Abu Mazen all’Onu: “Fermate il genocidio, basta armi a Israele”

"Questa follia non può continuare, il mondo intero è responsabile di quel che succede alla nostra gente a Gaza" ha dichiarato il presidente dell'Anp lanciando un messaggio duro e soprattutto non fraintendibile

Redazione
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Il podio della 79esima Assemblea Generale dell’Onu ha ospitato ieri il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, che ha deciso di sfruttare questa opportunità per esortare i presenti a prendere una dura posizione sul conflitto in Medio Oriente, con l’obiettivo di fermare le offensive di Israele e porre fine ad un conflitto che continua ad uccidere quotidianamente civili innocenti.

Abu Mazen non teme di utilizzare la parola “genocidio“, chiedendo all’Onu di porre fine al conflitto smettendo diinviare armi ad Israele“. Una posizione dura che mostra la disperazione di un leader che ormai da quasi un anno combatte incessantemente contro una forza che sembra inarrestabile e soprattutto che non sembra avere nemici. “Questa follia non può continuare, il mondo intero è responsabile di quel che succede alla nostra gente a Gaza” ha dichiarato il presidente dell’Anp lanciando un messaggio aspro e soprattutto non fraintendibile.

Il discorso di Abu Mazen ha ovviamente scosso i vertici israeliani, rappresentati dall’ambasciatore alle Nazioni Unite Danny Danon, che ha deciso di commentare l’intervento del presidente dell’Anp dichiarando: “Solo quando si presenta sulla piattaforma dell’Onu Abu Mazen parla di una soluzione pacifica. Non c’è ipocrisia e menzogna più grandi di questa“.

Abu Mazen: “Gli Stati Uniti ci privano dei nostri diritti legittimi

Abu Mazen non ha risparmiato attacchi nei confronti degli Stati Uniti, principali alleati di Israele in Occidente, sottolineando come il loro supporto alla causa israeliana abbia provocato stragi di civili e bambini nella Striscia di Gaza. “Esprimo il mio rammarico – ha infatti dichiarato il presidente dell’Anp – per il fatto che la più grande democrazia del mondo, abbia ostacolato tre volte, ponendo il veto, la risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che chiedeva il cessate il fuoco a Gaza. E oltre questo invia a Israele armi mortali per uccidere la nostra gente“.

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Il presidente dell’Anp Abu Mazen

Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese ha poi affermato ancora più duramente: “Non capisco perché gli Stati Uniti ci continuano a privare dei nostri diritti legittimi“. Nonostante le estreme difficoltà vissute ogni giorno, con centinaia di migliaia di sfollati, tendopoli in zone sicure e mancanza di generi alimentari e beni di prima necessità, Abu Mazen ha confermato che la Palestina ha intenzione di resistere e di non cedere alle pressioni israeliane: “Non ce ne andremo, la Palestina è la nostra terra, e se qualcuno se ne andrà sono coloro che la occupano“.

Le proposte del presidente dell’Anp, quindi, riguardano un cessate il fuoco immediato, la consegna di aiuti umanitari a Gaza, dove la situazione diventa di giorno in giorno più insostenibile, e il ritiro completo delle truppe di Israele dal territorio palestinese. “Non chiediamo di più e non vogliamo di meno” ha tuonato Abu Mazen, dichiarando di pretendere che l’Anp abbia completa autorità sui territori di Gaza e Cisgiordania.

La mancata tregua in Libano e la furia degli Usa

Le accuse di Abu Mazen nei confronti degli Stati Uniti cadono in una giornata particolare. A seguito di un colloquio con i vertici di Israele, gli Usa avrebbero inviato una proposta di tregua riguardante il territorio del Libano. Tre settimane di cessate il fuoco per dare avvio a negoziati che evitino un’escalation nel territorio. Un progetto che però è stato rifiutato da Israele stessa. Una beffa che ha ovviamente infuriato gli Usa, fino a poco prima convinti di aver risolto almeno uno dei problemi presenti in Medio Oriente.

Continueremo a colpire Hezbollah con tutta la forza finché non riporteremo i residenti del nord nelle loro case” ha infatti dichiarato il premier Benjamin Netanyahu, atterrato a New York per prendere parte all’assemblea delle Nazioni Unite.

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