordo sugli ostaggi, oltre ad aver affrontato le circostanze regionali cambiate radicalmente dopo gli avvenimenti che hanno colpito la Siria, nello specifico la caduta del regime di Assad e e l’indebolimento del poter iraniano nella regione. Il primo ministro israeliano avrebbe anche riferito i dettagli del suo mandato al team negoziale inviato in Qatar.

Stando a quanto pubblicato dal quotidiano israeliano Hàaretz, sembrerebbe che il rilascio degli ostaggi avverrà ancora in due fasi differenti. La prima, dovrebbe prevedere il rilascio di uomini e donne anziani o malati, e si aprirà solo dopo la dichiarazione di un cessate il fuoco che includerà il ritiro delle truppe delle Forze di Difesa israeliane da alcune zone sequestrate nella Striscia di Gaza. Nel corso dell’attuazione di questa prima fase, continueranno i negoziati per il rilascio del secondo gruppo che comprende soldati e uomini più giovani.

A far comprendere lo stato di avanzamento delle trattative, si è espresso anche il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa uscente Jake Sullivan commentando gli sviluppi dei negoziati e pur riconoscendo che “non si possono fare previsioni“, ha comunque affermato che “si è molto vicini ad un’intesa, nonostante ci siano ancora molte cose che devono essere risolte“. Il consigliere ha inoltre sottolineato la volontà di raggiungere un accordo prima del 20 gennaio, ossia la data dell’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump.

Il successore di Sullivan, Mike Waltz ha invece dichiarato alla Abc che “Hamas non ha altra scelta se non quella di stipulare un qualche tipo di accordo“. Motivo per cui, secondo Waltz, è necessario che si raggiunga un cessate il fuoco il prima possibile e che non si può attendere che il Trump si insedi, in quanto le “condizioni di Gaza peggioreranno“.

Non è passato inosservato il supporto che il presidente Biden sta portando ad Israele. Infatti, lo stesso Netanyahu ha tenuto a ringraziare per “il sostegno straordinario e permanente” che sta ricevendo da parte degli Stati Uniti “alla sicurezza e alla difesa nazionale” di Israele, oltre ad aver espresso la propria gratitudine al presidente eletto Donald Trump per gli sforzi compiuti per ottenere il rilascio degli ostaggi.

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