Lagarde replica a Tajani: “La Bce non risponde a pressioni politiche”

Christine Lagarde, presidente della Bce, non ha apprezzato le critiche di Antonio Tajani che ha accusato la banca di avere "poco coraggio" e di aver proceduto ad un taglio dei tassi troppo al ribasso

Redazione
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La Banca centrale europea è un istituto indipendente, come chiaramente previsto dai trattati e non siamo soggetti a pressioni politiche di nessun tipo“, così la presidente della Bce Christine Lagarde ha tuonato contro le polemiche insorte a seguito dell’annuncio dei tagli ai tassi di interesse avvenuto ieri. Uno 0,25% in meno che sicuramente sarà d’aiuto, in primis alla manovra finanziaria italiana, ma anche a tutti coloro che hanno intenzione di investire o di aprire finanziamenti.

Eppure, in Italia non tutti sono rimasti soddisfatti della decisione della Banca Centrale Europea. Il ministro degli Esteri e vicepremier forzista Antonio Tajani ha sin da subito espresso la sua delusione, dichiarando: “Dobbiamo puntare sulla crescita e l’inflazione è in calo. La Bce deve poter fare di più. Credo che si debba modificare il Trattato che istituisce la Bce che non può essere solo guardiana dell’inflazione, deve poter governare la moneta per sostenere la crescita“.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani

Una dichiarazione che non ha entusiasmato Christine Lagarde, che oggi ha quindi voluto mettere in chiaro che nel caso in cui dovessero sorgere le possibilità, allora la Bce procederà ad una rivalutazione dei tassi. “Abbiamo una linea di base, esamineremo tutti i dati, abbiamo molti dati ed esercizi di proiezione, riceviamo anche dati intermedi ed esaminiamo tutto” ha infatti dichiarato la presidente, rincuorando il governo italiano. Lo stesso Tajani, ha quindi ribattuto a Lagarde, aggiungendo: “La Bce deve essere indipendente ma rivendico il diritto di commentare le sue scelte“.

La delusione del governo italiano per il taglio dei tassi

L’attacco del vicepremier forzista si è poi concentrato sul fulcro del problema, sostenendo che la Bce, nella consapevolezza che il prezzo del denaro è ad oggi troppo alto, deve agire in maniera più incisiva, per cui “non c’è motivo di tagliare solo lo 0,25%“. Un taglio maggiore dei tassi, infatti, potrebbe risollevare l’economia in difficoltà dei Paesi europei, in cui è divenuto più complesso investire e mettere in circolazione il denaro. Antonio Tajani ha quindi invitato la Bce, e in particolare la sua presidente ad “avere più coraggio“, affinché la prudenza venga abbandonata in favore di misure che possano realmente aiutare l’Unione.

L’opinione del ministro degli Esteri è stata condivisa anche da Adolfo Urso, ministro del Made in Italy, il quale ha sostenuto che “la Bce ha deluso le aspettative, ancora una volta. Il taglio è insufficiente ed è già stato scontato dal mercato“. Sembrerebbe, almeno secondo quanto riportano fonti di Palazzo Chigi, che la stessa Giorgia Meloni non sia soddisfatta. Il governo italiano, quindi, si aspettava di più, anche nell’ipotesi di poter avere margini più ampi con la prossima manovra finanziaria. Un sogno che si è infranto, poiché per ora la Banca Centrale non ha intenzione di fare pronostici per il futuro.

La decisione della Bce

Il taglio dello 0,25% sul tasso dei depositi presso la banca centrale è una decisione che di per sé comporta una serie di conseguenze diverse all’interno dell’Economia. Innanzitutto, la riduzione delle rate dei finanziamenti e dei mutui, che potranno aiutare milioni di famiglie europee, ma anche la riduzione del tasso di rifinanziamento che passa dal 3,65% per quanto riguarda quello principale e al 3,9% per quello marginale.

La decisione della Banca centrale arriva a seguito di un periodo di incertezza, che sembrerebbe essersi però concluso con una nota positiva. “È stato ritenuto opportuno compiere un altro passo nella moderazione del grado di restrizione” ha infatti dichiarato ieri Lagarde, lasciando però un velo di dubbi sulla comunità. Il taglio dei tassi non vorrebbe dire infatti l’inizio di un’era di prosperità, ma un piccolo passo in avanti verso gli obiettivi che l’Ue si è posta.

Tra Bce ed Ue, quindi, continua a regnare la prudenza proprio per evitare strappi troppo grandi che potrebbero provocare più problemi che soluzioni. Inoltre, la Banca centrale avrebbe rivisto anche le stime sulla crescita economica, ribassandole rispetto a quanto previsto a giugno scorso: ora si ipotizza un tasso di crescita dello 0,8% per il 2024, dell’1,3% per il 2025 e dell’1,5% per il 2026.

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