Lavoro: settimana corta? 8 italiani su 10 dicono di sì

Nel rapporto di NielsenIQ si indaga anche la percezione dello smart working o lavoro agile, considerato positivo dal 49% degli intervistati

Redazione
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Quale modifiche apporterebbero gli italiani per migliorare la loro situazione lavorativa? Come è visto lo smart working? La settimana corta potrebbe essere una svolta positiva? Una nuova indagine realizzata dalla società NielsenIQ per Pulsee Luce & Gas ha cercato di rispondere a tutte queste domande, intervistando direttamente un campione rappresentativo dei lavoratori italiani.

Il “lavoro agile”

Lo smart working o lavoro agile è una pratica che in Italia si è consolidata a causa delle necessità che si sono presentate durante il Covid e nell’era post-pandemia è ancora utilizzata da molti. In un’indagine di Confindustria infatti si calcola che se nel 2019, cioè prima del Covid, veniva utilizzata dall’8,9% delle imprese, nel 2023, a pandemia finita, la percentuale è quadruplicata arrivando al 32,6%.

Lavoro
Lavoro agile

Ma cosa ne pensano i lavoratori italiani? Il report di NielsenIQ svela che 1 intervistato su 3 lavora in smart working o in modalità ibrida ed è permesso in media per il 37% delle ore totali di lavoro, ovvero 1 o 2 giorni su cinque. Poco meno della metà, il 49% del campione, preferisce il lavoro agile, mentre il 42% l’ufficio.

Per gli intervistati il lavoro agile ha diversi lati positivi: la riduzione dei tempi di spostamento per raggiungere il luogo di lavoro (77%), che in media è di 41 minuti; la riduzione dei costi (72%), che in media è di 124 euro al mese tra viaggi e pranzi di lavoro; una migliore gestione dell’equilibrio lavoro-vita privata (64%); poter sfruttare le pause per svolgere attività domestiche (l’89%). Tra le attività collaterali più elencate ci sono: cucinare (66%), svolgere le faccende domestiche (45%), fare la lavatrice (44%) e guardare la televisione (29%).

I lati negativi sono invece l’isolamento sociale (59%), la sedentarietà (58%), la difficoltà a separare lavoro e vita privata (44%) e il maggiore consumo energetico (49%). Riguardo questo ultimo punto però, gli italiani hanno subito trovato delle soluzioni: utilizzare lampadine a basso consumo (59%) e più luce naturale (per il 58%), spegnere il pc e staccare l’alimentatore quando non si usa (44%), ottimizzare l’uso di climatizzatori e del riscaldamento (42%).

Lo smart working è ovviamente possibile solo con determinate professioni, soprattutto quelle che non necessitano di troppi strumenti e più di 7 intervistati su 10 dichiarano di possedere a casa tutti i dispositivi necessari per svolgere il proprio lavoro. Ma solo il 26% degli intervistati ha una seduta ergonomica, solo il 14% ha il piano di lavoro ad altezza regolabile e solo l’11% possiede un poggiapiedi.

Lavorare 4 giorni su 7

Il report mostra che il campione intervistato vede con positività anche la settimana corta: l’80% degli intervistati desidera lavorare solo 4 giorni su 7. Il 48% degli intervistati ha figli e nella maggior parte dei casi (66%) sono gestiti in autonomia o con l’aiuto dei nonni (24%), mentre solo l’11% si affida a figure esterne come baby-sitter, spendendo mediamente 115€ al mese.

E proprio riguardo a questo, 3 intervistati su 4 ritengono che la settimana corta potrebbe aiutare a gestire con più autonomia i propri figli. I lavoratori sottolineano la presenza di diverse iniziative delle aziende per chi ha figli e le più comuni sono dei benefit di tipo economico, come l’assegno familiare (40% del campione), o di tempo retribuito, come i giorni di paternità e di permessi (34%).

Per la cura di familiari anziani o con disabilità il 35% degli italiani se ne occupa autonomamente, mentre il 65% ricorre a un aiuto esterno. Tra questi ultimi il 42% conta su altri familiari, mentre il 34% si rivolge a badanti, case di riposo o altre forme di sostegno, pagando circa 540 euro al mese. Per l’85% degli intervistati che devono occuparsi di un familiare, la settimana corta potrebbe essere un’opportunità importante per poter svolgere questa attività in maniera più autonoma. Il bonus più offerto dalle aziende per chi si occupa dei familiari è la flessibilità (37%), poi le ore di permesso (22%) e il supporto psicologico (14%).

Infine riguardo alla cura domestica, solo il 13% ingaggia professionisti, spendendo mediamente 107 euro al mese. E anche in questo caso, l’80% degli intervistati dichiara che la settimana corta potrebbe aiutare. Con un giorno libero in più i lavoratori potrebbero inoltre dedicarsi maggiormente al benessere personale, come fare attività fisica (62%) e gite e viaggi (54%).

Quindi 8 intervistati su 10 vogliono la settimana corta con il 50% che si definisce “molto interessato”. In cambio i lavoratori accetterebbero i seguenti compromessi: una maggiore flessibilità sull’orario di lavoro durante la settimana lavorativa (52%), un aumento della produttività durante i giorni lavorativi (47%), un minor numero di pause (45%), e solo il 10% sarebbe disposto a una leggera riduzione dello stipendio.

I lati positivi della settimana corta sono: più l’equilibrio tra lavoro e vita privata (72% ), più soddisfazione personale (63%) e più tempo di qualità da dedicare alla famiglia e agli amici. Quelli negativi sono invece: più lavoro durante i giorni lavorativi (51%), maggior pressione e stress associato al raggiungimento degli obiettivi (37%) e i problemi di coordinamento (27%).

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