“Sette secoli di arte italiana” la mostra per il G7 al castello di Mesagne: INTERVISTA al curatore, Pierluigi Carofano

Il 13 giugno scorso, in concomitanza con l’inizio del G7, è stata inaugurata una mostra nel castello di Mesagne, in provincia di Brindisi, dal nome “G7: Sette Secoli di Arte Italiana”. Un’esposizione capace di mostrare al mondo l’evoluzione dell’arte italiana attraverso le opere di ben 49 autori diversi, dal Medioevo fino alla contemporaneità

Gian Luca Giosue
7 Min di lettura

Mentre diplomatici e politici di tutto il mondo si radunavano nel nostro Paese per il Vertice del G7, in provincia di Brindisi veniva presentata la mostra “Sette secoli di arte italiana”, presso il castello di Mesagne. Un’esposizione molto particolare, che, come preannuncia il suo nome, si propone di racconta allo spettatore l’evoluzione dell’arte italiana attraverso le varie sfumature e correnti artistiche che vi si sono succedute e affiancate a partire dal Basso Medioevo fino al giorno d’oggi.

Nella mostra, che rimarrà aperta fino al 30 novembre, grandi nomi della storia artistica del nostro Paese come Leonardo e Canova, si trovano a “dialogare” con opere di autori meno conosciuti dal grande pubblico, ma comunque di grande pregio. Grandi firme del romanticismo italiano vengono esposte a pochi passi da opere di arte moderna, in cui, materiali diversi si intrecciano per esporre una forma artistica differente e di grande impatto.

Il curatore della mostra, il professor Pierluigi Carofano, storico dell’arte, ha raccontato a Il Difforme l’idea alla base del progetto, insieme ad alcune curiosità relative al complesso processo di allestimento e la cura richiesta da alcune opere particolarmente delicate.

Parliamo di 51 opere di un certo rilievo, che chiaramente provengono da strutture diverse di città differenti. Ci sono state complessità nel raccoglierle tutte nello stesso posto?

“Si ce ne sono state molte. In particolare le due opere di Canova, i Pugilatori, provenienti dall’Accademia di Belle Arti di Carrara, hanno causato qualche difficoltà. Hanno richiesto uno spostamento molto particolare e delicato, soprattutto a livello di smontaggio e montaggio delle sculture. Parliamo comunque di due gessi, un tipo di opere sempre molto delicate e complesse, che richiedono una grande cura e attenzione”

Pugilatori Canova
Pugilatori, Canova

Esiste uno specifico fil rouge attraverso cui è stata costruita la narrazione della mostra? Perché sono state scelte proprio queste opere e non altre?

“Nonostante la presenza di alcuni elementi di maggior fama come la seconda versione della Vergine delle Rocce, di Leonardo, e i due gessi di Canova, il contesto delicato in cui è stata allestita la mostra – parliamo comunque del G7 e dei rischi relativi al Vertice – ha reso difficile raccogliere le opere più famose dei grandi nomi dell’arte italiana.”

Pertanto, l’obiettivo è stato quello di lavorare per assonanze, andando ad affiancare tra loro autori importanti e opere meno conosciute, ma comunque di grande pregio. In questo modo siamo riusciti a portare in mostra autori capaci di rappresentare diversi stili pittorici italiani nati e sviluppati nel corso dei secoli, creando così una narrazione unitaria ed esplicativa capace di arrivare anche a uno spettatore che non sia esperto del settore”.

De Nittis, Busto di donna
De Nittis, Busto di donna

Leggendo l’elenco delle opere non si può non notare una certa influenza caravaggesca, dal 1600 fino a un autore contemporaneo. Si può affermare che Caravaggio sopravviva allo scorrere del tempo?

“Sì, esattamente. È stata allestita una stanza molto bella dedicata al romanticismo: ci sono le opere di grandi artisti che si ispirano a Caravaggio, dai più antichi come Artemisia Gentileschi, fino ai più recenti, come Roberto Ferri, con la sua interpretazione del Bacio mai dato, di Dante e Beatrice. Un dipinto molto sensuale che, inoltre, dialoga molto bene con un’altra opera, quella di Vito D’Ancona, l’Incontro di Dante e Beatrice. Si passa da un amore carnale di Ferri a uno spirituale, stilnovistico, di Vito D’Ancona.”

Vito-DAncona-Dante-e-Beatrice
Vito D’Ancona, L’Incontro di Dante e Beatrice

La mostra è stata aperta in contemporanea al G7, e un G7 molto particolare: a livello geopolitico, la situazione è decisamente delicata. In un contesto storico come quello che stiamo vivendo, l’arte può ancora fungere da ponte fra culture?

“Certamente. In mostra sono venuti molti diplomatici e politici di paesi diversi, e devo dire che le loro reazioni sono state molto differenti nonostante l’interesse condiviso: c’era chi si faceva la foto con l’opera, chi invece ascoltava attentamente la spiegazione, chi chiedeva se le opere fossero autentiche, chi le scambiava per fotografie.”

Culture diverse che si rapportano tutte con il mondo dell’arte, ciascuna a modo proprio. In particolare, ho notato un grande interesse soprattutto da parte di diverse personalità asiatiche che, oltre ad osservare le opere attentamente, facevano molte domande e osservazioni pertinenti, sia sulle opere in sé che sul modo in cui erano esposte o l’illuminazione scelta.”

Luca Signorelli, Strage degli Innocenti
Luca Signorelli, Strage degli Innocenti

In occasione della sua precedente mostra, La Sicilia di Caravaggio, mi aveva parlato di un’opera in particolare, il San Giovannino alla Fonte, attribuito allo stesso Caravaggio, capace di creare dibattito tra appassionati ed esperti del mondo dell’arte. Anche nella G7 – Sette Secoli d’Arte Italiana troveremo opere che richiederanno una maggiore attenzione all’occhio dello spettatore?

“C’è un’opera straordinaria che probabilmente molti potrebbero trovare difficile da interpretare, un’opera di Alberto Burri del 1956. È l’unica opera informale che abbiamo. Si parte con una scultura di Nicola Pisano che recupera il classicismo, e si arriva all’informale. All’espressione in cui non è più l’arte ad essere di per sé arte, ma sono i materiali usati dall’autore ad acquisire linguaggio artistico.”

Burri è un autore complesso, che capiscono in pochi. L’opera che viene esposta in mostra è materica, piuttosto delicata, composta da materiali di vario tipo: velluto, iuta, plastica bruciata… Apre la porta a diverse interpretazioni e opinioni molto differenti. A chi piace questo tipo di arte, vale la pena venire a vedere la mostra anche solo per osservare quest’opera.”

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