Mediobanca boccia l’offerta di Mps: “Distrugge valore e crea intrecci di interessi”

Nello specifico, l'offerta non avrebbe "valenza industriale" e quindi pregiudicherebbe l'identità e il profilo di Mediobanca. Inoltre, due soci di Piazzetta Cuccia, Delfin e Caltagirone, darebbero vita a un intreccio di interessi, in quanto azionisti di entrambe le realtà

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Il Consiglio d’amministrazione di Mediobanca ha deciso di rigettare l’offerta di acquisizione da parte di Monte dei Paschi di Siena, presentata a sorpresa la scorsa settimana. “L’offerta, non concordata, è da ritenersi ostile e contraria ai nostri interessi“, si legge nella nota rilasciata al termine della riunione del Cda. Nelle prossime settimane, comunque, la banca di Piazzetta Cuccia si esprimerà sulla questione in maniera più dettagliata, attraverso le tempistiche, gli strumenti e le modalità che sono previste dalla legge italiana.

Ad oggi, però, Mediobanca ha sostenuto che l’analisi del Cda ha permesso di riscontrare che l’offerta di Mps si rivelerebbe “distruttiva” per il valore della banca. Nello specifico, l’offerta non avrebbevalenza industriale” e quindi pregiudicherebbe l’identità e il profilo di Mediobanca, che è invece focalizzato su segmenti di attività di elevato valore e con evidenti traiettorie di crescita. Secondo Piazzetta Cuccia, infatti, l’acquisizione non farebbe altro che provocare la perdita di clienti da parte della banca e di conseguenza porterebbe alla riduzione dei dipendenti e svaluterebbe il patrimonio della banca.

L’istituto guidato da Alberto Nagel ha poi chiarito che l’acquisizione da parte di Mps provocherebbe nella banca “intrecci azionari“, legati alla presenza di due soci che possiedono azioni in entrambe le realtà. Si tratta di Delfin, che possiede il 20% in Mediobanca, il 10% in Mps (dove è primo azionista) e il 10% in Generali Assicurazioni, e di Caltagirone che, invece, ha il 7% in Mediobanca, il 5% in Mps e il 7% in Generali assicurazioni. I due, quindi, almeno secondo quanto riporta la nota di Mediobanca, rappresenterebbero interessi “disomogenei” rispetto al resto della società.

Mediobanca e i motivi del rigetto dell’offerta di Mps

Nella nota rilasciata a seguito della conclusione del Cda, la banca di Piazzetta Cuccia ha sottolineato più volte l’inadeguatezza dell’operazione presentata da Mps. Secondo Mediobanca, infatti, l’acquisizione non farebbe altro che “distruggere valore per gli azionisti di Mediobanca e Mps“, in quanto provocherebbe una iniziale perdita di clienti nelle attività che specificamente richiedono “l’indipendenza, la reputazione e la  professionalità dei professionisti“.

Inoltre, in questa stessa operazione sarebbe complesso riuscire a determinare il valore intrinseco di una azione, in quanto Mps presenta un patrimonio netto che tiene conto di rilevanti attività fiscali, attività deteriorate e rischi di contenzioso legale. Questi sarebbero quindi dei fattori di rischio presenti in quantità maggiore rispetto a molte altre realtà italiane sarebbero il sintomo di “rilevanti perdite pregresse“, di una concentrazione geografica nel centro-sud Italia e di una mancanza di fabbriche di prodotto.

Mediobanca, quindi, teme che con l’acquisizione possa perdere i clienti nel settore del Wealth Management e dell’Investment Banking, in quanto queste non possono essere realizzate in ambienti in cui è assente l’indipendenza di giudizio ma sono presenti conflitti di interesse. Inoltre, sempre secondo Piazzetta Cuccia, l’operazione comporterebbe una perdita immediata dei clienti del settore bancario e finanziario, che migrerebbero verso “boutique specializzate o banche estere“.

Inoltre, Mediobanca avrebbe individuato nell’offerta un “forte pregiudizio al profilo reddituale di Mediobanca“. Secondo Piazzetta Cuccia, infatti, le stime per i prossimi anni vedrebbero la banca in crescita, mentre per Mps si prevede un periodo caratterizzato da un calo degli utili, a causa della riduzione del margine di interesse ed il progressivo venire meno dei benefici fiscali. In questo senso, dunque, si mostra la fragilità di Monte dei Paschi di Siena, che quindi renderebbe “improbabile il buon esito della operazione“.

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