Alle 6:29 del mattino a Reim, località di Israele dove esattamente un anno fa è stato assaltato il festival Nova dai terroristi di Hamas, hanno avuto inizio le celebrazioni del ricordo delle 370 vittime, uccise nel giorno che avrebbe dato inizio ad un conflitto ancora senza fine in Medio Oriente. A distanza di dodici mesi, Israele è ancora in guerra e i suoi fronti sono addirittura aumentati. Oltre alla Palestina, anche il Libano e l’Iran sono ora nel mirino dello Stato ebraico, che non sembra avere intenzione di porre fine al conflitto.
Nel corso della giornata è previsto un discorso del primo ministro Benjamin Netanyahu, che parlerà alla Nazione. Oltre a quella di Reim, poi, sono previste altre celebrazioni sia a Tel Aviv che a Nir-Oz, un kibbutz in cui una trentina di abitanti vennero uccisi e più di 70 presi in ostaggio e portati a Gaza. Dal resto del mondo iniziano ad arrivare i messaggi di solidarietà e vicinanza per le sofferenze del popolo palestinese, ma anche gli inviti a lavorare ad un cessate il fuoco, che possa portare la pace nelle regioni interessate.
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Ieri, il Presidente della Repubblica Mattarella ha rilasciato un dichiarazione che si muoveva proprio in questo senso. Pur sottolineando il pieno sostegno dell’Italia allo Stato ebraico, Mattarella ha invitato Israele a lavorare per un negoziato diplomatico che si muova nella direzione dei “Due Popoli, due Stati” e che ponga le basi per un futuro in cui questi conflitti non saranno più necessari.
Netanyahu: “Riporteremo a casa i nostri ostaggi“
Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha sostenuto che nel corso delle celebrazioni del primo anniversario della guerra, le truppe dell’Idf non porranno fine al loro lavoro. “Oggi più che mai, abbiamo un profondo impegno a continuare a prendere ogni misura necessaria per sconfiggere i nostri nemici e difendere la nostra patria” ha infatti dichiarato il ministro, sottolineando che tramite queste azioni sarà garantito il ritorno a casa di tutti gli ostaggi.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è espresso sulla stessa falsariga, sostenendo che in questo giorno è necessario ricordare non solo i morti, ma anche coloro che si trovano ancora nelle mani del nemico. “Abbiamo attraversato un terribile massacro un anno fa” ha ricordato Netanyahu, prima di promettere alla popolazione: “Siamo obbligati a riportare gli ostaggi a casa“.
Papa: “La guerra è una sconfitta, la violenza non porta mai pace“
Papa Francesco ha inviato un messaggio di vicinanza e solidarietà alle popolazioni colpite dalla guerra in Medio Oriente, sottolineando la sua instancabile preghiera per la cessazione delle ostilità e il ritorno della pace in questi territori. “Cari fratelli e sorelle, penso a voi e prego per voi. Desidero raggiungervi in questo giorno triste” ha infatti dichiarato il Pontefice, poco prima di criticare le grandi potenze mondiali che in un anno non sarebbero riuscite a “far tacere le armi e mettere fine alla tragedia della guerra“. Intanto, però, il conflitto prosegue e continua a provocare morti innocenti, che subiscono ingiustamente le conseguenze della guerra.
“Sono con voi, abitanti di Gaza, martoriati e allo stremo, che siete ogni giorno nei miei pensieri e nelle mie preghiere” ha quindi dichiarato il Pontefice, rivolgendo parole di cordoglio nei confronti di tutti coloro che soffrono. Il Santo Padre ha poi concluso la sua dichiarazione ricordando che mai nella storia “la violenza ha portato la pace“, così come non è mai accaduto che “le armi abbiano costruito il futuro“.
Biden: “Condanno l’ondata di antisemitismo in America“
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha voluto sottolineare che il giorno del 7 ottobre non è solo un anniversario terribile per i cittadini israeliani ma è anche “un giorno buio per il popolo palestinese“. Il capo di Stato ha annunciato che gli Usa non hanno intenzione di arrendersi e che continueranno a “lavorare per raggiungere un accordo di cessate il fuoco a Gaza“. Un secondo obiettivo che Biden vuole perseguire è quello del rientro a casa degli ostaggi che sono ancora nelle mani dei loro nemici.
“Hanno attraversato l’inferno. La mia amministrazione ha negoziato per il rilascio sicuro di oltre 100 ostaggi, compresi americani. Non ci arrenderemo mai finché non riporteremo a casa sani e salvi tutti gli ostaggi rimasti” ha infatti sostenuto il presidente, chiarendo che anche l’ondata di antisemitismo che si sta verificando negli Usa deve essere fermata: “Dobbiamo unirci tutti contro l’antisemitismo e contro l’odio in tutte le sue forme“.
Harris: “Ora serve un accordo su tregua e ostaggi“
La vicepresidente Usa Kamala Harris si è detta “addolorata” per la distruzione che nell’ultimo anno si è verificata in Medio Oriente e ha sostenuto di essere pronta a “combattere sempre affinché il popolo palestinese possa realizzare il proprio diritto alla dignità, alla libertà, alla sicurezza e all’autodeterminazione“. Nell’ottica per cui questo si realizzi, Harris ha sottolineato il bisogno di raggiungere una soluzione diplomatica che ponga fine al conflitto anche in un’ottica a lungo termine.
“Dobbiamo tutti assicurarci che non accada mai più nulla di simile agli orrori del 7 ottobre” ha infatti dichiarato la democratica, aggiungendo che farà tutto ciò che è in suo potere “per garantire che la minaccia rappresentata da Hamas venga eliminata, che non sia mai più in grado di governare Gaza“. Nel frattempo è però necessario intervenire tramite una tregua, che porti anche alla liberazione di tutti gli ostaggi.
Israele, allarme aereo a Tel Aviv
Le preoccupazioni per il 7 ottobre in Israele sembrerebbero essere divenute realtà, a seguito della notizia che Hamas avrebbe lanciato una serie di missili contro la capitale, Tel Aviv. Le sirene anti-aeree sono state immediatamente attivate per avvertire la popolazione e permettere loro di rifugiarsi nei bunker. Le brigate di Al-Qassam, braccio armato di Hamas, hanno rivendicato l’offensiva, comprendente l’utilizzo di pesanti missili M90.
In una dichiarazione su Telegram infatti, il gruppo armato ha chiarito che l’attacco è una risposta ai “massacri israeliani contro i civili e allo spostamento deliberato del nostro popolo“, oltre ad essere parte integranti della “battaglia di logoramento in corso“. Sembrerebbe che a Tel Aviv siano stati uditi due forti boati.
La Russa: “Quella di Hamas è aggressione disumana e criminale“
“Hamas porterà per sempre il marchio dell’infamia” ha dichiarato il Presidente del Senato Ignazio La Russa, nel suo messaggio indirizzato alla popolazione israeliana in occasione del 7 ottobre. “A un anno dal brutale attacco del 7 ottobre 2023, ribadisco la mia ferma e totale condanna per la vile aggressione condotta da Hamas contro inermi civili israeliani” ha infatti dichiarato La Russa, sostenendo l’impossibilità di dimenticare la violenza che un anno fa ha colpito la popolazione di Israele.
“Quella del 7 ottobre 2023 è stata un’aggressione disumana e criminale” ha sottolineato La Russa, per poi unirsi all’appello internazionale per la liberazione degli ostaggi ancora trattenuti “auspicando che possano presto tornare a casa e riabbracciare i propri cari“.
Boldrini: “Oggi più che mai è necessario far tacere le armi“
La democratica Laura Boldrini si è unita al coro di solidarietà e vicinanza alla popolazione israeliana, sostenendo però anche la necessità di porre fine alle brutali violenze a cui da un anno è sottoposto il popolo palestinese e che ora rischiano di subire anche libanesi e iraniani. “Il 7 ottobre scorso tutti abbiamo affermato il diritto di Israele a difendersi” ha sostenuto la dem, per poi aggiungere: “Quello che è seguito a quella mattina ha presto acquisito però il senso della vendetta e non della difesa con conseguenze diventate devastanti per l’intero Medio Oriente“.
Per questo, secondo Boldrini, nel primo anniversario del conflitto è fondamentale lavorare per un cessate il fuoco, che eviti che il conflitto si espanda ad altre regioni del Medio Oriente. “Solo così si potranno ottenere quelle necessarie condizioni di sicurezza per consentire a israeliani e palestinesi di vivere in una prospettiva di pace” ha concluso la deputata del Pd.
Macron: “Oggi un dolore forte come quello di un anno fa“
In occasione del 7 ottobre, anche il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso la sua solidarietà e vicinanza al popolo israeliano, sostenendo che in questo momento il dolore e la sofferenza nei confronti delle stragi in Medio Oriente non si sono sopiti, ma risultano potenti come il primo giorno. Macron, nonostante abbia avuto un’aspra discussione con Benjamin Netanyahu sul proseguimento del conflitto e l’invio di nuove armi al Paese, ha comunque deciso di mostrare solidarietà allo Stato ebraico.
Macron ha quindi rivolto un “pensiero fraterno” alle vittime, agli ostaggi e alle loro famiglie, per poi sottolineare che la loro sofferenza è “il dolore dell’umanità ferita“. Il presidente francese ha quindi poi sfruttato questo messaggio per confermare nuovamente “l’impegno costante” della Francia per la sicurezza di Israele, come già fatto nella giornata di ieri nel corso di una telefonata con il premier Netanyahu.
Herzog: “Il mondo deve continuare a sostenere Israele“
Nel corso delle prime ore del 7 ottobre ha preso la parola il presidente israeliano Isaac Herzog, giunto a Reim per ricordare le vittime del massacro del Nova Festival. Il Capo dello Stato ha partecipato al minuto di silenzio insieme alla folla presente, per poi tenere un discorso rivolto all’intera popolazione e anche al resto del mondo. Di fronte all’attacco che lo Stato ebraico ha subito un anno fa, secondo Herzog sembrerebbe evidente che il mondo “deve sostenere Israele” nella sua battaglia per la libertà.
“Il mondo deve realizzare e comprendere che per cambiare il corso della storia e portare la pace, un futuro migliore alla regione, deve sostenere Israele nella sua battaglia contro i suoi nemici” ha infatti sottolineato il Presidente, lasciando intendere che i conflitti portati avanti dallo Stato ebraico non avranno una conclusione a breve termine. Herzog ha poi sottolineato che “il 7 ottobre 2023 lascia una cicatrice sull’umanità, una cicatrice sulla faccia della Terra” e per questo il mondo intero deve collaborare per risanarla.
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