Il rapporto Symbola mette in luce un recupero del 3,6% nel 2021 rispetto all’annus horribilis del Covid-19, con la cultura e la bellezza che si confermano fondamentali per l’economia del Paese
Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo torna a registrare un “più”, con un incremento del valore aggiunto del 4,2% tra il 2020 e il 2021, anche se i numeri del pre-pandemia sono ancora lontani, specie per i settori live.
A riportarlo è il rapporto della Fondazione per imprese e comunità Symbola “Io sono cultura”, presentato giovedì al Maxxi di Roma dal presidente della Fondazione, Ermete Realacci, e dal presidente di Unioncamere, Andrea Prete, in una tavola rotonda con Antonio Calabrò, presidente Museimpresa Cda Fondazione Symbola e Giovanna Melandri, presidente della fondazione Maxxi e di Human Foundation.
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Sottolinea Realacci: «La cultura ha pagato più di altri settori la crisi, ma conferma il suo ruolo economico centrale».
Qualche dato
«La variazione del valore aggiunto nel biennio è pari al -4,8% rispetto al -1,2% a prezzi correnti del totale dell’economia. Nel 2021 c’è stato un recupero del +3,6%, che non ha compensato però le perdite del 2020» rileva Prete.
Nel biennio 2020-2021 il rapporto di Symbola rileva una perdita della ricchezza soprattutto per quelle attività dello spettacolo (-21,9%, che in valori assoluti equivale a 1,2 miliardi di euro) e per la valorizzazione del patrimonio storico e artistico (-11,8%: pari a -361 milioni di euro), mentre crescono videogiochi e software (+7,6%).
Sul fronte dell’occupazione, questo stesso settore, con le performing arts che scontano le criticità del 2020 a causa di una base occupazionale caratterizzata per lo più da contratti atipici, ha visto un calo del 15,6%, con 17mila addetti impiegati in meno; altrettanto incapaci di contenere le perdite: le attività di valorizzazione del patrimonio, con una perdita del 14,6%, ossia di 9mila addetti.
Ma il margine di lavoro c’è
La foto al 2021 cattura l’immagine di un sistema che dà lavoro a 1,5 milioni di persone che producono ricchezza per 88,6 miliardi di euro, di cui 48,6 miliardi generati dai settori culturali e creativi e altri 40 miliardi dai professionisti culturali e creativi attivi. Un sistema formato da 270.318 imprese e 40.100 realtà del terzo settore.
Nel complesso, le attività culturali e creative attivano valore anche in altri settori dell’economia, dal turismo ai trasporti, alla manifattura, per un totale stimato per il 2021 di 162,9 miliardi di euro, facendo arrivare l’impatto totale della cultura e della creatività a 252 miliardi di euro, con un’incidenza sull’intera economia pari al 15,8%.
Continua Realacci: «Ora l’Italia deve essere protagonista di un nuovo Bauhuas, fortemente voluto dalla commissione europea per rinsaldare i legami tra li mondo della cultura e della creatività e i mondi della produzione e della scienza e della tecnologia orientandoli alla transizione ecologica indicata da Next Generation. L’Italia produce valore e lavoro puntando sulla cultura e sulla bellezza».
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