Francia, Le Pen e la gauche annunciano la sfiducia a Barnier: cosa succederà ora

La crisi finanziaria e un provvedimento sulla previdenza sociale che contiene troppi tagli avrebbero messo in una posizione scomoda il primo ministro francese; il partito di Le Pen e Bardella ha subito approfittato della situazione, decidendo di avvertire l'esecutivo con la minaccia della sfiducia, contando anche sull'appoggio del resto delle opposizioni

Laura Laurenzi
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A due mesi dal voto, che ha portato all’elezione del primo ministro Michel Barnier, il governo francese sembrerebbe essere sull’orlo di un collasso. La situazione economica del Paese è “catastrofica“, per utilizzare un aggettivo più volte pronunciato dal premier, ed oggi parte delle opposizioni sembrerebbero essere contrarie al piano di finanziamento della previdenza sociale, presentato dal governo e contestato per le riforme poco vicine ai bisogni dei cittadini.

Il primo ministro francese ha preso la sua decisione e oggi, nel corso di un’audizione al Parlamento di Parigi, ha annunciato il ricorso all’articolo 49.3 della Costituzione che permette di adottare una legge senza il voto dell’Assemblea nazionale. “I francesi non ci perdonerebbero di preferire gli interessi particolari all’avvenire della Nazione“, ha infatti dichiarato il premier. Barnier sembrerebbe pronto ad affrontare lo scontento delle opposizioni, primo tra tutti il Rassemblement National di Marine Le Pen.

I primi a confermare l’intenzione della sfiducia al governo sono stati i deputati della sinistra, guidati da Jean Luc Melenchon, seguiti poi a stretto giro da Rn di Marine Le Pen. “Di fronte a questa ennesima negazione della democrazia, censureremo il governo. Michel Barnier rimarrà nella storia come il primo ministro dal mandato  più breve“, ha poi annunciato Mathilde Panot, del Nuovo fronte popolare. Il termine per le presentazioni delle mozioni di sfiducia è domani alle 15:42, ovvero a 24 ore dalla data di chiusura della seduta di oggi.

Francia, il contenuto del testo sulla previdenza sociale

All’interno del provvedimento sulla previdenza sociale i punti più contestati riguardano l’aumento delle spese per i cittadini. In particolare vengono nutriti numerosi dubbi sui tagli ai contributi sociali dei datori di lavoro, sulla fine parziale dell’indicizzazione all’inflazione delle pensioni e sui tagli al rimborso dei farmaci. Tutte misure volte a migliorare la situazione finanziaria del Paese e per evitare che il debito pubblico continui ad aumentare.

Secondo quanto dichiarato dal ministro del Bilancio. Laurent Saint-Martin, sembrerebbe che il testo sia frutto di un primo compromesso tra i deputati dell’Assemblea nazionale e i membri del Senato francese, per cui secondo il ministro “respingere questo accordo significa rifiutare un accordo democratico“. L’obiettivo di Barnier, che ha messo al primo posto le problematiche economiche del Paese, è quello di migliorare la posizione fiscale della Francia di ben 60 miliardi nel 2025, così da poter procedere alla riduzione del deficit del Pil della Nazione, fino a portarlo al 5% dal 6,1% registrato quest’anno.

I primi segni della crisi economica francese, infatti, inizierebbero a farsi sentire. Solo alcuni giorni fa, infatti, la Francia ha potuto evitare un declassamento del debito da parte dell’agenzia di ranking S&P, grazie alla fiducia che questa ha deciso di riporre nel Paese. “Ci aspettiamo che la Francia rispetti, anche se in ritardo, il quadro fiscale dell’Ue e che consolidi gradualmente le finanze pubbliche“, hanno infatti dichiarato.

Francia, i dubbi del Rassemblement National

Marine Le Pen ha sostenuto che da parte del primo ministro vi sarebbe un atteggiamento di chiusura che non permetterebbe l’analisi e il miglioramento del testo sulla previdenza sociale. In questo modo, quindi, Barnier starebbe evitando di portare avanti un provvedimento che faccia davvero il bene della Nazione.

Tutto ciò che deve fare il primo ministro è accettare di negoziare, la decisione di un voto di sfiducia sarà sua“, ha poi avvertito Le Pen, rivendicando la decisione del partito. Nel caso in cui venga realmente votata la sfiducia, questo sarebbe il primo caso dal 1962, quando venne sconfitto il governo di Georges Pompidou. Barnier ha risposto alle parole di Le Pen tramite la portavoce del governo Maud Bregeon, che ha sostenuto che l’esecutivo non ha mai chiuso le porte del dialogo. Al contrario, affinché venga portato a termine un accordo è necessario che vi siano due parti disposte a dialogare.

L’interesse superiore è che il Paese abbia un bilancio e non sprofondi nell’incertezza, ha poi sostenuto la portavoce, annunciando che ogni deputato che voterà la mozione di sfiducia, di qualunque partito esso sia, “dovrà renderne conto al suo collegio“. Barnier e Le Pen avrebbero avuto un colloquio telefonico questa mattina, per discutere della possibilità della sfiducia al governo. “Abbiamo depositato un emendamento sulla rinuncia alla deindicizzazione delle pensioni, ora sta al governo accettarlo“, ha dichiarato Le Pen, non contenta del compromesso che questa mattina avrebbe presentato il primo ministro. Per tentare di accontentare Rn, infatti, Barnier avrebbe dichiarato di volersi impegnare affinché nel provvedimento non venga inserita una cancellazione sui rimborsi dei medicinali.

Intanto inizia a correre la preoccupazione tra il popolo francese, come dimostrano le parole della Confederazione delle piccole e medie imprese (Cpme), che ha sostenuto che la censura al testo presentato da Barnier significherebbe soltanto “un nuovo blocco dell’economia che sta già rallentando“. Jordan Bardella, uomo simbolo di Rn, ha però ricordato che la colpa di quanto sta accadendo non è delle opposizioni, perché Barnier si trova a capo di “un governo senza legittimità democratica, né maggioranza parlamentare“, per cui “l’unico responsabile di questa instabilità è all’Eliseo e si chiama Emmanuel Macron“.

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