Banche in fermento: UniCredit punta Banco BPM, ma il governo alza i paletti

Tra Ops, golden power e colpi di scena europei, UniCredit tenta la grande mossa su BPM: il risiko bancario italiano entra nel vivo

5 Min di lettura

Il risiko bancario italiano si scalda, e lo scenario si fa sempre più interessante. Dopo che MPS ha ricevuto il via libera all’aumento di capitale per tentare la scalata a Mediobanca, adesso è UniCredit a tornare sotto i riflettori con una mossa ambiziosa: un’offerta pubblica di scambio (Ops) per conquistare Banco BPM. Ma la partita, stavolta, è ben lontana dall’essere semplice.

Il via libera (condizionato) del governo

Il Consiglio dei Ministri ha esercitato il cosiddetto Golden Power, un potere speciale che consente allo Stato di intervenire in operazioni finanziarie ritenute strategiche per l’interesse nazionale. In questo caso, la mossa riguarda proprio l’offerta di UniCredit su BPM. Palazzo Chigi ha dato il via libera, sì, ma a certe condizioni: attenzione particolare è stata posta sulla localizzazione delle sedi e sull’eventuale cessione di sportelli bancari. Più vaghe invece le restrizioni su personale e governance.

Dietro le quinte, secondo indiscrezioni, c’è anche un altro nodo: la presenza di UniCredit in Russia. Nonostante la banca guidata da Andrea Orcel abbia già ridotto significativamente le attività nel Paese dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, non ne è ancora uscita del tutto. Ora, però, pare che da parte delle autorità ci sia una richiesta esplicita: uscire al più presto.

Anche Forza Italia ha da ridire

Durante il Consiglio dei Ministri, la delegazione di Forza Italia ha voluto mettere nero su bianco le sue perplessità. Secondo fonti interne al partito, ci sarebbero “grosse riserve sulla base giuridica” dell’utilizzo del Golden Power per bloccare o condizionare l’Ops di UniCredit su BPM.

La questione Commerzbank e il cuore del gruppo

C’è di più. Al tavolo delle discussioni tra UniCredit e i tecnici del governo è finita anche la partecipazione della banca italiana nella tedesca Commerzbank. UniCredit detiene già il 28% (di cui il 18,5% in derivati) ed è autorizzata dalla BCE a salire fino al 29,9%.

Il timore? Che un domani, in caso di fusione o maggiore integrazione, il quartier generale possa spostarsi da Milano a Berlino. UniCredit ha però smentito più volte questa possibilità, sottolineando che la strategia resta fortemente radicata in Italia. Anzi, proprio l’acquisizione di BPM servirebbe a rafforzare la sua presenza nazionale.

L’altro ostacolo: Credit Agricole

Nel frattempo, Andrea Orcel deve affrontare anche una presenza ingombrante: Credit Agricole. La banca francese è salita al 19,8% di BPM convertendo derivati in azioni, diventando di fatto un attore determinante. Tra i due colossi si profila un confronto serrato, che potrebbe coinvolgere anche l’accordo di distribuzione di Amundi (gruppo Agricole) con UniCredit, in scadenza nel 2027.

Tempistiche e scenari futuri

L’Ops di UniCredit su BPM prenderà ufficialmente il via il 28 aprile e si concluderà il 23 giugno. La settimana prossima è attesa la risposta di Banco BPM, che però ha già respinto in passato le avances di Orcel. L’offerta è comunque soggetta a condizioni che consentirebbero a UniCredit di fare un passo indietro, specialmente alla luce dell’Opa di BPM su Anima – con prezzo ritoccato a 7 euro – e l’abbandono dei benefici del cosiddetto Danish Compromise.

La decisione finale? Entro il 30 giugno.

S&P promuove UniCredit

Nel frattempo, una buona notizia arriva dall’agenzia di rating S&P: UniCredit vede salire il proprio rating da BBB a BBB+, con outlook positivo. Un segnale di fiducia verso la solidità della banca, che secondo l’agenzia potrebbe persino superare il rating sovrano italiano se dovesse completare con successo le operazioni in cantiere (Banco BPM e Commerzbank in primis).

Generali, altra partita calda

Ma non è finita. UniCredit ha anche una partecipazione del 5,2% in Generali, che si prepara a un’assemblea ad alta tensione il prossimo 24 aprile. In gioco c’è il rinnovo del consiglio di amministrazione, con tre liste in lizza: quella di Mediobanca (che ripropone Donnet-Sironi), quella lunga di Caltagirone (ostile all’operazione con Natixis) e quella dei fondi. Norges Bank, azionista con l’1,5%, ha già annunciato che voterà per la lista di Mediobanca.

In sintesi, tra golden power, partecipazioni estere, alleanze scomode e rating in crescita, UniCredit si gioca una partita complessa e strategica su più tavoli. Il risiko bancario è solo all’inizio, ma le mosse di aprile potrebbero cambiare per sempre il panorama del credito italiano.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo