Meloni e Giorgetti spiegano la manovra: meno tasse e meno sprechi

Durante la conferenza stampa di presentazione, Giorgetti ha illustrato i punti chiave della manovra, che punta innanzitutto a combattere gli sprechi e a chiedere un contributo a settori che hanno beneficiato di risultati eccezionali, come banche e assicurazioni, senza alcun intento punitivo

Redazione
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La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha espresso grande soddisfazione per l’approvazione rapida della nuova legge di Bilancio, evidenziando la compattezza della maggioranza e la velocità con cui è stata chiusa la partita. “È una manovra seria, di buon senso, che concentra le poche risorse disponibili sulle priorità della nazione”, ha dichiarato la Premier, sottolineando come il governo in meno di due anni abbia già approvato tre manovre di bilancio, mantenendo una strategia coerente: sostenere salari, lavoro, imprese, salute pubblica e famiglie, senza aumentare la pressione fiscale e mantenendo i conti in ordine.

Meloni ha inoltre espresso un velato rammarico per le “spese allegre” dei governi precedenti, guidati da Giuseppe Conte, ma ha evidenziato alcuni traguardi significativi della manovra, tra cui l’aumento del Fondo sanitario nazionale a 136,5 miliardi nel 2025 e 140 miliardi nel 2026, oltre a 4,5 miliardi destinati al rinnovo dei contratti del pubblico impiego, come confermato dal Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.

Giorgetti: stop agli sprechi, contributo da chi ha guadagnato di più

Durante la conferenza stampa di presentazione, Giorgetti ha illustrato i punti chiave della manovra, che punta innanzitutto a combattere gli sprechi e a chiedere un contributo a settori che hanno beneficiato di risultati eccezionali, come banche e assicurazioni, senza alcun intento punitivo. “Oltre ai sacrifici già fatti da pescatori e operai, anche le banche faranno la loro parte”, ha sottolineato il ministro, riferendosi alla sospensione delle deduzioni per le perdite su crediti, misura che impatta sugli utili e può essere considerata una tassazione sui profitti.

Razionalizzazione e prudenza nella spesa pubblica

Uno dei temi centrali della manovra è la razionalizzazione delle spese. Giorgetti ha ribadito l’importanza di eliminare gli sprechi, una parola chiave nel suo intervento. Dai tagli alla spesa corrente dei ministeri, il governo prevede un risparmio di oltre 2 miliardi di euro. In aggiunta, il taglio del cuneo fiscale e la riforma dell’Irpef diventano misure strutturali, con estensioni di benefici fino a redditi di 40mila euro.

Grazie a una gestione prudente delle finanze pubbliche, il governo ha potuto creare spazi di manovra per 18 miliardi di euro, destinati a rendere permanente il taglio del cuneo fiscale, inizialmente considerato una misura temporanea. Le maggiori entrate, derivate dal recupero dell’evasione fiscale e dall’aumento del numero di occupati, garantiranno una copertura stabile di 13 miliardi di euro per i prossimi anni, destinati a sgravare i lavoratori a reddito medio-basso.

Tagli agli stipendi e alle stock option

La razionalizzazione delle spese è visibile in due misure simboliche. La prima riguarda il tetto agli stipendi di enti pubblici, fondazioni e società partecipate non quotate, fissato a 80mila euro, lo stesso salario del premier. “Chi vorrà potrà rinunciare al contributo pubblico e decidere autonomamente”, ha detto Giorgetti. La seconda misura riguarda le stock option per i manager: la deduzione sarà consentita solo se vi sarà un effettivo guadagno tra il valore delle azioni e il prezzo di esercizio, rendendo il risparmio per lo Stato meno automatico.

La manovra rappresenta dunque un mix di prudenza e interventi mirati, con l’obiettivo di sostenere le categorie più vulnerabili senza compromettere l’equilibrio dei conti pubblici.

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