“Dopo essere stato ammanettato tutta la notte e picchiato in una base militare, Hamdam Ballal è libero e sta per tornare a casa dalla sua famiglia“, così il co-regista israeliano, Yuval Abraham, del film documentario vincitore dell’Oscar, “No Other Land“, ha annunciato la liberazione del suo collega.
Il 36enne palestinese Ballal era stato rapito ieri sera dai coloni nella città dove vive, Susiya, nella Cisgiordania meridionale. Rimasto ferito “alla testa e allo stomaco” e “lasciato sanguinante“, i soldati hanno assaltato l’ambulanza che aveva chiamato per essere medicato per poi portarlo via. Lea Tsemel, avvocato difensore del regista palestinese, annunciando il suo imminente rilascio, aveva riferito che il suo assistito e altri due palestinesi avevano trascorso la notte sul pavimento di una base militare, con gravi ferite riportate in seguito agli scontri.
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Ballal come è stato rapito
Nella Cisgiordania meridionale, decine di coloni sono arrivati nei pressi del villaggio di Susya, lanciando pietre contro auto e case e i residenti hanno così risposto all’attacco. Negli scontri è rimasto ferito per poi essere successivamente arrestato dagli uomini dell’Idf, Hamdan Ballal. Il co-regista, Yuval Avraham, aveva denunciato su X l’aggressione subita da Ballal di un gruppo di coloni che aveva attaccoto la sua casa. Dopo essere stato picchiato, i soldati sono entrati nell’ambulanza che il regista palestinese aveva chiamato e da ferito e sanguinante, lo hanno arrestato. Da quel momento non si erano avute più notizie in merito a dove fosse e in che condizioni versasse.
Stando a quanto riferito da testimoni oculari, quattro palestinesi sono stati feriti dal lancio delle pietre. Mentre, la polizia ha dichiarato che tre palestinesi sono stati arrestati, in manette anche un minorenne israeliano successivamente rilasciato a causa delle ferite riportate dopo essere rimasto colpito da una pietra.
No Other Land, di cosa tratta
No Other Land, che lo scorso 3 marzo ha vinto l’Oscar come miglior documentario, racconta e denuncia le demolizioni ad opera dell’Idf nel villaggio palestinese di Masafer Yatta, in Cisgiordania. All’opera hanno preso parte due registe palestinesi, tra cui Ballal e Basel Adra e due registi israeliani, Abraham e Rachel Szor. Proprio sul palco di Los Angeles, nella notte della premiazione, un israeliano e un palestinese hanno chiesto il rispetto dei dritti per i palestinesi nonché una soluzione negoziata che possa porre fine al conflitto.
Avraham aveva inoltre parlato della distruzione di Gaza e degli ostaggi israeliani rapiti il 7 ottobre. “C’è un percorso diverso, una soluzione politica – spiega il regista – senza supremazia etnica, con diritti nazionali per entrambi i nostri popoli“. Un’iniziativa che aveva ricevuto il ringraziamento del capo del Consiglio comunale del villaggio palestinese di Susyia che ha fortemente apprezzato l’appoggio degli attivisti anche israeliani.
Di diverso parere, la Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele che alcuni giorni dopo il discorso di Avraham, ha rilasciato una dichiarazione in cui condannava il documentario per aver violato le “linee guida anti-normalizzazione” del movimento.
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