Tasse universitarie, le esenzioni salgono al 37%: soglia ISEE ferma a 22mila euro

Secondo l'ultimo rapporto dell'Anvur, sale al 37,4% la percentuale degli studenti esentati dal pagamento delle tasse universitarie. La soglia minima ISEE, invece, resta ferma a 22mila euro annuali, con alcune eccezioni

Carlotta Desirello
4 Min di lettura

Il 37,4% degli studenti in Italia sono esentati dal pagamento delle tasse universitarie: a renderlo noto è l’ultimo rapporto dell’Anvur, diffuso da Il Sole 24 Ore. Si tratta di un drastico aumento rispetto allo scorso decennio, quando il dato era fermo al 10%. Ad essere andata in scena è un’importante redistribuzione tra le fasce di reddito sulla base dell’indicatore ISEE.

Tasse universitarie, la redistribuzione e le soglie ISEE per il 2024

L’aumento degli studenti universitari esentati dalle tasse è notevole, ma, nonostante questo, non è stato registrato un altrettanto incremento del numero di iscritti, fermo al 2,2%. Inoltre, l’importo che gli atenei ricavano dalle tasse è rimasto pressoché invariato in termini assoluti. Alla base, quindi, dell’aumento delle esenzioni c’è una redistribuzione, basata su un rialzo delle tasse pagate dai non esenti, che è andato a coprire, in termini di ricavi, l’aumento delle esenzioni.

Per quanto riguarda, invece, la soglia minima per l’ISEE, al di sotto della quale si è esentati dal pagamento della tassa annuale universitaria, è stato deciso da Anna Maria Bernini, ministra dell’Università, di mantenerla invariata rispetto quella fissata nel 2022 e pari a 22 mila euro. Sono parecchi, però, gli atenei che localmente hanno deciso di aumentarla come, ad esempio, l’Università di Bologna ha scelto di impostare la soglia a 27 mila euro per il 2024.

Diritto allo studio, dalla qualità formativa all’investimento sulle residenze

L’aumento degli studenti universitari esenti dalle tasse universitarie rappresenta un dato importante nell’ottica dell’ampliamento del diritto allo studio, soprattutto se si considera il fatto che il fenomeno non riguarda unicamente le università del Mezzogiorno. Dei 22 atenei con una percentuale di esenzioni superiori alla media figurano, infatti, anche quattro istituti del centro Italia e due del nord, quello di Pavia e del Piemonte Orientale.

Il numero di iscritti, però, come spiegato in precedenza, è aumentato solo del 2,2%, segno che, come ha sottolineato anche la ministra Bernini, senza il fenomeno dell’aumento delle esenzioni si sarebbe verificato probabilmente un calo nelle iscrizioni.

Il percorso, quindi, per migliorare e ampliare il diritto allo studio in Italia è solo ai suoi inizi e lo dimostra anche la classifica QS 2024 delle migliori università al mondo. Nonostante l’Europa abbia guadagnato parecchie posizioni (5 dei primi 10 atenei sono europei), infatti, per trovare un ateneo italiano bisogna scivolare almeno al 123 posto, dove si piazza il Politecnico di Milano.

Oltre all’aspetto riguardante la qualità formativa, un altro tema importante è quello del benessere degli studenti: negli ultimi anni è stato evidenziato un livello dello stress causato dallo studio in Italia, nettamente superiore rispetto a quello degli altri paesi. Infine, dal punto di vista economico, al di là delle esenzioni dalle tasse, il settore delle residenze universitarie, se incrementato, può rivelarsi un incoraggiamento decisivo per le iscrizioni. Sono ancora pochi, infatti, i poli in Italia che investono attivamente sugli alloggi destinati agli studenti, quando in vari paesi europei è ormai una costante.

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