La Casa Bianca è in difficoltà per il caso delle carte top secret del presidente. Accertamenti anche sul figlio Hunter
Diventa sempre più imbarazzante e insidiosa per Joe Biden, ma anche per il partito democratico, l’ombra del ‘garage-gate’, come è stato ribattezzato da Fox News – con un evidente riferimento al Watergate – il caso delle carte top secret di Joe Biden: quelle scoperte prima in un suo ex ufficio in un think tank di Washington e poi nella rimessa della sua residenza di Wilmington, in Delaware, dove tiene la sua Corvette d’epoca. “Cosa sta cercando di nascondere la Casa Bianca?”, ha chiesto provocatoriamente il reporter della tv conservatrice Peter Doocey alla portavoce del presidente, Karine Jean-Pierre, che non sa più che pesci pigliare per dribblare le domande dei reporter nel briefing quotidiano.
La commissione vigilanza della Camera indaga su Biden jr
Nel frattempo i repubblicani incalzano e vogliono indagare sulla vicenda, nonostante l’attorney general Merrick Garland abbia nominato un procuratore speciale anche per le carte classificate di Biden, come aveva fatto per quelle portate da Donald Trump a Mar-a-Lago: una situazione senza precedenti, con due ‘special counsel’ che indagano simultaneamente vicende simili riguardanti due presidenti. Alcuni deputati repubblicani hanno già chiesto di vedere il registro dei visitatori delle due case di Biden, sostenendo che la scoperta di materiale classificato nella sua villa di Wilmington è un rischio per la sicurezza nazionale. Tra loro James Comer, presidente della commissione vigilanza della Camera, che vuole accertare anche se Hunter Biden, residente lì sino al 2018, ebbe accesso a quelle carte “mentre era coinvolto in affari con avversari degli Stati Uniti”. “Abbiamo bisogno di conoscere tutti coloro che hanno avuto accesso al presidente”, ha detto a Fox, la tv che sta diventando la cassa di risonanza dell’offensiva politica dei repubblicani.
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Pressing sul presidente
Un’offensiva che rischia però di diventare un’arma a doppio taglio perché Trump – la cui holding intanto è stata multata a Nyc per 1,6 milioni di dollari per frode fiscale – è sotto inchiesta per una vicenda analoga. E con una posizione ben più compromessa per il suo rifiuto di riconsegnare le carte segrete agli Archivi Nazionali, mentre Biden ha assicurato “piena collaborazione” e i suoi avvocati hanno ipotizzato uno spostamento delle carte “per errore”. Ma se sul piano legale alcune circostanze potrebbero fare la differenza, su quello politico il danno è fatto.
Preparare un piano B
L’obiettivo dei repubblicani è tenere sotto pressione politica Biden – anche con altre indagini parlamentari – per minare la sua attesa ricandidatura, considerando che secondo la prassi seguita finora dal dipartimento di giustizia un presidente in carica non è incriminabile: l’unica strada sarebbe l’impeachment, eventualmente sulla base dei risultati dell’inchiesta. Uno scenario pericoloso, che dovrebbe indurre i dem quantomeno a pensare ad un piano B che vada al di là di una candidatura della vicepresidente Kamala Harris, apparsa finora deludente e impopolare.
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