Dazi, la Cina risponde agli Usa con tariffe al 125%. Trump: “Stiamo andando bene, molto entusiasmante”

A creare qualche dubbio anche la decisione del presidente di congelare i dazi per 90 giorni. Secondo alcuni, infatti, questa pausa non assicurerebbe un accordo con i Paesi aperti alle trattative, ma andrebbe ad aumentare ancora di più la situazione di incertezza attuale

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Donald Trump è ormai in balia delle sue scelte e il futuro degli Stati Uniti d’America sembra più incerto che mai. Un semplice post pubblicato su Truth, poche parole scritte di getto, forse, o studiate a tavolino, secondo alcuni, modificherebbero radicalmente gli esiti delle Borse mondiali, dimostrando che ad oggi il Tycoon ha più potere che mai. Con questo stesso potere, oggi il presidente Usa ha provocato un nuovo picco a Wall Street, dopo i grandi successi ottenuti ieri a seguito dello stop ai dazi reciproci per 90 giorni.

Come su una montagna russa, i mercati americani tentato di restare al passo degli umori del miliardario e oggi più che mai temono che queste incertezze di base possano portare ad una vera e propria recessione. A questo timore, poi, si aggiunge la possibilità che gli Usa e la Cina entrino in una guerra commerciale tutta privata. L’amministrazione americana ha confermato che le tariffe statunitensi nei confronti di Pechino ammontano in totale al 145%, in quanto al 125% annunciato mercoledì da Trump devono essere aggiunti i dazi al 20% decisi in precedenza per il Fentanyl.

La Cina ha risposto all’attacco Usa con dazi all’84% sulle merci americane e annunciando di voler importare meno film dagli States al fine di affossare Hollywood. Il Tycoon, comunque, resta propositivo, tanto da annunciare di essere convinto che Washington e Pechino “riusciranno presto a trovare una accordo che sia vantaggioso per entrambi“. Una positività che però non sembra aver spazio per attecchire, perché la Cina ha nuovamente rialzato i suoi contro dazi sulle importazioni dei beni Usa dall’84% al 125%, che stando a quanto riferito dal ministero delle Finanze, entreranno in vigore il 12 aprile.

Il Tycoon, comunque, non sembra particolarmente colpito da queste conseguenze, come dimostra l’ultimo dei suoi post pubblicato sul social Truth. “Stiamo andando davvero bene con la nostra politica sui dazi“, ha infatti scritto il presidente Usa, aggiungendo che il periodo attuale sarebbe “molto entusiasmante per l’America e per il mondo“. Stavolta, il post è apparso con la firma DJT, che solitamente indica che il post è stato scritto direttamente dal presidente.

Trump: “Con l’Ue sui dazi tratterò come un unico blocco”

Per quanto riguarda le eventuali trattative con l’Unione europea, dopo che ieri la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, ha annunciato la sospensione dei contro dazi per 90 giorni, Donald Trump è stato molto chiaro. “Tratteremo con l’Ue come un unico blocco“, ha infatti specificato, annunciando di non avere intenzione di portare avanti trattative singole con i 27 Stati membri. Un avvertimento utile, anche alla luce della visita del premier Giorgia Meloni, prevista per il prossimo 17 aprile.

Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea
Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea

Mentre la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha riferito che l’Ue è pronta a introdurre “una tassa sui ricavi pubblicitari digitali” che andrebbe di conseguenza a colpire direttamente il settore delle big tech. Una contromossa che verrà attuata se i negoziati con Trump per raggiungere un’intesa dovrebbero fallire. Nel corso di un’intervista rilasciata al Finalcial Times, la leader tedesca ha informato che durante la tregua di 90 giorni sui dazi, Bruxelles cercherà un accordo “pienamente equilibrato” con Washington, escludendo però la possibilità di rivedere le norme chiave Ue sul digitale, ovvero il pacchetto Dsa-Dma o il regime dell’Iva, in quanto questi aspetti “non rientrano nel negoziato perché sono decisioni sovrane“.

E così nel caso in cui i negoziati con il Tycoon dovessero naufragare, l’Europa riattiverà automaticamente i controdazi su acciaio e alluminio messi ieri in pausa. Nel frattempo, Bruxelles sta “preparando misure di ritorsione“, tra cui l’eventuale utilizzo, per la prima volta, dello strumento anti-coercizione che consentirebbe di colpire le esportazioni di servizi. “Disponiamo di un’ampia gamma di misure“, ha evidenziato von der Leyen, ribadendo che la guerra commerciale avviata dal tycoon non ha “vincitori, solo perdenti” e che “le turbolenze sui mercati” mostrano “i costi del caos e dell’incertezza“.

Colpire le Big tech, l’asso nella manica europeo

La tassa sui ricavi pubblicitari digitali rappresenterebbe in un certo senso l’asso nella manica dell’Unione e colpirebbe in modo diretto quindi i grandi gruppi del tech a stelle e strisce come Meta, Google e Apple. Tale tariffa verrebbe applicata su scala europea, a differenza delle attuali imposte nazionali sui servizi digitali. “Le aziende statunitensi nel campo dei servizi fanno buoni affari nell’Ue” e rappresentano “l’80%” del settore in Europa, “quindi, ancora una volta, vogliamo una soluzione negoziata che sia la migliore per tutti“, ha osservato la numero uno di Palazzo Berlaymont.

Von der Leyen si è infine detta assolutamente aperta a discutere un possibile allineamento normativo tra l’Ue e gli Stati Uniti, pur invitando alla cautela. “Penso che valga assolutamente la pena valutare come allineare le nostre norme e i nostri standard per semplificare” la possibilità di fare affari, “ma non dovremmo alzare troppo le aspettative perché spesso ci sono standard diversi” legati a “differenze nello stile di vita e nella cultura“.

Borse europee avviano una nuova seduta in rialzo ma dura poco

Le Borse europee che aveva risentito positivamente delle scelte annunciate da Trump e Von der Leyen, come dimostrato dai risultati di ieri in tutta l’Ue, oggi dopo un’apertura, avviata in rialzo, hanno risentito ad ogni modo della volatilità sintomatica di Trump. Il Vecchio Continente difatti rallenta dopo l’avvio positivo di seduta. Milano che gira in calo al -1%, è sotto i riflettori come la fase di debolezza del dollaro con l’euro che sale 1,1357, in aumento dell’1,3%.

Il nuovo crollo di Wall Street

La situazione a Wall Street è invece ben più catastrofica. Dopo aver registrato la migliore giornata dalla seconda guerra mondiale, ieri la Borsa statunitense è nuovamente colata a picco. Il Nasdaq è arrivato a perdere oltre il 7%, lo S&P 500 il 6% e il Dow Jones più del 5,5%. Risultati che quindi sembrerebbero dipendere proprio dalla mancanza di chiarezza del presidente Usa e dalla paura che presto la Cina e l’Americano diano vita ad una guerra commerciale.

A subire i contraccolpi di questa situazione anche il dollaro americano, che è sceso ai minimi dall’ottobre del 2024 nei confronti delle altre valute, e i Treasury, sui quali è tornata ad abbattersi un’ondata di vendite che ha fatto schizzare i rendimenti dei titoli a 30 anni al 4,85%. Proprio queste ultime tensioni avrebbero convinto il Tycoon a porre un freno ai dazi, che starebbero rischiando di mettere in discussione la supremazia americana sui mercati finanziari.

A creare qualche dubbio anche la decisione del presidente di congelare i dazi per 90 giorni. Secondo alcuni, infatti, questa pausa non assicurerebbe un accordo con i Paesi aperti alle trattative, ma andrebbe ad aumentare ancora di più la situazione di incertezza attuale. Al momento, l’unico aspetto positivo riguarderebbe il ruolo del segretario del Tesoro, Scott Bessent, che avrebbe deciso di prendere la partita dei dazi sotto la sua ala, nel tentativo di salvaguardare Wall Street da oscillazioni eccessivamente pericolose.

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