L’ipotesi che sta scaldando il mondo dei consumatori e dell’autotrasporto in questo momento è quella legata all’aumento delle accise del gasolio (diesel), che ad oggi sono più basse rispetto a quelle della benzina. La teoria è nata dalle indicazioni fornite dal piano strutturale di bilancio in vista della prossima manovra.
Per il mondo dei consumatori questa non è una buona notizia, perché potrebbe portare a conseguenze dirette, per chi ha una vettura diesel, e indirette, per il rischio di rincari sui beni di consumo. Per l’Assotir si tratterebbe di una “stangata da oltre 350 milioni di euro l’anno” per il settore dell’autotrasporto. Ma la decisione del governo si saprà solo in prossimità della manovra, quindi ora resta ancora tutto su un piano ipotetico.
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Manovra: ipotesi aumento accise diesel
Nel piano strutturale di bilancio il governo parla dell’“allineamento delle aliquote delle accise per diesel e benzina“, quindi non si specifica se è la benzina a diminuire o il diesel ad aumentare. Ma è difficile pensare che siano le accise della benzina a scendere, quindi l’ipotesi più probabile è l’innalzamento di quelle sul diesel. Attualmente le accise sono di 61,7 centesimi al litro sul gasolio (diesel), mentre 72,8 centesimi sulla benzina.
Questa intenzione a intervenire si può ritrovare anche nel catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi del ministero dell’Ambiente (l’ultima edizione disponibile è del 2022 relativa ai dati 2021). Qui era riportato che “l’accisa applicata per il gasolio per autotrazione è inferiore a quella della benzina e ciò non trova giustificazioni in termini ambientali”.
Gli effetti dell’aumento
Ovviamente, nel caso questa ipotesi si rivelasse concreta, ci sarebbero delle conseguenze importanti. Le conseguenze colpirebbero in modo diretto coloro che possiedono una vettura a gasolio nel momento in cui devono fare rifornimento, e le fasce più povere e in difficoltà, per cui gli aumenti possono risultare pesanti rispetto al reddito disponibile. E ci potrebbero essere anche conseguenze indirette provocate anche dai rincari che si potrebbero scaricare sui trasporti delle merci e quindi rendere anche i beni di consumo più costosi.
Ha risposto con tutta la contrarietà a questa ipotesi l’Assotir – Associazione delle Imprese di autotrasporto – che ha definito la possibilità dell’aumento delle accise come una “stangata da oltre 350 milioni di euro l’anno” per il settore dell’autotrasporto. Il segretario generale di Assotir, Claudio Donati, ha dichiarato che sarebbe “un salasso ingiustificato, del tutto iniquo” e ha ricordato che il governo, alla vigilia elettorale, aveva promesso il contrario, ovvero ridurre i costi delle accise. Secondo il segretario anche questo governo “è pronto a cedere alle folgorazioni ambientaliste, quando tornano utili a fare cassa” e quindi è sempre più urgente confrontarsi con Salvini in quanto ministro di trasporti e vicepremier.
Anna Vita Manigrasso, presidente nazionale di Assotir, ha accusato che questa ipotesi conferma che il settore dell’autotrasporto viene “considerato come un settore da spremere ogni volta che se ne presenta l’esigenza” e ha parlato della strana coincidenza che moltissimi addetti del settore stanno in questi giorni ricevendo gli ordini di pagamento del contributo all’ART (l’Autorità di Regolazione dei Trasporti) relativo al 2024, “nonostante l’autotrasporto sia stato escluso da tale obbligo, con un’apposita norma approvata lo scorso anno”.
Quindi l’Assotir è pronta a combattere per evitare che questa ipotesi possa concretizzarsi e sottolinea che l’aumento delle accise non deve essere un diversivo: una volta che si raggiungerà l’obiettivo di fermare la concretizzazione di questa misura, sarà necessario risolvere i diversi problemi presenti da tempo nel settore dell’autotrasporto. Manigrasso ha infatti dichiarato che: “Dobbiamo evitare trappole diversive. L’emergenza di turno, non deve impedire di affrontare la questione delle regole nuove necessarie per dare un futuro al settore. La priorità in particolare è la subvezione, ovvero quel fenomeno di intermediazione parassitaria che oggi fa prosperare tante società di ‘Trasportatori senza camion'”.
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