Roma, l’Eterna, che nella frenesia del caos, è diventata caotica, anche se continua imperturbata, fortunatamente, a vivere della sua silenziosa bellezza, proprio tra quei monumenti intimidatori per la grandezza storica che rappresentano e l’aria fina che bacia i volti, si colloca il delirio: overturism, cantieri, diatriba taxi-Uber.
Tre perpetue condizioni che di certo innervosiscono e distraggono dalla grandezza che la Capitale emana, ma se si rimane attenti osservatori, ci si può rendere conto che qualcosa sta cambiando. Come fa notare il giornalista Andrea Bassi su Il Messaggero, la Città Eterna sembrerebbe rivivere di un nuovo fascino da Dolce Vita per i ricchi viaggiatori stranieri che la visitano. Non è più solo un’impressione, infatti, l’aumento di turisti cosiddetti “wealthy“, quindi con un’alta capacità di acquisto, assalitori di boutique e vie del lusso. A confermarlo sono proprio i report e le classifiche che posizionano Roma sui podi in base alle vie dello shopping e agli hotel pluristellati che conta.
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Il rapporto di Cushman&Wakefield, “Main street across the world“, ad esempio, riporta tutte le strade su base mondiale, dove costa di più prendere in affitto un locale. L’Italia vanta il podio con Via Montenapoleone a Milano, che supera la Fifth Evenue newyorkese con dei sobri 20.000€ al metro quadro all’anno. Di conseguenza a farsi la guerra per accaparrarsi il miglior locale sono i brand del lusso, facendo rimanere oggettivamente il tricolore come riferimento principale nel settore.
L’intrigo che si cela dietro ogni classifica è il poter leggerne il significato intrinseco, tra chi cerca di difendere i titoli raggiunti negli anni e chi viene superato da nuove promesse. In questo caso, sempre nella cornice della penisola, appare Roma, che non contenta di essere già la città più unica e sui generis che si esista, ha deciso anche di prendersi la nomea nell’ambito del lusso, anzi, di riappropiarsene nuovamente come negli anni ’60. E lo ha fatto in modo plateale con ben tre zone nelle prime venti posizioni della classifica europea che hanno superato le aspettative: Via Condotti, Via del Corso e Piazza di Spagna.
La via con vista sulla Scalinata di Trinità dei Monti, fa parlare di sé con 15.ooo€ per metro quadro all’anno diventando la quinta strada “per costo” a livello mondiale e la terza in Europa superando Champs Elysèe di Parigi e avvicinandosi a Bond Street di Londra. Piazza di Spagna rimane più accessibile con 7.600€ al metro quadro per anno posizionandosi al decimo posto e Via del Corso, occupando il 17esimo, si presenta con 5.500€ al metro per anno.
Con determinate predisposizioni, Roma diventa inevoitabilmente il bersaglio dell’immobiliare del lusso. Infatti, come riportato da Il Messaggero, basta analizzare un report redatto da Bnp Real Estate un paio di anni fa ma ancor valido nei dati, intitolato “Footfall Analysis“. Un rapporto diverso dai soliti che si concentra sui passaggi pedonali nelle vie delle città di tutto il mondo e nello specifico valuta quante persone in un giorno transitano in una determinata via, in combinazione al fattore “wealthy“.
In riferimento a Via Condotti si legge, dal report analizzato dal quotidiano, che transitano “24.100 persone alto-spendenti” contro “14.200 di via Montenapoleone o 5.500 in via della Spiga” a Milano. Motivo per cui non stupisce affatto che anche le catene internazionali alberghiere extralusso stiano investendo nella Città della Dolce Vita, tanto che è stata posizionata dal Luxury Travel Intelligence al secondo posto al mondo, dopo Londra, per nuove aperture di questa determinata categoria di hotel.
Si tratta di dati sicuramente incisivi su un fattore di rilancio economico, si contano ad esempio anche ristrutturazioni da 200 milioni di euro per villini residenziali nel Sallustiano per conto della catena Mandarin Hotel. Ma è un attimo che per necessità si perda il valore culturale e storico di alcuni luoghi. Difatti, anche là dove si faceva politica, incomberanno alberghi di lusso. Non hanno risparmiato nulla, partendo da via delle Botteghe Oscure fino a Palazzo Marini. Così, dopo vent’anni di battaglia per evitarlo, il palazzo al civico 4 in via delle Botteghe Oscure comprato da Palmiro Togliatti per 30 milioni di lire diventerà un albergo di lusso. A ricordare il passato della storica sede del Pci, rimarrà l’ingresso con la grande stella a cinque punte di bronzo, un busto di Gramsci, una falce e martello incrociate, e una bandiera rossa della Comune di Parigi.
Stesso destino per l’antico Collegio del Nazareno, risalente al 1630, che diverrà il Grand Hotel Nazareno, anche se non dovrebbe intaccare sulla permanenza della sede nazionale del Partito democratico che dal 2008 viene ospitato al secondo e terzo piano dell’edificio. Si tratta delle stanze in cui fu siglato nel 2014 il famoso “patto del Nazareno” tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi.
A piazza San Silvestro, Palazzo Marini, che per anni ha ospitato la mensa e gli uffici dei deputati, è stato invece sfilato di mano per entrare a far parte della catena dei Four Season, che attraverso Cascade Investment ha tra i suoi soci Bill Gates. Un’operazione da 165 milioni di euro che trasformerà in una struttura di lusso la proprietà di prestigio appartenuta alla società Milano 90 di Sergio Scarpellini, uno dei più noti immobiliaristi di Roma.
Nel vantarne la grande bellezza e nel difenderla come autrice della storia, Roma andrebbe custodita e valorizzata costantemente e senza compromessi. Per quanto si possa essere orgogliosi di veder splendere la Capitale in ogni ambito e in ogni cambiamento sociale, bisognerebbe anche definire dei limiti invalicabili per chi si accinge ad investire a Roma come in Italia così da salvaguardare riferimenti storici e simboli di epoche che hanno costituito la vita della Città Eterna e dell’intera penisola.
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