L’economia di Eurolandia sta attraversando un periodo di indebolimento, confermato dai principali indicatori economici, ma ci sono segnali positivi sul fronte dell’inflazione. Secondo il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, l’obiettivo del 2% potrebbe essere raggiunto prima della fine del 2025. Questa dinamica apre la strada a un possibile allentamento della politica monetaria della Banca Centrale Europea (BCE), con una direzione chiara per i tassi di interesse. Panetta ha espresso la sua analisi durante un evento del Fondo Monetario Internazionale (FMI) dedicato all’Europa, dove ha discusso le sfide economiche attuali e future.
Tassi d’interesse e politica monetaria
Affiancato da Alfred Kramer, responsabile del Dipartimento europeo del FMI, Panetta ha sottolineato che la BCE è ancora lontana dal raggiungere un tasso neutrale. La debolezza dell’economia potrebbe persino portare a una riduzione dei tassi di interesse sotto questo livello, un segnale di ulteriori misure espansive da parte dell’istituzione monetaria. Queste considerazioni alimentano le aspettative di un approccio più flessibile da parte della BCE, orientato a sostenere la fragile ripresa economica dell’Eurozona.
Fusione Unicredit-Commerzbank: un caso emblematico?
Panetta ha anche toccato un tema caldo del momento: le fusioni bancarie transfrontaliere, senza però fare esplicito riferimento all’ipotetico accordo tra Unicredit e Commerzbank. Con una battuta, ha chiesto se l’intervistatore stesse alludendo all’operazione “che è nella mente di tutti”, facendo un parallelo con le partite di calcio tra Italia e Germania. Il governatore ha però chiarito che la valutazione di tali fusioni dovrebbe basarsi unicamente sulla solidità della nuova entità bancaria, senza considerare la nazionalità delle istituzioni coinvolte.
Panetta ha inoltre ribadito la sua posizione neutrale rispetto a queste operazioni: “Non mi entusiasmo se una banca italiana compra una banca straniera, così come non mi sono entusiasmato quando banche straniere sono venute in Italia a comprare istituti locali. Ciò che conta è che le banche siano forti, redditizie e in grado di sostenere l’economia reale.”
Il debito italiano: un problema in crescita
Durante i lavori del FMI, è stato anche evidenziato come il debito italiano rappresenti una delle principali preoccupazioni. Gli esperti di Washington prevedono che il debito pubblico del Paese supererà il 140% del PIL entro il 2026, continuando a crescere nei successivi anni. Per evitare che la situazione peggiori ulteriormente, è necessario un aggiustamento fiscale graduale ma costante, ha sottolineato Davide Furceri del Dipartimento Affari Fiscali del FMI. Le proiezioni mostrano un aumento del rapporto debito/PIL fino al 142,3% entro il 2029, mentre il deficit si ridurrà lentamente, rimanendo però sopra il 3% fino al 2029.
Sfide fiscali globali: Italia e Stati Uniti a confronto
Non solo l’Italia, anche gli Stati Uniti dovranno affrontare seriamente il problema del debito. Vitor Gaspar, responsabile del Dipartimento Affari Fiscali del FMI, ha infatti messo in guardia contro una continua crescita del debito americano, sostenendo che un aggiustamento fiscale negli USA sarebbe positivo non solo per il Paese, ma per l’economia globale.
In conclusione, l’analisi del FMI e le riflessioni di Panetta indicano un quadro economico complesso, dove la debolezza economica si contrappone a segnali di ripresa dell’inflazione. La BCE dovrà trovare il giusto equilibrio nella sua politica monetaria, mentre l’Italia, insieme ad altre grandi economie, dovrà affrontare con urgenza il problema del debito per garantire una crescita sostenibile.
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