Nino Cartabellotta, il presidente della Fondazione Gimbe, ascoltato in audizione presso le Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, ha bocciato la manovra. La fondazione, che è un centro di studi indipendente sulla sanità, ritiene che la legge di bilancio non aiuti in nessun modo il sistema sanitario italiano in crisi, date le insufficienti risorse stanziate, che non riusciranno a finanziare nemmeno le misure già previste dal governo, e data l’assenza di interventi cruciali per la sanità. Secondo Cartabellotta l’attuale governo non considera la sanità come una priorità data la riduzione degli investimenti per il settore rispetto alla ricchezza prodotta dal Paese.
Manovra bocciata: risorse insufficienti e mancanza di misure cruciali
Cartabellotta ha spiegato il motivo per cui la sua fondazione non ritiene che la manovra sia adeguata alle necessità del settore sanitario: non ci sono “adeguate risorse e coraggiose riforme di sistema” e questo porterà l’Italia a dire “definitivamente addio all’universalismo, all’uguaglianza e all’equità, princìpi fondanti del servizio sanitario nazionale”.
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Per il presidente della fondazione i 2,5 miliardi di euro in più previsti per il 2025 aumentano il Fondo sanitario nazionale a 136,5 miliardi di euro, ovvero “solo dell’1% rispetto a quanto già fissato nel 2024”. Peggiore è la situazione se si analizza la percentuale del Prodotto interno lordo destinata alla sanità, che da qui a 5 anni scende costantemente: se nel 2024 è 6,12%, nel 2025 e nel 2026 scende al 6,05%, fino ad arrivare nel 2029 al 5,7%.
“L’aumento progressivo del Fondo sanitario nazionale in valore assoluto, sempre più sbandierato come un grande traguardo, è in realtà una mera illusione”, ha commentato Cartabellotta. Ha spiegato che le misure previste dalla legge di bilancio per il periodo 2025-2030 costeranno oltre 29miliardi di euro, mentre le risorse che sono state stanziate per finanziarle sono solo di 10,2 miliardi di euro: mancano quindi 19 miliardi. E questo porterà le regioni a “tagliare i servizi e/o aumentare le imposte regionali”.
Un altro problema della manovra è l’assenza di misure che sono invece considerate cruciali affinché il servizio sanitario nazionale possa continuare a reggere. Alcune di queste sono “il piano straordinario di assunzione medici e infermieri”, “l’abolizione del tetto di spesa per il personale” e le “risorse per ridurre o abolire il payback sui dispositivi medici e per gestire il continuo sforamento del tetto di spesa della farmaceutica diretta”.
La Gimbe ha quindi presentato diverse proposte per migliorare la situazione, tra cui quella di aumentare le risorse per la sanità “riallocandole da altri capitoli di spesa pubblica e/o introducendo tasse di scopo, in particolare su prodotti che danneggiano la salute come sigarette e alcol, e/o tassando i redditi milionari e/o gli extra-profitti di multinazionali”.
Manovra respinta anche da Anaao Assomed
In audizione presso le Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato è intervenuto anche Pierino Di Silverio, il segretario nazionale di Anaao Assomed, il sindacato dei medici del servizio sanitario più rappresentativo. E anche il sindacato boccia la manovra, con Di Silverio che ha dichiarato che “stanziare 50 milioni per la dirigenza medica, 5 per per quella sanitaria nel 2025 ci sembrano delle briciole che non favoriranno l’arrestarsi di una fuga di medici e infermieri”.
La legge di bilancio non soddisfa le necessità del settore sanitario in crisi, con “il 7,6% dei cittadini che rinuncia alle cure per ragioni economiche e l’1,6% che si indebita e raggiunge la povertà a causa delle esigenza di curarsi e dell’impossibilità di farlo presso le strutture pubbliche”. Il segretario nazionale del sindacato ha affermato che, come detto anche dal ministro Schillaci, per far rinvigorire la sanità italiana serviva “valorizzare i professionisti”. E la manovra non lo fa, perché la dirigenza medica ha un aumento di 15 euro al mese, mentre la dirigenza sanitaria di a malapena 7 euro netti al mese.
Un altro problema portato alla luce da Di Silverio è l’assenza di misure riguardanti la formazione medico-specialistica: “Non c’è ombra di un contratto di formazione, ma solo alcuni spiccioli anche questi non precisi e non sicuri né nei tempi né nei modi di erogazione”. Non ci sono misure sulle indennità di specificità medica e sanitaria, che erano state esplicitamente richieste, e non c’è niente nemmeno riguardo alla sicurezza dei luoghi di cura. Anaao Assomed e altre sigle sindacali hanno proclamato per il 20 novembre uno sciopero nazionale contro le misure contenute nella manovra.
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