Beirut, fallito raid israeliano contro Hezbollah: quali erano gli obiettivi

L'ipotesi è che l'obiettivo del raid fosse la neutralizzazione di uno dei vertici dell'organizzazione terroristica di Hezbollah. Il raid avrebbe distrutto un palazzo di otto piano e ucciso 15 persone

Redazione
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Un raid, arrivato senza preavviso, ha scatenato caos e devastazione nel cuore di Beirut in Libano. Nessun volantino anticipatorio, nessuna richiesta di evacuazione per i civili, tutti segnali che farebbero immaginare che l’obiettivo di Israele stavolta fosse di alto calibro. L’attacco sarebbe fallito, visto che l’Idf (Forze di difesa israeliane) non avrebbe annunciato alcuna uccisione. L’ipotesi è che il fine del raid fosse la neutralizzazione di uno dei vertici dell’organizzazione terroristica di Hezbollah.

A perdere la vita sono state invece 15 persone. Gli ennesimi innocenti di una guerra che sembra non mostrare spiragli di speranza. Si contano decine di feriti, oltre ai danni gravissimi alle infrastrutture della città. Sembrerebbe che sia crollato un edificio di ben otto piani. In contemporanea con questo attacco, poi, le forze israeliane avrebbero scagliato una serie di attacchi contro obiettivi di Hezbollah nella roccaforte di Dahiyeh, nel sud di Beirut. In totale, quindi, secondo il ministero della Sanità libanese ieri sarebbero morte circa 30 persone a causa di raid israeliani.

Gli Stati Uniti, intanto, continuano a lavorare per portare le due parti in gioco all’accettazione di una tregua. Il segretario della Difesa americano Lloyd Austin ha ribadito l’impegno di Washington nel voler costruire una pace duratura per porre fine alle tragedie che quotidianamente si verificano sul territorio. Secondo fonti israeliane, sembrerebbe che ci siano “buone probabilità che i negoziati per il cessate il fuoco vengano completati la prossima settimana“.

Beirut, i possibili obiettivi di Israele

Sembrerebbe che l’attacco sferrato a Beirut, nel quartiere centrale di Basta el-Faouqa, avrebbe avuto come obiettivo Muhammad Haydar, considerato il sostituto di fatto del capo di stato maggiore di Hezbollah Fuad Shukar, già eliminato da Israele la scorsa estate. Questo, infatti, sarebbe l’unico comandante anziano rimasto in vita del consiglio della Jihad e sarebbe ritenuto responsabile di tutti i progetti militari classificati, che Hezbollah gestisce attraverso la forza Quds iraniana. Inoltre, Haydar gestirebbe anche il trasferimento di armi dall’Iran al Libano.

Naim Qassem, nuovo leader di Hezbollah
Naim Qassem, leader di Hezbollah

Le ipotesi sarebbe però numerose. Secondo altre fonti, infatti, l’Idf avrebbe voluto prendere di mira lo stesso Naim Qassem, ovvero il successore alla guida del partito di Dio di Hasan Nasrallah, ucciso ormai due mesi fa. Al momento, comunque, non vi sarebbero certezze se non che l’attacco israeliano sarebbe fallito. Sembrerebbe, quindi, che il piano di Israele di decapitare i vertici di Hezbollah per il momento non sia progredito come sperato.

Beirut, le possibilità di una tregua

Affinché in Libano possa essere ritrovata la pace, si è svolto un incontro tra il capo del comando centrale americano Michael Kurilla, arrivato in Israele, e il capo di stato maggiore Herzi Halevi. Al centro del vertice, così come della telefonata tra il segretario Austin e il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz, la necessità di “garantire la sicurezza e l’incolumità delle forze armate libanesi e delle forze Unifil“. Su questo punto, inoltre, sarebbe avvenuta una telefonata tra il il primo ministro libanese Nagib Mikati e la premier italiana Giorgi Meloni.

In questi giorni infatti alcuni soldati dei contingenti Unifil italiani sono rimasti feriti a causa della caduta di missili lanciati da Hezbollah. “Spero che questo sfortunato evento non influisca sulla vostra determinazione a sostenere il Libano né sul vostro ruolo cruciale nell’aiutarci a raggiungere un cessate il fuoco“, ha dichiarato il ministro, cercando di riportare la calma tra i due Paesi. Nei giorni scorsi, l’inviato della Casa Bianca Amos Hochstein ha incontrato personalmente il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente del Parlamento libanese Nabih Berri, negoziatore di Hezbollah.

Secondo le stime degli analisti, nel caso in cui l’accordo dovesse firmato allora l’organizzazione terroristica libanese tenterà di trarre vantaggio dai lavori di ricostruzione per riarmarsi e rafforzare i suoi vertici, oltre a ricostruire infrastrutture così da riprendersi dai gravi danni subiti dai raid israeliani.

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