Israele, Hamas e Hezbollah: l’attacco, la vendetta e la strage degli innocenti

Nella notte tra sabato e domenica, la guerra del Medio Oriente ha prodotto una nuova, orribile carneficina. Come previsto da tempo, la ragnatela di alleanze costruita negli ultimi decenni tra i maggiori gruppi terroristici della regione si è stretta intorno a Tel Aviv, che ora si trova a dover fronteggiare attacchi provenienti da ogni angolo: dalla Cisgiordania al Mar Rosso, dall'Iran alla Siria, fino al Libano, dove Hezbollah fa decollare i propri droni, togliendo il futuro a Israele

Gian Luca Giosue
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L’aviazione di Israele ha eseguito una serie di raid aerei su posizioni di Hezbollah nel sud del Libano, in risposta a un attacco missilistico che ha colpito la città di Majdal Shams, causando almeno 12 vittime e oltre 30 feriti, molti dei quali bambini. Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha anticipato il rientro da una visita ufficiale negli Stati Uniti, ha promesso ritorsioni severe contro Hezbollah, dichiarando che l’organizzazione “pagherà un prezzo alto” per l’attacco. Gli obiettivi colpiti dall’IDF includono depositi di armi e infrastrutture militari nelle aree di Chabriha, Borj El Chmali e Khiam.

Hezbollah
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Per la morte di bambini, alcuni piangono e altri ridono

Le autorità israeliane hanno dichiarato di non voler provocare un conflitto su larga scala. Tuttavia, il capo di stato maggiore dell’IDF, Herzi Halevi, ha confermato che il razzo lanciato verso Majdal Shams era un Falaq con una testata di 53 kg, sottolineando che l’intento era chiaramente quello di colpire obiettivi civili. Occhio per occhio, civile per civile. Una guerra portata avanti a colpi di vendetta, in cui a farne le spese sono sempre i più deboli. 12 tra bambini e adolescenti massacrati senza colpa, in un ciclo infinito di accuse e controaccuse in cui colpe e ragioni si mescolano ed uniformano.

La comunità internazionale si è schierata immediatamente. L’atto abominevole ha portato gli Stati Uniti a riaffermate il proprio sostegno “ferreo e incrollabile” alla sicurezza di Israele contro le minacce terroristiche. L’Unione Europea, attraverso l’alto rappresentante per gli Affari esteri Josep Borrell, ha chiesto un’indagine indipendente sull’attacco e ha condannato la perdita di vite umane, definendo l’episodio come un “bagno di sangue inaccettabile“.

Eppure, mentre l’occidente piangeva la morte degli innocenti, altri esultavano, godendo del trionfo sul paese nemico, ironizzando e ridendo sui corpi smembrati. Il popolo del web è inorridito nel notare che diversi post, apparsi all’alba dell’attacco, gioivano di quelle stesse morti insensate. “Le meravigliose scene di parti di cadaveri sparse a Majdal Shams ci riportano alle scene del 7 ottobre. Stasera faremo un grande barbecue“, scrive un uomo palestinese sul social X, aggiungendo emoji dagli occhi a cuore. Una distruzione senza fine in cui i civili sono intoccabili solo quando sono i propri, e la vita umana ha un valore diverso a seconda del confine in cui si nasce, la religione che si pratica o la lingua che si parla.

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Israele, Libano e Gaza: la distruzione continua

Nonostante la terribile escalation, sono in corso tentativi di mediazione internazionale per un cessate il fuoco. Un incontro chiave è previsto a Roma, dove rappresentanti di Israele, Stati Uniti, Qatar ed Egitto discuteranno di possibili soluzioni per ridurre la tensione e negoziare il rilascio degli ostaggi. La delegazione israeliana sarà guidata dal capo del Mossad, David Barnea, mentre il direttore della CIA, William Burns, parteciperà per gli Stati Uniti.

Nel frattempo, nel nord di Israele, gli ospedali stanno affrontando una situazione critica, con numerosi bambini ricoverati in gravi condizioni. Il direttore del centro medico Ziv di Safed, Salman Zarka, ha dichiarato che molti dei feriti sono in condizioni disperate e che alcuni di loro dovranno essere sottoposti a ulteriori interventi chirurgici. Danny Eitan, direttore del reparto di terapia intensiva pediatrica del Rambam Medical Center di Haifa, ha descritto le ferite come tra le più gravi viste negli ultimi tempi.

Eppure, mentre la morte dei bambini aumenta la tensione al confine nord di Israele, le forze israeliane proseguono con operazioni mirate nella Striscia di Gaza, dove Hamas ha denunciato oltre 30 morti in un ospedale da campo. L’IDF ha dichiarato che l’operazione mirava a colpire un centro di comando di Hamas situato in un complesso scolastico, semplice causa ed effetto. Ancora una volta, le azioni del proprio Paese sono sacre, le vite dei civili degli altri non valgono niente.

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