A Riad concluse le trattative tra Russia e Usa, Rubio: “L’Europa dovrà partecipare ai negoziati”

Dopo i colloqui che si sono svolti oggi in Arabia saudita, alla sola presenza degli Usa e di Mosca, il segretario di Stato di Washington ha ricordato che anche il Vecchio Continente ha emesso sanzioni contro la Russia e per questo dovrà partecipare alle trattative sulla pace, anche se in un secondo momento

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Quattro ore e mezza, è stata questa la durata dei colloqui tra Russia e Stati Uniti a Riad, nel palazzo presidenziale di Diriyah, parte del complesso di Albasatin. Un tavolo di trattative, che dovrebbe precedere l’inizio dei negoziati per la pace in Ucraina, che ha visto partecipi solo le delegazioni di Mosca e Washington. I grandi assenti della giornata sono il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e i delegati dell’Unione europea.

Nei giorni scorsi, da quando Trump ha aperto alla possibilità di dialogo con Mosca sulla pace in Ucraina, l’Ue ha tentato di farsi strada nei negoziati, rivendicando un posto che le spetterebbe di diritto, in quanto tra i più grandi alleati della Nazione invasa. Nonostante gli appelli della presidente della commissione Ue, Ursula Von der Leyen, e dell’Alto rappresentante per la politica estera, Kaja Kallas, Trump e Putin hanno proseguito per la loro strada, escludendo del tutto il Vecchio Continente.

Proprio nel corso del colloquio a Riad, il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, ha aperto alla possibilità di una partecipazione dell’Unione europea alle trattative. “Anche l’Europa ha imposto sanzioni e quindi anche l’Europa dovrà sedersi al tavolo dei negoziati“, ha infatti dichiarato subito dopo la conclusione delle trattative. Un passo in avanti che però potrebbe provocare problemi all’Ue.

Nella giornata di ieri, infatti, una parte dei leader dell’Unione europea si sono incontrati a Parigi, su richiesta del presidente francese Emmanuel Macron, al fine di discutere la possibile risposta unitaria allo strappo di Donald Trump. Nel corso del vertice sembrerebbe che sia stata ipotizzata la possibilità di nominare un inviato speciale a cui far gestire i negoziati. Si vocifera che il nome favorito sia quello dell’ex cancelliera tedesca, Angela Merkel, su cui però al momento non vi sono certezze.

Riad, Lavrov: “Zelensky va riportato alla ragione”

I colloqui si sono dunque conclusi in maniera positiva, come chiarito da entrambe le parti in gioco. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha sottolineato che nelle ultime settimane e nel corso delle trattative a Riad gli Usa hanno iniziato ad ascoltare con più attenzione le richieste di Mosca. “Ho tutte le ragioni per credere che la parte americana comprenda la nostra posizione“, ha infatti dichiarato Lavrov, sottolineando che ora i due Paesi si sono impegnati a nominare al più presto possibile gli ambasciatori di entrambe le parti.

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov sull'Ucraina
Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov sull’Ucraina

Inoltre, Lavrov ha sottolineato l’assenza di un piano in tre fasi concordato con gli Usa sulla guerra in Ucraina nel corso dei negoziati, così come ha definito “inaccettabile” per Mosca che vengano inviati in Ucraina i peacekeeper di Paesi Nato. In questo senso, ha evidenziato che il presidente di Kiev, Volodymyr Zelensky, debba essere “riportato alla ragione“. Il riferimento è all’attacco alla stazione di pompaggio di petrolio di Kropotkinskaya in Russia, che sarebbe stata bombardata da presunti droni ucraini tra domenica e lunedì 17 febbraio.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky

Il presidente ucraino ha invece voluto mettere in luce la scorrettezza dei colloqui tenutisi oggi. “Sono presenti i rappresentanti della Russia e i rappresentanti degli Stati Uniti. Sull’Ucraina, ancora sull’Ucraina, e senza l’Ucraina“, ha continuato il leader di Kiev, ribadendo un concetto già espresso ieri e nelle scorse settimane. “Gli usa vogliono compiacere Putin“, ha infatti rivendicato Zelensky, commentando con un certo rammarico quanto avvenuto oggi.

Intanto, Lavrov ha invece giudicato positivamente le trattative, sottolineando che già nei prossimi tre mesi sarà possibile osservare i risultati delle alleanze strategiche ed economiche tra Russia e Usa. Per quanto riguarda il conflitto in Ucraina, invece, il ministro degli Esteri ha sottolineato l’interesse delle due Nazioni a dare inizio al più presto ai negoziati. In questa prima fase senza la presenza di Ucraina e Unione europea.

I colloqui per la pace dovranno quindi avere inizio “il prima possibile“, ma solo nel momento in cui Vladimir Putin deciderà che la Russia sarà pronta. I primi a fornire i loro rappresentanti saranno gli Usa, che poi dovranno presentarli a Mosca, che conseguentemente sceglierà i suoi.

Riad, Rubio: “Dalla fine della guerra grandi opportunità per Usa e Russia”

Secondo Washington, il tavolo negoziale svoltosi oggi è un primo grande passo verso la pacificazione dell’Ucraina. Marco Rubio avrebbe concordato con i funzionari russi di istituire un “meccanismo di consultazione per affrontare gli elementi irritanti nelle relazioni tra Stati Uniti e Russia“. In questo senso, quindi, le trattative di Riad fungeranno da “base per la futura cooperazione su questioni di mutuo interesse geopolitico e storiche opportunità economiche e di investimento“.

Un successo per entrambi i Paesi, che al momento hanno intenzione di giungere alla pacificazione in autonomia. Solo a seguito dell’inizio della pace sarà possibile coinvolgere Ue e Ucraina per stendere i punti cruciali delle trattative. Il segretario di Stato Usa ha però voluto sottolineare che, al fine di rendere la pace veramente duratura ed efficiente, entrambe le parti dovranno essere pronte a fare concessioni.

Un passo verso una direzione diversa rispetto a quella adottata in passato dal presidente Usa Donald Trump, così come dal leader del Cremlino, entrambi convinti che la Russia possa giungere alla pace senza dover cedere parti di territorio conquistate o lasciare in mano di Kiev quelle perse nel corso del conflitto. Resta dunque da chiarire l’enorme incognita rappresentata dalla posizione di Kiev, che già ieri ha dichiarato di non avere intenzione di accettare un accordo preso in sua assenza e soprattutto che metta in discussione la sua integrità territoriale.

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