Aviaria, allarme focolai nell’Ue: si teme mutazione del virus

Una mutazione del virus A/H5N1 potrebbe portare ad una trasmissione su larga scala anche tra gli esseri umani. Il pericolo di una nuova pandemia preoccupa l'Ue. che continua a tenere sotto controllo l'evolversi dei focolai tra animali

Redazione
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L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha fatto il punto sulla possibile emergenza sanitaria che potrebbe derivare dall’espandersi dell’influenza aviaria che “continua a diffondersi nell’Unione europea, e altrove, provocando un’elevata mortalità tra uccelli selvatici, mammiferi selvatici e domestici e focolai negli allevamenti“. Una malattia che potrebbe portare, nel peggiore dei casi, ad una possibile pandemia influenzale. Da valutare, quindi, i fattori di rischio per preparare misure di mitigazione che evitino uno scenario simile a quello provocato dal Coronavirus.

Il pericolo maggiore è rappresentato dalla mutazione della malattia, che potrebbe acquisire la capacità non solo di infettare gli uomini ma anche di trasmettersi da uomo a uomo. Il rapporto consegnato oggi, infatti, avverte sulla possibilità di evoluzionedi nuovi ceppi portatori di potenziali mutazioni per l’adattamento nei mammiferi“. Il virus, inoltre, avrebbe già “dimostrato la capacità di compiere alcuni passi evolutivi verso l’adattamento ai mammiferi“.

Le preoccupazioni sull’aviaria dell’Efsa

A oggi, il virus A/H5N1 del clade 2.3.4.4b attualmente circolante ha causato solo pochi casi di infezione umana” hanno spiegato l’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) e la European Food Safety Authority (Efsa), sottolineando come “l’elevato numero di infezioni ed eventi di trasmissione tra diverse specie animali aumenta la probabilità del riassortimento virale e/o dell’acquisizione di mutazioni che potrebbero migliorare la capacità dei nuovi virus influenzali emergenti di infettare, replicarsi e trasmettersi in modo efficiente a e tra i mammiferi“.

Il virus dell’influenza aviaria avrebbe poi la capacità di combinarsi con altri virus circolanti, assumendo così ulteriori caratteristiche che gli permetterebbero di diffondersi più facilmente nei mammiferi. Per ora non ci sono prove di trasmissione da mammifero a mammifero. La trasmissione del virus avviene infatti in “alcune specie di animali da pelliccia d’allevamento (ad esempio visoni o volpi), che sono altamente sensibili ai virus dell’influenza“.

La nota delle due agenzie ha però fatto scattare un campanello d’allarme sottolineando come “i mammiferi selvatici potrebbero fungere da ospiti ‘ponte’ tra gli uccelli selvatici, gli animali domestici e gli esseri umani. Anche gli animali da compagnia, come i gatti, che vivono in casa e hanno accesso all’esterno, in ambienti all’aria aperta possono essere un potenziale veicolo di trasmissione“.

Focolaio di aviaria in un allevamento di bovini in Idaho

Un allarme giunge dal dipartimento dell’Agricoltura americano che ieri ha confermato la presenza di bovini da latte infettati dal virus dell’influenza aviaria A/H5N1 in un allevamento in Idaho. Si tratta del quinto Stato americano a essere interessato dall’epidemia dopo Texas, Kansas, Michigan e New Mexico. Le indagini preliminari hanno concluso che il ceppo di virus rilevato nell’ultimo caso è simile a quello riscontrato in precedenza in Texas e Kansas e che sembra essere stato introdotto dagli uccelli selvatici.

Per ora sembrerebbe non esserci alcun pericolo per ciò che riguarda il latte commerciale poiché questo viene pastorizzato, come precisato dal ministero dell’Agricoltura americano. Per quanto riguarda i fattori di rischio per l’infezione umana, per ora l’allerta sull’influenza aviaria resta bassa ma le autorità confermano che chi è stato esposto per periodi prolungati ad animali infetti o ambienti contaminati sono a maggior rischio di infezione.

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