La vignetta del Fatto su Arianna Meloni merita il Pulitzer dell’indecenza

Red
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Una vignetta, di sicuro, non passata inosservata quella pubblicata dal Fatto Quotidiano che ha suscitato scalpore e polemiche

C’è un minimo etico sotto cui la satira, anche quella più dissacrante e abrasiva, non dovrebbe mai scendere, ma la vignetta pubblicata oggi sulla prima pagina del Fatto quotidiano, firmata da Natangelo, ha superato ogni limite di decenza. Intitolata “Obiettivo incentivare la natalità”, la vignetta fa riferimento al ministro Francesco Lollobrigida, dopo le sue parole sulla “sostituzione etnica“, ma soprattutto alla moglie – e sorella della premier – Arianna Meloni. Un disegno infame, che raffigura la compagna di Lollobrigida a letto con un uomo di colore, con un sottotitolo beffardo: “Intanto, in casa Lollobrigida…”, e l’amante nero che chiede: “E tuo marito?”… “Tranquillo, sta tutto il giorno fuori a combattere la sostituzione etnica”, risponde lei. In questo triste frammento di finta ironia c’è tutto il senso di una lotta politica intesa come ring in cui l’avversario non merita alcun rispetto e in cui tutto è permesso, compresi il ricorso alla peggiore oscenità e al vilipendio della donna. Le reazioni indignate di quasi tutto l’arco parlamentare sono in qualche modo confortanti, ma l’idiozia di certe penne rosse si nutre anche dell’inchiostro sparso ogni giorno dagli alfieri della delegittimazione.

La premier è intervenuta sui suoi canali social con parola molto dure: “Quella ritratta nella vignetta è Arianna. Una persona che non ricopre incarichi pubblici, colpevole su tutto di essere mia sorella. Sbattuta in prima pagina con allusioni indegne, in sprezzo di qualsiasi rispetto verso una donna, una madre, una persona la cui vita viene usata e stracciata solo per attaccare un governo considerato nemico”. Con un corollario altrettanto fermo: “Se qualcuno pensa di fermarci così, sbaglia di grosso. Più sono circondata da questa ferocia, più sono convinta di dover fare bene il mio lavoro. Con amore. La cattiveria senza limiti la lasciamo agli autoproclamatisi ‘buoni'”. Dall’opposizione, Renzi ha rimarcato che “il Fatto Quotidiano ha come marchio di fabbrica l’aggressione. E oggi aggredisce Arianna Meloni e la sua famiglia, cui va la mia totale solidarietà. L’aggressione mediatica alla persona, alla famiglia, soprattutto alla donna: oggi è la Meloni, ieri eravamo noi, domani saranno altri. “Uno stile che ha contribuito a peggiorare la qualità del dibattito pubblico nel Paese. Non è solo una vignetta ma un clima per cui se fai politica puoi essere mostrificato anche nella tua sfera privata, per cui la cultura del sospetto è il filo conduttore di presunti opinionisti televisivi, per cui si scambia la satira con l’odio sociale e social”.

E’ in effetti disgustoso che l’odio politico si mischi alla misoginia, utilizzando il letto di una donna per una campagna di fango che getta discredito sulla vita di una famiglia solo per un volgare attacco politico. E non è il caso di tirare in ballo il diritto di satira in nome dell’articolo 21 della Costituzione che tutela la libertà di espressione: la satira, per la sua stessa natura di diritto soggettivo e opinabile, è certo sottratta al parametro della verità, ma “soltanto se i fatti rappresentati in modo apertamente difforme dalla realtà sono privi della capacità offensiva”. Mentre è inaccettabile il superamento del criterio della continenza nelle espressioni e nelle vignette utilizzate. Insomma: “Nessuna tutela è possibile quando la satira diventa forma pura di dileggio, di disprezzo, di distruzione della dignità della persona” – ha stabilito la Cassazione. E nel caso in questione ogni limite è stato superato, in una deriva di cui non si vede il fondo.

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