La prima notte di confronto tra Biden e Trump è stata più lunga della leggendaria maratona Isner-Mahut a Wimbledon 2010. I democratici, aggrappati ai loro cuscini come fossero salvagenti, hanno osservato un Biden che sembrava aver scambiato il dibattito per una lezione di yoga, tanto era rilassato (forse troppo). I vertici del partito si sono ritrovati più terrorizzati di fronte alla stanchezza di Biden che non a un film horror, mentre il giorno delle elezioni si avvicina inesorabile. Cambiare cavallo a metà del guado? Non proprio un’opzione facile, considerando che Biden ha dimostrato meno propensione ad abbandonare la nave che il capitano del Titanic. E nonostante l’età e i suoi palesi limiti, Biden rimane cento volte più efficace del suo rivale Trump, il quale incanta sì, ma come un serpente.
Michelle Obama: la svolta necessaria
La proposta di Giuliano Ferrara sul Foglio di vedere Michelle Obama come la prossima candidata democratica non è solo una provocazione, ma una visione concreta. Michelle, con la sua esperienza di otto anni alla Casa Bianca, il suo carisma e la capacità di rappresentare una minoranza etnica, potrebbe essere proprio il personaggio di cui l’America ha disperatamente bisogno. Ferrara evidenzia come Michelle possa “ricostituire un sogno democratico con basi realiste”, ereditando e trasformando gli ideali del marito Barack Obama, portando avanti una visione progressista capace di riunire il partito e il Paese.
Leggi Anche
Biden preoccupa i democratici
Il primo dibattito presidenziale ha scoperchiato un vaso di Pandora tra i democratici. La performance stanca e confusa di Biden ha sollevato più di un sopracciglio. David Axelrod, guru del partito, ha dato voce a queste preoccupazioni, riflettendo il malcontento diffuso tra i commentatori progressisti. Cambiare candidato, però, non è una passeggiata e dipende in gran parte dalla volontà di Biden, che sembra più determinato a restare di quanto lo sia un vecchio albero a non essere sradicato.
Chi altri?
Tra i nomi che potrebbero sostituire Biden spiccano quelli di Kamala Harris, Gavin Newsom e Gretchen Whitmer. Ognuno di loro, però, porta con sé un bagaglio di sfide e critiche. Harris, nonostante il ruolo di vicepresidente, ha deluso molte aspettative; Newsom è affascinante quanto un attore di Hollywood ma la sua gestione della California ha fatto discutere; Whitmer ha mostrato determinazione, ma la sua candidatura non è ancora consolidata.
Un sogno possibile
In questo mare di incertezze, la figura di Michelle Obama emerge come una soluzione che potrebbe unire il partito democratico e riportare speranza agli elettori. Ferrara immagina una convention democratica a Chicago, con Michelle acclamata come candidata, pronta a riaprire la battaglia elettorale con rinnovato vigore. Con il supporto del team Biden e un endorsement forte, Michelle Obama potrebbe affrontare Trump con determinazione, rappresentando una nuova speranza per l’America e il mondo.
L’idea di Michelle Obama alla guida del Paese non è solo un sogno, ma una possibilità concreta che potrebbe rispondere alle esigenze di rinnovamento e unità di cui l’America ha urgente bisogno. Con il suo carisma, la sua esperienza e la sua visione progressista, Michelle potrebbe essere la figura capace di portare avanti una riscossa democratica e affrontare le sfide del futuro con amore e convinzione
© Riproduzione riservata