Calvino, Zecca stampa luogo di nascita sbagliato: sulla moneta Mentone al posto di Sanremo

Una gaffe che ha provocato lo sdegno dei cittadini di Sanremo, città Natale dell’autore, e che ha spinto il sindaco Biancheri a richiedere una nuova emissione della moneta celebrativa 

Roberta Pacetti
8 Min di lettura

Un errore che ha scatenato una bufera mediatica, quello commesso dalla Zecca di Stato in occasione del centenario della nascita di Italo Calvino. La decisione di emettere una moneta commemorativa in onore dell’artista era piaciuta a tutti, soprattutto ai cittadini di Sanremo che avrebbero visto la loro città stampata sul retro della moneta. La moneta avrebbe infatti avuto sul fronte il volto di Calvino e sul retro il profilo di Sanremo, città d’origine dell’autore Barone Rampante. Ma non è andato come previsto: il Poligrafico e Zecca dello Stato ha erroneamente stampato il profilo di Mentone in luogo di quello della città dei fiori.

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Sanremo

Il sindaco di Sanremo: la moneta di Calvino è da rifare

Una gaffe che non è passata inosservata e che ha scatenato lo sdegno dei cittadini sanremese e del sindaco Biancheri che ha immediatamente richiesto il ritiro delle 9mila monete messe in circolazione. Capiamo lo sdegno del Sindaco, ma ciò che è stato venduto, cioè l’intero stock di monete, non può essere richiesto ai compratori. “Nell’esprimere apprezzamento per l’iniziativa di dedicare una moneta commemorativa – recita la mail partita in mattinata da Palazzo Bellevue – spiace dover comunicare il rammarico per la scelta dell’immagine che non rappresenta Sanremo, bensì un’altra località. Ritengo che si tratti di un grave errore, soprattutto in considerazione dell’importanza della ricorrenza”.

Eppure, le novemila copie in circolazione sono già state acquistate tutte da numismatici e appassionati, che non hanno perso l’occasione di poter aggiungere alla loro raccolta un pezzo dal valore in possibile crescita.

L’errore è stato commesso dall’incisore del Poligrafico e Zecca dello Stato, che si è affidato a Google per reperire l’immagine di Sanremo da imprimere sul retro del conio. Un errore che ha riportato l’attenzione sul fenomeno dell’inattendibilità di Internet e, in genere, delle fonti non ufficiali. Nel caso specifico già noti marchi erano caduti nello stesso errore. Meraviglia che la responsabilità si sta addebitando all’esecutore dell’opera e non, come sarebbe corretto fare, alla catena apicale di comando.

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Calvino, Zecca stampa luogo di nascita sbagliato: sulla moneta Mentone al posto di Sanremo

Chi ha confuso gli scorci delle due città, Mentone e Sanremo, ha un nome preciso: l’onnipotente Google. “Diversi anni fa abbiamo scritto a Google per far togliere questa immagine – ha scritto l’assessore al Turismo del Comune di Sanremo Silvana Ormea -. Ci hanno risposto che l’avevano rimossa ma che per qualche anno avrebbe potuto girare ancora tra le varie condivisioni sul web. Comunque, abbiamo scritto alla Zecca e al ministero dell’Economia e delle Finanze, facendo presente che, pur essendo grati per l’iniziativa, spiace soltanto che sia stata utilizzata una immagine di Mentone anziché di Sanremo”.

Italo Calvino

Verba volitant e resta la catena degli errori: l’incisore della Zecca e i suoi superiori, il Ministero dell’Economia e il suo organo di controllo, il Comune di Sanremo che aveva già invitato Google a mettere riparo all’errore e poteva -doveva- avvertire del pericolo la Zecca e il Ministero competente. Tanti responsabili, nessuno responsabile. Ma il lato positivo c’è anche in questa storia brutta: Calvino continueremo a ricordarlo anche per un errore che resterà ad imperitura memoria.

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Non è la prima volta che la Zecca dello Stato mette in circolazione monete che riportano errori. Il più recente riguarda la moneta emessa per celebrare l’elezione di Bergamo come capitale della cultura; peccato che sulla moneta si parli di “capitali” al plurale, intendendo sia Bergamo che Brescia.

Errori che comunque intrigano gli appassionati che, come nel caso della moneta commemorativa per Calvino, cercano in tutti i modi di entrare in possesso delle monete sbagliate per aggiungerle alle loro collezioni.

Indimenticabile il caso delGronchi rosa”, il francobollo più famoso d’Italia, che proprio per l’errore riportato è stato battuto in asta da Bolaffi per 6mila seicento euro. Emessi nel 1961, in occasione della visita di Stato del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi in Perù, Paraguay e Argentina, i tre francobolli dovevano riportare un aeroplano su un planisfero che metteva in evidenza con colori più scuri l’Italia e uno dei tre Paesi interessati dalla visita. Il francobollo con la sagoma del Perù era però stato coniato erroneamente, perché venne utilizzata una mappa del 1939 in cui l’area del “triangolo amazzonico” non era ancora attribuita al Perù.

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Gronchi rosa”, il francobollo più famoso d’Italia

Neanche le lire hanno potuto salvarsi dagli errori della Zecca di Stato. Tra le sviste del Poligrafico sono da ricordare le 500 lire del 1957 con le bandiere delle Caravelle contro vento, le 1000 lire del 1997 emesse con i confini dell’Europa sbagliati e le 5 lire delfino del 1951 messe in circolazione senza la firma dell’autore, al quale restituiamo l’onore della firma: Giuseppe Romagnoli.

La truffa dei gettoni d’oro

Un errore più grave ha coinvolto la Zecca dello Stato, quando due dirigenti dell’Istituto Poligrafico, Marco Cerù e Rosario Calandruccio, avrebbero falsamente dichiarato l’emissione di circa 6mila gettoni d’oro destinati ai vincitori dei giochi a premi targati Rai. I fatti risalgono al periodo che va dal 2013 al 2016, quando i due dirigenti attraverso questo espediente avrebbero garantito all’azienda un risparmio che avrebbe garantito loro premi retributivi. Le indagini hanno poi dimostrato come entrambi gli indagati in quegli anni, come riportato dalla stampa nazionale, avessero ottenuto il massimo del punteggio previsto per i premi produttivi, proprio attraverso l’attività illecita commessa.

Il fatto è stato possibile a causa di un cavillo burocratico: Secondo la legge è illegale in Italia mettere in palio premi in denaro per gli show televisivi, di conseguenza i premi devono essere riscossi attraverso i gettoni d’oro emessi dalla Zecca dello Stato, che aveva un accordo con la Rai. Solo in seguito alla volontà del vincitore è possibile rivendere alla Zecca i gettoni per ottenere in cambio la cifra in denaro corrispondente.

A questo punto, devono aver pensato i due dirigenti del Poligrafico, l’emissione dei gettoni d’oro diventa superflua, poiché sarebbe necessaria solo per una questione legislativa e il costo di tale emissione sarebbe maggiore dei guadagni da essa ottenuti. La non emissione dei gettoni ha quindi permesso alla Zecca ingenti guadagni, parte dei quali sarebbe poi stata utilizzata per far lievitare i premi retributivi dei due dirigenti.

La truffa è stata scoperta dal programma Report che, tramite le dichiarazioni dei vincitori che hanno ammesso di non aver mai ricevuto i gettoni d’oro vinti ma solo le cifre corrispondenti in euro, ha permesso di dare avvio ad un’indagine che si è conclusa con il danno certificato dalla Corte dei Conti.

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